La Confindustria Dopo avere fallito nei sondaggi, non sa su chi scommettere
Il Fatto è l’unico quotidiano ad aver esposto in maniera esemplare la vicenda De Benedetti- Renzi-Banche Popolari. Il che la dice lunga sullo stato della nostra stampa. Peraltro se la magistratura e un ex Commissario Consob di grande esperienza come Salvatore Brigantini affermano che non c’è reato, bisogna solo prenderne atto.
Da semplice cittadino sento però una gran puzza di bruciato. Non si “scommette” una cifra pazzesca come 5 milioni su semplici voci. Il signor De Benedetti è andato a colpo sicuro e si è portato a casa 600.000 euro di plusvalenza. Forse adesso farebbe meglio a destinarli in beneficenza. Ma dubito che possa accadere. Questa è la nostra classe dirigente, ma forse, per utilizzare un’espressione abusata, sarebbe meglio dire la nostra classe digerente. E tale Berlusconi si permette anche di fare la morale, dicendo che De Benedetti è stato “preso con le mani nella marmellata”.
Si parlerà ancora a lungo di Spelacchio e dei rifiuti?
Ho visto e goduto l’incontro (il dibattito no!) fra la ministra, sotto tutte le bandiere, Lorenzin e Travaglio dalla Gruber ammirando la loquacità di ministro della Sanità che in un italiano più che decente, cosa rara fra i politici, ha saputo dire quasi niente nei diversi minuti che ha parlato. Ovviamente non sono mancate le dimenticanze, qualche bugia e il colpo da k.o. su “Spelacchio’’ e l’immondizia a Roma.
Ora non so se fino al 4 marzo l’albero di natale reggerà come argomento elettorale ma sono sicuro che la monnezza di Roma quella sì che ritornerà come un mantra e allora vorrei che a quanti si sono dimenticati ricordare che certe municipalizzate non solo romane sono sovraccariche di raccomandati (ricordate Alemanno?) che non vedono di buon occhio che oltre a DOV’È FINITA LA CONFINDUSTRIA? In altri tempi era molto potente e condizionava le scelte delle maggioranze e dei governi. A poche settimane dal voto non si è fatta ancora sentire. Con tutti quegli sgravi e incentivi dati si guarda bene dall’esporsi a dir qualcosa. Nel frattempo incassa, poi batterà cassa come al solito, anche questo è industria 4.0. Poi ti giri intorno e vedi solo siti archeologici industriali in cui la sicurezza sul lavoro è un optional e l'inquinamento cresce, ma nessuno dice nulla se non autorizzare bonifiche a spese della collettività, dopo il danno pure la beffa al solo grido: "Lavoro, Lavoro!" questa è la meritocrazia italiana. CAROGIANLUCA, LA PRIMA RISPOSTAche viene in mente è ironica. La Confindustria ha sempre avuto un sesto senso che l’ha aiutata a schierarsi con il vincitore, aiutata dal fatto che negli ultimi 25 anni centrodestra e centrosinistra hanno fatto a gara a chi portava più acqua al mulino degli industriali. Nel 2016 c’è stato il patatrac. Le menti raffinatissime del Centro studi Confindustria hanno prodotto uno studio raffinatissimo secondo cui la vittoria del No al referendum costituzionale avrebbe gettato il Paese nella disperazione e nella miseria. Il problema per il presidente Vincenzo Boccia è duplice. Il No ha vinto lo stesso, dimostrando che la Confindustria non fa più paura a nessuno. Le conseguenze paventate dal Centro studi non ci sono state, dimostrando che in quel centro più che agli studi si dedicano alla produzione di fake news. Sarà per questo che stavolta, di prendere lo stipendio debbano pure lavorare e magari essere assunti come autisti senza patente e guidare camion.
Ma non si può tacere sull’ultima trovata dell’Agcom sulla pretesa che i giornalisti dichiarino il loro “padrone”, quelli del Fatto Quotidiano si troveranno a disagio per cui propongo alcune modifiche: 1) che i signori Agcom dichiarino loro chi li comanda; 2) che i politici dichiarino la loro appartenenza allo stesso schieramento con il quale si presentano; 3) che i giornalisti, quelli veri, dichiarino – co- fronte a un appuntamento elettorale dagli esiti quanto mai incerti, la Confindustria esita. Non sanno su chi scommettere, dopo aver sbagliato l'investimento su Matteo Renzi. E non possono mettersi contro nessuno. Boccia gestisce una situazione senza precedenti in cui i conti dell’associazione stanno messi peggio di quelli degli associati. È possibile che dopo le elezioni debba chiedere aiuto prima per il palazzo di viale dell’Astronomia che per gli industriali italiani. E se vince Di Maio? Il terrore allo stato puro. me rispose Einstein – quando gli domandarono a quale razza appartenesse.
Spero che Crozza ritorni presto in tv perché ho l’impressione che avrà, con questi politici, una mole di lavoro ragguardevole.
Perché possiamo votare solo nel Comune di residenza?
Ho letto con molto interesse l’articolo sulla presunta incostituzionalità del voto dei residenti all’estero. Aspetto che i giuristi e gli investigatori chiariscano e prenda- no le doverose misure. Ma se un italiano residente all’estero ha diritto di votare per decidere a quale governo dare la responsabilità di una Nazione che la persona in argomento ha lasciato, magari provvisoriamente, magari per necessità o di spontanea volontà, perché un italiano residente in Italia deve votare solo nella città di residenza e non anche dove ha una seconda casa?
Eppure lì paga fior di tasse il cui uso è discrezione degli eletti senza possibilità di “mettervi becco” da chi paga? Non mi risulta (se sba- Difficile commentare la sentenza che assolve i vertici Enel negli anni del suo funzionamento in deroga, ai limiti di emissione di pesanti e nocive sostanze inquinanti. Difficile e amaro per chi, come il sottoscritto, si è battuto per anni perchè la salute e l’ambiente fossero prioritari rispetto agli interessi di una multinazionale e alle convenienze politiche e sindacali che li hanno favoriti.
Che il clima intorno alle vicende riguardanti la centrale elettrica fosse ormai di rassegnazione lo si era avvertito chiaramente nel defilarsi, indebolendo il fronte avverso ad Enel, degli enti locali nel processo in corso e non ci si attendevano sentenze molto diverse da quella emessa, ma la consapevolezza dei danni ricevuti e – purtroppo – non sufficientemente considerati va oltre il mero giudizio della Cassazione.
Il caso Coimpo ci mostra che solo di fronte ad eventi estremi incontrovertibili ci si impegna in modo serio per difendere territorio e salute.
E molti sono i nodi che a livello di rapporto tra insediamenti industriali e rispetto dell’ambiente e della persona andrebbero risolti in Polesine e non solo qui. Accolgo questa sentenza con la disillusione derivante da decenni di battaglie e con la chiara coscienza che nel clima politico e sociale attuale sarebbe stato terribilmente difficile ottenere il risultato di evitare la riconversione a carbone della centrale Enel. Ci resta almeno il tanto impegno. E non è poco.