Una causa mette a rischio Di Maio e il logo dei 5Stelle
Il Tribunale di Genova ha accolto la richiesta e ha già nominato un curatore per l’associazione del 2009. Il giudice: “Ravvisabile conflitto di interessi di Grillo”
Il Tribunale di Genova nomina un curatore speciale per il Movimento 5 Stelle, o meglio per l’associazione del 2009, quella fondativa. Un avvocato esterno che chiederà di gestire il simbolo, il dominio Internet e perfino le liste dei 5Stelle. Fino all’ipotesi estrema di diffidare il nuovo capo politico, Luigi Di Maio, dal depositare il simbolo al Viminale per le Politiche. Perché può contestare il conflitto di interessi tra la prima associazione del M5S e Beppe Grillo, “atteso che Grillo è capo politico nell’associazione del 2009 e invece è garante in quella del 2017”. Cioè in quella varata il 30 dicembre scorso con un nuovo statuto. Eccola, la bomba che piove sul M5S a pochi giorni dalle Parlamentarie, le selezioni web per i candidati nei listini plurinominali. L’ennesima grana giuridica per il Movimento e il suo candidato premier Di Maio, capo politico secondo il nuovo Statuto lanciato in dicembre assieme alla nuova associazione “Movimento 5 Stelle”. La terza emanazione giuridica del M5S, dopo la prima associazione fondata nel 2009 e la seconda varata nel 2012, che aveva come soci lo stesso Grillo, il nipote Enrico, il suo commercialista Enrico Nadasi e Gianroberto Casaleggio, scomparso nel 2016.
Ed è proprio da questo tourbillon di nuove associazioni che nasce il ricorso. Perché a rivolgersi al Tribunale di Genova è stato un gruppo di grillini della prima ora che, appunto, fanno ancora parte d el l ’ associazione del 2009. Ad assisterli è l’avvocato romano Lorenzo Borrè, ormai l’incubo dei 5Stelle con la sua pioggia di istanze contro espulsioni e nuove regole. E ieri mattina ha segnato un nuovo punto a suo favore, visto che il magistrato ha nominato un curatore per l’associazione del 2009. Definendo nero su bianco “ravvisabile” il conflitto di interessi per Grillo.
NELLE QUATTRO pagine del decreto il giudice spiega che, secondo i ricorrenti, “il diritto all’uso del nome e del simbolo grafico appartiene solo all’associazione non riconosciuta”. Quella nata nel 2009, appunto. Non solo: i “veterani” chiedono di “ottenere da Beppe Grillo la consegna dei dati degli iscritti all’associazione di cui fanno parte, onde procedere alla convocazione dell’assemblea per la nomina del nuovo capo politico e per l’indizione delle primarie per la scelta dei candidati per le prossime elezioni”. Ovvero, ritengono nullo il passaggio di consegne al nuovo capo Di Maio, senza un’apposita convocazione degli iscritti, con successiva votazione. E quindi chiedono di invalidare anche le Parlamentarie convocate a dicembre, per cui i termini di partecipazione sono scaduti il 3 gennaio. Ma l’obiettivo è anche attribuire all’associazione del 2009 l’utilizzo del nome Movimento 5 Stelle, nonché del simbolo e del dominio Internet movimento5stelle.it.
Nel ricorso si legge: “La costituzione di una terza associazione (quella del 2017) che fin dall’inizio usurpa la denominazione della prima (in nessun modo consultata) e a norma del proprio Statuto ha ricevuto in uso dall’ente costituito nel 2012 il simbolo con cui la stessa prima associazione si identifica, finisce per aggravare in modo intollerabile la situazione dell’associazione di cui fanno parte gli odierni istanti”.
Un movimento e tre associazioni. E il punto chiave è un conflitto di interessi tra le diverse associazioni, scrive Borré, lo stesso legale che aveva assistito all’epoca Marika Cassimatis, candidata uscita vincente dalle Comunarie di Genova e poi esclusa da Grillo. E i guai nascono anche da lì. Una slavina che non si è fermata, visto che il giudice Vincenzo Basoli ha accolto la richiesta d’urgenza e ha nominato un curatore. Ma c’è poi un passag- gio particolarmente delicato nelle motivazioni del giudice: “È ravvisabile conflitto di interessi... in conseguenza della posizione e qualifica rivestita da Giuseppe Piero Grillo nell’associazione MoVimento 5 Stelle del 2009 della quale è legale rappresentante, e di cui fanno parte gli odierni ricorrenti, dell’essere anche capo politico della prima associazione, dell’essere garante de ll’associazione costituita nel dicembre 2017 e presidente del Consiglio Amministrativo della associazione del 2012”.
MA PERCHÉ ricorrere a Genova invece che a Roma? Perché - hanno pensato i ricorrenti - nel capoluogo ligure il tribunale ha tempi più rapidi. E qui è questione davvero di ore. Non solo. Spiega il giudice: è vero che le associazioni nate nel 2012 e nel 2017 hanno sede a Roma. Ma quella cui appartengono i ricorrenti è stata costituita a Genova. E qui risiede anche Grillo. Stanco di guidare il Movimento, anche e soprattutto per la valanga di ricorsi piovutigli contro, per cui ha speso parecchio soldi ed energie.
Così ecco la nuova associazione, e un nuovo capo, Di Maio, con Grillo rimasto come garante. “Ora i ricorsi se li beccherà lui”, scherzò l’artista genovese nel settembre scorso, durante la festa nazionale del M5S. E ora? “Il simbolo del Movimento è di Beppe Grillo, non glielo possono togliere così”, sostengono dai piani alti. Ma Genova è un altro fronte. Aperto, anzi spalancato.
All’attacco Il gruppo di grillini della prima ora assistiti dall’avvocato della Cassimatis