La Regione Siciliana celebra l’imputato Mori mentre parlano i pm
Palermo Nell’aula bunker la requisitoria sulla Trattativa, nella sala Mattarella il film sul generale
ATotò Cuffaro, condannato per favoreggiamento alla mafia, la sala dell’A ss e mblea regionale siciliana dedicata a Piersanti Mattarella, fratello del capo dello Stato, era stata negata dall’ex presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone. Adesso (l’idea è di Sgarbi, la realizzazione di Gianfranco Miccichè) viene concessa al generale Mario Mori, imputato del processo Trattativa Stato-mafia, protagonista del docufilm presentato domani in anteprima a Palermo il giorno prima della ripresa della requisitoria nell’aula bunker. Dove, proprio una settimana fa, nell’indifferenza dei quotidiani italiani, il pm Roberto Tartaglia aveva definito il modus operandidi Mori “quello di essere contro le regole. Un m od us connotato sempre da una costante deviazione rispetto alle finalità previste dalla legge’’.
PER QUESTOla presentazione istituzionale del docufilm Generale Mori. Un’Italia a testa alta, del regista Ambrogio Crespi, fratello di Luigi, sondaggista di Berlusconi, con due condanne sulle spalle (4 anni per bancarotta, 12 anni per concorso esterno alla ’ndrangheta), rischia di trasformarsi in un nuovo ostacolo per la marcia di Nello Musumeci, il “fascista perbene” alla guida della Sicilia: “È una vergogna – dice il leader dei grillini Giancarlo Cancelleri – con tutto il garantismo che vogliamo, resta il fatto che Mori è imputato in un processo impor- tante per l’Italia e la Sicilia. Qui siamo all’assoluzione preventiva. Vorremmo sapere che ne pensa Musumeci, che ancora una volta si fa notare per il suo imbarazzatissimo silenzio. Perché così Sgarbi e Miccichè sono il gatto e la volpe e Musumeci il ‘pinocchio’ che si fa abbindolare’’. E se la Sicilia istituzionale assolve, come sostengono i grillini, il generale (e il colonnello De Donno, anch’egli presente domani) pri- ma del verdetto, la decisione di Miccichè viene attaccata anche dall’interno del movimento di Musumeci, “Diventerà Bellissima’’: “È un’autentica vergogna – ha scritto su Facebook Fabio Granata, già vicepresidente della Commissione antimafia –. Mentre il processo sulla Trattativa entra nella fase più delicata, questa farsa disonora il Parlamento e la politica siciliana... di questo passo altro che bellissima diventerà...’’.
Il docufilm, la cui proiezione domani sarà seguita da un dibattito, vuole mostrare, è scritto nella scheda d’accompagnamento “la storia italiana degli ultimi cinquant’ann i, raccontata da un uomo che l’ha vissuta da protagonista’’.
MORI VIENE raccontato “come mai prima d’ora da chi si definiva un suo nemico e dagli amici che ancora oggi lo chiamano Comandante unico’’. Una sorta di contronarrazione rispetto al pm, che sei giorni fa aveva definito il generale “un ufficiale che quando era nei Servizi ha fatto attività deviata e quando è stato nella polizia giudiziaria ha importato quel know how, quello dell’agire legibus solutus, sciolto da ogni regola’’. Aggiungendo, subito dopo: “Solo se comprendiamo la doppia logica di Mori possiamo per la prima volta comprendere tutte le stranezze, le anomalie, le mancate perquisizioni, le mancate catture, che costellano la sua storia di investigatore antimafia’’.
Nel film scorrono le immagini di delitti eccellenti, dal generale Dalla Chiesa a Moro, da Giovanni Falcone a Paolo Borsellino, “fratture nella coscienza civile di un intero Pae- se – continua la scheda – raccontate per la prima volta da chi è sempre stato in prima fila nella lotta al terrorismo e alle mafie, lontano da visioni ideologiche sempre e comunque dalla parte dello Stato e delle istituzioni’’.
Ma “la concessione di una sede istituzionale appare del tutto inopportuna – dice il regista Franco Maresco, autore di B ellusc one – considerato anche che sul personaggio non sono ancora fugate le ombre. Non mi stupisce che si verifichino episodi del genere, laddove ormai la spettacolarizzazione di politica e giustizia, per non dire di altro, annullano ogni differenza etica con il proliferare delle fiction televisive e cinematografiche, dove la realtà cede definitivamente al voyeurismo sempre più morboso dello spettatore e alla narcosi di ogni forma di spirito critico. Se poi pensiamo che a decidere, in questo caso, è stato Gianfranco Miccichè, tutto torna in quanto si riafferma ancora una volta in questa terra lo stile Berlusconi, sinonimo di spettacolo e paradossi a non finire”.
La polemica L’idea è di Sgarbi e Miccichè. Oltre al M5S protesta anche Granata, del movimento di Musumeci