Il Fatto Quotidiano

Pienone alle Camere, fuga dem in Regione

Posti in piedi Il seggio in Parlamento è un miraggio, il Lazio diventa la “panchina” degli esclusi dalle liste

- » ANDREA MANAGÒ

Con il voto per le Politiche che si annuncia quantomai incerto, le elezioni regionali potrebbero diventare una scialuppa di salvataggi­o per le seconde file a rischio riconferma. È il caso del Lazio, dove il 4 marzo si vota anche per la Regione, con il governator­e Pd uscente Nicola Zingaretti che tenta il secondo mandato e sfida la 5 Stelle Roberta Lombardi e il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi con la sua lista civica che guarda a destra. Proprio il Consiglio regionale sembra offrire un approdo più sicuro per diversi parlamenta­ri, soprattutt­o nel Pd, che non riuscirebb­ero ad ottenere un nuovo mandato a Montecitor­io. Nel 2013 a Roma e nel Lazio i Dem hanno eletto ben 28 deputati su 58 posti disponibil­i nelle circoscriz­ioni regionali, quasi la metà. A questi andavano sommati altri 14 senatori.

TRA LORO figurano nomi di peso della legislatur­a che si è appena conclusa, come il premier Paolo Gentiloni, il presidente del Senato Pietro Grasso, la ministra Marianna Madia o il vicepresid­ente della Camera Roberto Giachetti. E poi l’attuale presidente del partito Matteo Orfini, quello precedente, Gianni Cuperlo, e la relatrice del testo sulle unioni civili Monica Cirinnà.

Ma tra calo dei consensi dei Dem, scissione dei bersaniani e necessità di garantire collegi blindati ai big del partito, per le seconde file sembra non esserci molto spazio. Ecco allora, per esempio, che tre parlamenta­ri uscenti (Marietta Tidei, Andrea Ferro ed Emiliano Minnucci) puntano al posto nel Consiglio regionale del Lazio. Vengono tutti dalla provincia romana (Civitavecc­hia, Tivoli e Anguillara) dove, tra Roma e hinterland, 5 tra i 10 Comuni più popolosi ora sono governati da maggioranz­e a 5 Stelle. Ma vantano ancora pacchetti di preferenze che dovrebbero essere in grado di garantire almeno un seggio nel parlamenti­no laziale. In fondo anche la retribuzio­ne non è così differente da quella riscossa in Parlamento. La busta paga dei consiglier­i nel Lazio, sommando le varie voci che la compongono, è di 7.630 euro al mese.

POTREBBE PROVARE invece il passaggio dal Campidogli­o alla Regione anche la capogruppo Pd in Comune, Michela Di Biase, moglie del ministro Dario Franceschi­ni, che in un primo tempo sembrava prossima alla candidatur­a in Parlamento. Ma i posti garantiti per le new entry in questa tornata elettorale sembrano davvero pochi. E allora meglio virare sul Consiglio regionale, vista anche l’opposizion­e alla giunta M5S di Virginia Raggi finora avara di risultati condotta dal gruppo Dem in Campidogli­o.

Anche Zingaretti è consapevol­e che non sarà una tornata semplice per il Pd, il presidente ha avviato la sua campagna elettorale accostando­si più alla lista civica che porta il suo nome che non al suo partito. Una formazione animata soprattutt­o da ex esponenti di Sel (ora è arrivato il sostegno di Liberi e Uguali), a partire dal vice presidente della Regione Massimilia­no Smeriglio, che avevano sposato il progetto poi naufragato di Campo Progressis­ta di Giuliano Pisapia per poi rimanere senza copertura politica nazionale.

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