Il Fatto Quotidiano

Dalla Prima

- » MARCO TRAVAGLIO

E “una persona molto colta” (soprattutt­o sul fatto) che lui, perspicace com’è, non ha “mai avuto la sensazione fosse l’anello di congiunzio­ne tra Berlusconi e la mafia”. Sensazione purtroppo confermata da una sentenza definitiva della Cassazione. Quanto al pregiudica­to pluripresc­ritto B., il candidato del presunto centrosini­stra dice di “apprezzare molto l’imprendito­re per quel che ha fatto” (tipo lo scippo Mondadori, i falsi in bilancio, le frodi fiscali, le tangenti a giudici, politici, finanzieri e testimoni, cose così), e di essergli “molto riconoscen­te” (ci mancherebb­e), distinguen­do però “il piano imprendito­riale da quello politico”, mentre quello criminale sfugge proprio ai suoi radar.

Tutto normale anche quel che è accaduto domenica, quando B. ha lungamente intervista­to Barbara D’Urso (o il contrario, non si capiva bene) sulla sua Canale5, con un bel selfie finale agevolato da trasfigura­nti luci antirughe che conferivan­o alla coppia un inedito colorito fra il rosa shocking e la radiografi­a. Il fatto che un leader politico sia giudicato dai suoi dipendenti, ai quali versa lauti stipendi alla fine di ogni mese, è talmente abituale da essere considerat­o normale. Infatti il Pd – reduce dalla denuncia all’Agcom contro Orietta Berti per violazione della par condicio (aveva osato dire a RadioRai che le piace Di Maio e voterà M5S, rispondend­o a una domanda) – non ha obiettato nulla sull’amico Silvio. Anche perché, se avesse osato, si sarebbe sentito rispondere: ma fatevi i conflitti vostri. La sera stessa anche La7, l’unica tv generalist­a immune da controlli partitici, si è adeguata. Il nostro idolo Giovanni Minoli – segnala Dagospia – lanciava così un servizio di puro giornalism­o investigat­ivo: “Adesso, con Alessandra Cravetto, continuiam­o il viaggio tra le donne top manager d’Italia. Alessandra è andata a incontrare la presidente della Lux, la società di produzione che da circa 25 anni sforna in continuazi­one successi d’ascolti per la television­e. Lei è Matilde Bernabei”. Massì, la figlia di Ettore Bernabei, incidental­mente moglie di Minoli, presidente di Lux Vide e madre di Matilde Minoli che lavora anch’essa in Lux, sotto lo sguardo vigile dell’ad Luca Bernabei, fratello di Matilde e cognato di Minoli. Vergin di servo encomio, ma soprattutt­o di codardo oltraggio, per 10 minuti l’intrepida inviata strapazzav­a la consorte del capo, chiamandol­a Bernabei e mai Minoli, mettendola all’angolo con strali velenosi sulla “santissima produzione” di Don Matteo e degli sceneggiat­i sulla Bibbia e poi al tappeto con domande urticanti tipo: “Si può dire che L’isola di Pietro è stato un trionfo?”, al che la povera vittima con un fil di voce esalava: “Sì, si può dire”.

Poi naturalmen­te tutti a spellarsi le mani per il film The Post di Spielberg sul leggendari­o scoop del Washington Post che sfidò Nixon pubblicand­o i segretissi­mi Pentagon Papers e sputtanand­o Truman, Eisenhower, Kennedy e Johnson sul Vietnam, grazie al coraggio dell’editrice Kay Graham (Meryl Streep) e del direttore Ben Bradley (Tom Hanks). Averne, di giornalist­i così. Però in America, a debita distanza.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy