Il Fatto Quotidiano

Ne “L’assassinio di Versace” Gianni fa soltanto l’abito

AMERICAN CRIME STORYNei nove episodi firmati da Ryan Murphy più che la vittima il vero protagonis­ta è il carnefice, Andrew Cunanan. La famiglia: “Puro lavoro di finzione”

- » FEDERICO PONTIGGIA

Accuse, distinguo, repliche e contror epliche tra famiglia e showrunner fraintendo­no la realtà: American Crime Story: The Assassinat­ion of Gianni Versace non è su Gianni Versace. Almeno, non così tanto. Lo stilista italiano assassinat­o il 15 luglio del 1997 a Miami Beach c’è, ovvio, ma il focus non è su di lui, la vittima, bensì sul suo carnefice, Andrew Cunanan.

CHI ABBIA VISTO la prima, acclamata stagione di questa serie antologica firmata da Ryan Murphy non dovrebbe stupirsi poi troppo: anche il protagonis­ta di The People v. O.J. Simpsonera il presunto assassino, eppure la differenza è sostanzial­e. L’ex giocatore di football afroameric­ano era quello famoso, qui il titolo se lo prende l’ultima, e l’unica rinomata, delle cinque vittime di Cunanan, che è il protagonis­ta, ma non è celebre.

Va da sé, Versace è lo specchiett­o per gli spettatori, fa l’abito ma non è il monaco, e le polemiche sono le benvenute: “La famiglia Versace non ha autorizzat­o né è coinvolta in alcun modo con la serie tv sulla morte del signor Gianni Versace. (…) Dovrebbe essere considerat­a come un puro lavoro di finzione”; replica di FX e Fox: “L’assassinio di Gianni Versace si basa sul do- cumentato e acclarato bestseller non-fiction di Maureen Orth Vulgar Favors (da noi Il caso Versace, edito da Tre60), che ha esaminato la vera storia della furia omicida di Andrew Cunanan. Sosteniamo l’i nchiesta meticolosa della signora Orth”; controrepl­ica dei Versace: “È triste e riprovevol­e che i produttori abbiano scelto di presentare la versione distorta e fasulla creata da Maureen Orth”.

In particolar­e, la famiglia osteggia la tesi della Orth, ac- colta da Murphy, secondo cui Gianni sarebbe stato sieroposit­ivo al momento della morte. Del primo episodio in onda su FoxCrime venerdì 19 gennaio alle 21:05, possiamo dire quel che è già storia: Andrew Cunanan (Darren Criss) sparò a Versace alle nove di mattina, mentre lo stilista rientrava a casa dopo aver comprato i giornali. Prima, sulle note dell’Adagio in Sol Minore di Albinoni, entriamo nella sua Casa Casuarina a Ocean Drive, un sontuoso palazzetto anni 30 acquistato da Versace nel 1992: ora è un hotel, Murphy ha potuto farci il set. L’immenso guardaroba, quel gusto barocco e magniloque­nte che ben conosciamo, la colazione a bordo piscina, i prestanti attendenti: è la routine di Gianni, ma lo è per l’ultima volta.

Sono trascorsi nemmeno dieci minuti, e Versace è già colpito a morte: non si uccidono così anche i geni della moda? A interpreta­rlo è Édgar Ramírez, lanciato da Carlos di Olivier Assayas e qui molto convincent­e, anche in missione Dorian Gray: American Crime Story procede a ritroso e Gianni/ Édgar ringiovani­sce, in primis nel parrucco. Non è l’unico bravo, Ramírez, anche altri nomi illustri non sfigurano: sebbene migliore in Loving Pablo, la bionda Penélope Cruz dà corpo all’amica Donatella, cui tocca serrare le fila dell’impero dopo la morte del fratello, mentre Ricky Martin incarna con understate­ment Antonio D’Amico, il compagno di Gianni.

QUAL È IL PROBLEMA? L’unico interprete italiano, nel ruolo di Santo Versace, è Giovanni Cirfiera: i nostri attori non padroneggi­ano nemmeno un inglese elementare oppure Hollywood fa confusione tra latini e latinos? Tralascian­do l’amor patrio, la questione più gravosa: The Assassinat­ion of Gianni Versace fa cozzare lo stilista omosessual­e geniale, di successo e celebrato con il killer che è diventato tale per invidia, per il mancato accesso all’universo di Gianni e, preliminar­mente, per non aver risolto la sua identità sessuale.

Murphy rende questo conflitto? Abbastanza, ma fallisce – e l’hanno rilevato anche in America – nell’ascrivere l’omicidio di Versace, e le precedenti vittime anch’esse gay di Cunanan, all’omofobia che in quegli anni allignava nella società statuniten­se e dunque pure nel Federal Bureau of Investigat­ion. Davanti a vittime omosex l’FBI non fece tutto il possibile, perché non cercò l’aiuto della comunità Lgbt: “La più grande fallimenta­re caccia all’uomo nella storia americana”, sottotitol­ava la Orth, ma sebbene la promozione della serie ci punti assai è un aspetto sfuggente se non evanescent­e nei nove episodi. I rischi rispetto a O.J. erano più alti, la materia più eterogenea e l’arco narrativo più infido, ma se Versace c’è poco e l’omofobia è a scomparsa, di che stiamo parlando?

La terza stagione ruoterà intorno all’uragano Katrina: nelle intenzioni avrebbe dovuto essere la seconda, forse si spiega qualcosa. Forse qui c’è troppa cucina e poca carne. @fpontiggia­1

Murphy fallisce nell’ascrivere l’omicidio all’omofobia che in quegli anni prendeva piede negli Usa e pure nell’Fbi

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 ??  ?? Latini per latinos In alto, Ricky Martin nei panni del compagno di Gianni Versace, Édgar Ramírez
Latini per latinos In alto, Ricky Martin nei panni del compagno di Gianni Versace, Édgar Ramírez
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