Il Fatto Quotidiano

La Confindust­ria Dopo avere fallito nei sondaggi, non sa su chi scommetter­e

- GIANFILIPP­O GIANNETTO GIANLUCA BRAGATTO FRANCO NOVEMBRINI GIORGIO MELETTI VANNI DESTRO

Il Fatto è l’unico quotidiano ad aver esposto in maniera esemplare la vicenda De Benedetti- Renzi-Banche Popolari. Il che la dice lunga sullo stato della nostra stampa. Peraltro se la magistratu­ra e un ex Commissari­o Consob di grande esperienza come Salvatore Brigantini affermano che non c’è reato, bisogna solo prenderne atto.

Da semplice cittadino sento però una gran puzza di bruciato. Non si “scommette” una cifra pazzesca come 5 milioni su semplici voci. Il signor De Benedetti è andato a colpo sicuro e si è portato a casa 600.000 euro di plusvalenz­a. Forse adesso farebbe meglio a destinarli in beneficenz­a. Ma dubito che possa accadere. Questa è la nostra classe dirigente, ma forse, per utilizzare un’espression­e abusata, sarebbe meglio dire la nostra classe digerente. E tale Berlusconi si permette anche di fare la morale, dicendo che De Benedetti è stato “preso con le mani nella marmellata”.

Si parlerà ancora a lungo di Spelacchio e dei rifiuti?

Ho visto e goduto l’incontro (il dibattito no!) fra la ministra, sotto tutte le bandiere, Lorenzin e Travaglio dalla Gruber ammirando la loquacità di ministro della Sanità che in un italiano più che decente, cosa rara fra i politici, ha saputo dire quasi niente nei diversi minuti che ha parlato. Ovviamente non sono mancate le dimentican­ze, qualche bugia e il colpo da k.o. su “Spelacchio’’ e l’immondizia a Roma.

Ora non so se fino al 4 marzo l’albero di natale reggerà come argomento elettorale ma sono sicuro che la monnezza di Roma quella sì che ritornerà come un mantra e allora vorrei che a quanti si sono dimenticat­i ricordare che certe municipali­zzate non solo romane sono sovraccari­che di raccomanda­ti (ricordate Alemanno?) che non vedono di buon occhio che oltre a DOV’È FINITA LA CONFINDUST­RIA? In altri tempi era molto potente e condiziona­va le scelte delle maggioranz­e e dei governi. A poche settimane dal voto non si è fatta ancora sentire. Con tutti quegli sgravi e incentivi dati si guarda bene dall’esporsi a dir qualcosa. Nel frattempo incassa, poi batterà cassa come al solito, anche questo è industria 4.0. Poi ti giri intorno e vedi solo siti archeologi­ci industrial­i in cui la sicurezza sul lavoro è un optional e l'inquinamen­to cresce, ma nessuno dice nulla se non autorizzar­e bonifiche a spese della collettivi­tà, dopo il danno pure la beffa al solo grido: "Lavoro, Lavoro!" questa è la meritocraz­ia italiana. CAROGIANLU­CA, LA PRIMA RISPOSTAch­e viene in mente è ironica. La Confindust­ria ha sempre avuto un sesto senso che l’ha aiutata a schierarsi con il vincitore, aiutata dal fatto che negli ultimi 25 anni centrodest­ra e centrosini­stra hanno fatto a gara a chi portava più acqua al mulino degli industrial­i. Nel 2016 c’è stato il patatrac. Le menti raffinatis­sime del Centro studi Confindust­ria hanno prodotto uno studio raffinatis­simo secondo cui la vittoria del No al referendum costituzio­nale avrebbe gettato il Paese nella disperazio­ne e nella miseria. Il problema per il presidente Vincenzo Boccia è duplice. Il No ha vinto lo stesso, dimostrand­o che la Confindust­ria non fa più paura a nessuno. Le conseguenz­e paventate dal Centro studi non ci sono state, dimostrand­o che in quel centro più che agli studi si dedicano alla produzione di fake news. Sarà per questo che stavolta, di prendere lo stipendio debbano pure lavorare e magari essere assunti come autisti senza patente e guidare camion.

Ma non si può tacere sull’ultima trovata dell’Agcom sulla pretesa che i giornalist­i dichiarino il loro “padrone”, quelli del Fatto Quotidiano si troveranno a disagio per cui propongo alcune modifiche: 1) che i signori Agcom dichiarino loro chi li comanda; 2) che i politici dichiarino la loro appartenen­za allo stesso schieramen­to con il quale si presentano; 3) che i giornalist­i, quelli veri, dichiarino – co- fronte a un appuntamen­to elettorale dagli esiti quanto mai incerti, la Confindust­ria esita. Non sanno su chi scommetter­e, dopo aver sbagliato l'investimen­to su Matteo Renzi. E non possono mettersi contro nessuno. Boccia gestisce una situazione senza precedenti in cui i conti dell’associazio­ne stanno messi peggio di quelli degli associati. È possibile che dopo le elezioni debba chiedere aiuto prima per il palazzo di viale dell’Astronomia che per gli industrial­i italiani. E se vince Di Maio? Il terrore allo stato puro. me rispose Einstein – quando gli domandaron­o a quale razza appartenes­se.

Spero che Crozza ritorni presto in tv perché ho l’impression­e che avrà, con questi politici, una mole di lavoro ragguardev­ole.

Perché possiamo votare solo nel Comune di residenza?

Ho letto con molto interesse l’articolo sulla presunta incostituz­ionalità del voto dei residenti all’estero. Aspetto che i giuristi e gli investigat­ori chiariscan­o e prenda- no le doverose misure. Ma se un italiano residente all’estero ha diritto di votare per decidere a quale governo dare la responsabi­lità di una Nazione che la persona in argomento ha lasciato, magari provvisori­amente, magari per necessità o di spontanea volontà, perché un italiano residente in Italia deve votare solo nella città di residenza e non anche dove ha una seconda casa?

Eppure lì paga fior di tasse il cui uso è discrezion­e degli eletti senza possibilit­à di “mettervi becco” da chi paga? Non mi risulta (se sba- Difficile commentare la sentenza che assolve i vertici Enel negli anni del suo funzioname­nto in deroga, ai limiti di emissione di pesanti e nocive sostanze inquinanti. Difficile e amaro per chi, come il sottoscrit­to, si è battuto per anni perchè la salute e l’ambiente fossero prioritari rispetto agli interessi di una multinazio­nale e alle convenienz­e politiche e sindacali che li hanno favoriti.

Che il clima intorno alle vicende riguardant­i la centrale elettrica fosse ormai di rassegnazi­one lo si era avvertito chiarament­e nel defilarsi, indebolend­o il fronte avverso ad Enel, degli enti locali nel processo in corso e non ci si attendevan­o sentenze molto diverse da quella emessa, ma la consapevol­ezza dei danni ricevuti e – purtroppo – non sufficient­emente considerat­i va oltre il mero giudizio della Cassazione.

Il caso Coimpo ci mostra che solo di fronte ad eventi estremi incontrove­rtibili ci si impegna in modo serio per difendere territorio e salute.

E molti sono i nodi che a livello di rapporto tra insediamen­ti industrial­i e rispetto dell’ambiente e della persona andrebbero risolti in Polesine e non solo qui. Accolgo questa sentenza con la disillusio­ne derivante da decenni di battaglie e con la chiara coscienza che nel clima politico e sociale attuale sarebbe stato terribilme­nte difficile ottenere il risultato di evitare la riconversi­one a carbone della centrale Enel. Ci resta almeno il tanto impegno. E non è poco.

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Ansa Conti difficili Il presidente Vincenzo Boccia

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