L’Ue vota l’inciucio al posto nostro: nessuno protesta
Dopo le banche e le agenzie di rating, è la politica a chiedere la conservazione del Nazareno FI-Pd
Berlusconi felice, il governo gongola, i democratici nemmeno commentano. Un Gentiloni per gli anni a venire è considerato dalla Commissione europea la soluzione migliore possibile
Lo stesso grumo di interessi politico- economici, pochezza culturale e totale disprezzo dei liberi processi democratici di un Paese sovrano lo avevamo visto all’opera per il referendum costituzionale del dicembre 2016: votate come vi si dice, era il sottotesto, o saranno guai. Come si sa, dopo quel voto non è successo nulla, eppure ora si ricomincia in vista delle Politiche 2018: minore intensità delle minacce, almeno al momento, ma con gli stessi meccanismi.
Un paio di esempi. Deutsche Bank, in un report inviato a clienti e investitori istituzionali un mese fa, cita le elezioni in Italia tra “i fattori di rischio per i mercati finanziari”. L’agenzia di rating Moody’s ha di recente sottolineato come l’Italia – il cui rating sul debito non è lontanissimo da quello detto “spazzatura” – sia l’unico Paese con “outlook negativo” per “il rischio che le future politiche del governo non affrontino in modo sostenibile la vulnerabilità del Paese a uno choc economico o finanziario”.
IERI S’È AGGIUNTO alla lista anche il commissario Ue agli Affari economici Pierre Moscovici, che ha citato l’elezione del prossimo Parlamento italiano tra “i rischi politici” per l’Unione europea insieme alla crisi in Catalogna e alle difficoltà di formare un governo in Germania: “Non nascondiamoci che la governance di diversi grandi Paesi europei è oggi complicata. L’Italia si prepara a delle elezioni incerte: su quale maggioranza, su quale programma europeo sfoceranno? In un contesto in cui la situazione economica del Paese non è la più forte nella zona euro? Felice chi può dirlo oggi...”. Per chi non avesse capito, Moscovici ha detto anche questo: “Non è un segreto che sugli orientamenti europei e le decisioni da prendere sulla zona euro c’è una convergenza di vedute molto chiara con Paolo Gentiloni, Pier Carlo Padoan e il governo”.
Già che c’era, il commissario francese ha pure mazzolato il candidato leghista in Lombardia Attilio Fontana per la sua frase razzista (quella sulla “razza bianca”) e Luigi Di Maio per la proposta di sforare il tetto del 3% al deficit (non pervenuto il commento sull’idea di Renzi di fermarsi appena sotto quel limite, al 2,9%). La conclusione di Moscovici è in zona “pizza, spaghetti, mandolino”: ma tanto “l’Italia è come un gatto: cade sempre in piedi”.
L’apparato di potere che ha il suo fulcro nella Commissione di Bruxelles non è nuovo a posizioni di questo genere: d’altronde le linee generali di politica fiscale ed economica sono già state decise a livello Ue e i loro autori si aspettano che vengano seguite senza troppe storie. La possibilità di mutare rotta, insomma, in questo contesto è relativa: “Con tutta la libertà che avete, volete pure la libertà di cambiare? Utopia”, cantava Gaber.
Questo è tanto più vero nel momento in cui la riforma dell’Eurozona che si va delineando a colpi di proposte “franco-tedesche” - in particolare con l’istituzione del Fondo monetario europeo, cioè l’istituzionalizzazione della cosiddetta “Troika” - va nella direzione di togliere ulteriori possibilità di manovra ai governi nazionali mentre la fine del Quantitative easing (probabilmente a fine anno) rischia di rimettere a breve sotto stress i Paesi della periferia dell’euro.
Le reazioni alle parole di Moscovici in Italia segnalano, in generale, la poca comprensione del momento. Scontate le critiche degli obiettivi polemici del commissario Ue: Matteo Salvini per la Lega (“un’inaccettabile intrusione”), Luigi Di Maio per il M5S (“un’ingerenza che spiace: chiedo un confronto pubblico con lui”), Giorgia Meloni per FdI (“l’Europa si faccia i fatti suoi”). Razionali, ma minoritarie, le parole di due democristiani oggi in campi avversi: Maurizio Lupi nel centrodestra (“non entro nel merito, ma le sue frasi sono inopportune”) e Pino Pisicchio nel centrosinistra (“la sovranità di un paese si rispetta anche evitando dichiarazioni ansiogene”).
NOTEVOLE che Forza Italia pensi invece di sfruttare l’ingerenza di Moscovici per fare campagna elettorale, dimenticando i suoi stessi trascorsi europei e le accuse di golpismo lanciate fino a ieri: si va dal “siamo perfettamente d’accordo” di Renato Brunetta al “dalle urne uscirà una maggioranza netta rappresentata dalla coalizione di centrodestra a trazione forzista, questo dovrebbe tranquillizzare Moscovici e tutti gli altri in Europa” di Renato Schifani fino al nuovo eroe delle cancellerie europee, il moderato Silvio Berlusconi (“Moscovici è molto preoccupato perchè all’estero si guarda con timore a una possibile vittoria del M5S”).
Curiosa, infine, la posizione del Pd: il partito in imbarazzato silenzio (d’altra parte la proposta di Di Maio sul deficit è simile a quella di Matteo Renzi), i suoi membri al governo (Claudio De Vincenti, Enrico Morando, Pier Carlo Padoan) felici come una Pasqua. Non hanno torto, d’altra parte: Bruxelles non tifa né per il Pd, né per Forza Italia, ma per una situazione post-voto che obblighi i due principali partiti alla“stabilità” di un rinnovo dell’incarico a Paolo Gentiloni.
Le reazioni
Silvio e Forza Italia felici per l’ingerenza; i dem in silenzio, il governo gongola