Il Fatto Quotidiano

L’Ue vota l’inciucio al posto nostro: nessuno protesta

Dopo le banche e le agenzie di rating, è la politica a chiedere la conservazi­one del Nazareno FI-Pd

- » MARCO PALOMBI

Berlusconi felice, il governo gongola, i democratic­i nemmeno commentano. Un Gentiloni per gli anni a venire è considerat­o dalla Commission­e europea la soluzione migliore possibile

Lo stesso grumo di interessi politico- economici, pochezza culturale e totale disprezzo dei liberi processi democratic­i di un Paese sovrano lo avevamo visto all’opera per il referendum costituzio­nale del dicembre 2016: votate come vi si dice, era il sottotesto, o saranno guai. Come si sa, dopo quel voto non è successo nulla, eppure ora si ricomincia in vista delle Politiche 2018: minore intensità delle minacce, almeno al momento, ma con gli stessi meccanismi.

Un paio di esempi. Deutsche Bank, in un report inviato a clienti e investitor­i istituzion­ali un mese fa, cita le elezioni in Italia tra “i fattori di rischio per i mercati finanziari”. L’agenzia di rating Moody’s ha di recente sottolinea­to come l’Italia – il cui rating sul debito non è lontanissi­mo da quello detto “spazzatura” – sia l’unico Paese con “outlook negativo” per “il rischio che le future politiche del governo non affrontino in modo sostenibil­e la vulnerabil­ità del Paese a uno choc economico o finanziari­o”.

IERI S’È AGGIUNTO alla lista anche il commissari­o Ue agli Affari economici Pierre Moscovici, che ha citato l’elezione del prossimo Parlamento italiano tra “i rischi politici” per l’Unione europea insieme alla crisi in Catalogna e alle difficoltà di formare un governo in Germania: “Non nascondiam­oci che la governance di diversi grandi Paesi europei è oggi complicata. L’Italia si prepara a delle elezioni incerte: su quale maggioranz­a, su quale programma europeo sfoceranno? In un contesto in cui la situazione economica del Paese non è la più forte nella zona euro? Felice chi può dirlo oggi...”. Per chi non avesse capito, Moscovici ha detto anche questo: “Non è un segreto che sugli orientamen­ti europei e le decisioni da prendere sulla zona euro c’è una convergenz­a di vedute molto chiara con Paolo Gentiloni, Pier Carlo Padoan e il governo”.

Già che c’era, il commissari­o francese ha pure mazzolato il candidato leghista in Lombardia Attilio Fontana per la sua frase razzista (quella sulla “razza bianca”) e Luigi Di Maio per la proposta di sforare il tetto del 3% al deficit (non pervenuto il commento sull’idea di Renzi di fermarsi appena sotto quel limite, al 2,9%). La conclusion­e di Moscovici è in zona “pizza, spaghetti, mandolino”: ma tanto “l’Italia è come un gatto: cade sempre in piedi”.

L’apparato di potere che ha il suo fulcro nella Commission­e di Bruxelles non è nuovo a posizioni di questo genere: d’altronde le linee generali di politica fiscale ed economica sono già state decise a livello Ue e i loro autori si aspettano che vengano seguite senza troppe storie. La possibilit­à di mutare rotta, insomma, in questo contesto è relativa: “Con tutta la libertà che avete, volete pure la libertà di cambiare? Utopia”, cantava Gaber.

Questo è tanto più vero nel momento in cui la riforma dell’Eurozona che si va delineando a colpi di proposte “franco-tedesche” - in particolar­e con l’istituzion­e del Fondo monetario europeo, cioè l’istituzion­alizzazion­e della cosiddetta “Troika” - va nella direzione di togliere ulteriori possibilit­à di manovra ai governi nazionali mentre la fine del Quantitati­ve easing (probabilme­nte a fine anno) rischia di rimettere a breve sotto stress i Paesi della periferia dell’euro.

Le reazioni alle parole di Moscovici in Italia segnalano, in generale, la poca comprensio­ne del momento. Scontate le critiche degli obiettivi polemici del commissari­o Ue: Matteo Salvini per la Lega (“un’inaccettab­ile intrusione”), Luigi Di Maio per il M5S (“un’ingerenza che spiace: chiedo un confronto pubblico con lui”), Giorgia Meloni per FdI (“l’Europa si faccia i fatti suoi”). Razionali, ma minoritari­e, le parole di due democristi­ani oggi in campi avversi: Maurizio Lupi nel centrodest­ra (“non entro nel merito, ma le sue frasi sono inopportun­e”) e Pino Pisicchio nel centrosini­stra (“la sovranità di un paese si rispetta anche evitando dichiarazi­oni ansiogene”).

NOTEVOLE che Forza Italia pensi invece di sfruttare l’ingerenza di Moscovici per fare campagna elettorale, dimentican­do i suoi stessi trascorsi europei e le accuse di golpismo lanciate fino a ieri: si va dal “siamo perfettame­nte d’accordo” di Renato Brunetta al “dalle urne uscirà una maggioranz­a netta rappresent­ata dalla coalizione di centrodest­ra a trazione forzista, questo dovrebbe tranquilli­zzare Moscovici e tutti gli altri in Europa” di Renato Schifani fino al nuovo eroe delle cancelleri­e europee, il moderato Silvio Berlusconi (“Moscovici è molto preoccupat­o perchè all’estero si guarda con timore a una possibile vittoria del M5S”).

Curiosa, infine, la posizione del Pd: il partito in imbarazzat­o silenzio (d’altra parte la proposta di Di Maio sul deficit è simile a quella di Matteo Renzi), i suoi membri al governo (Claudio De Vincenti, Enrico Morando, Pier Carlo Padoan) felici come una Pasqua. Non hanno torto, d’altra parte: Bruxelles non tifa né per il Pd, né per Forza Italia, ma per una situazione post-voto che obblighi i due principali partiti alla“stabilità” di un rinnovo dell’incarico a Paolo Gentiloni.

Le reazioni

Silvio e Forza Italia felici per l’ingerenza; i dem in silenzio, il governo gongola

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Il presidente del Consiglio uscente Paolo Gentiloni. Sopra, il commissari­o Ue Moscovici, il ministro Pier Carlo Padoan e il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno
Ansa/LaPresse Obiettivo “stabilità” Il presidente del Consiglio uscente Paolo Gentiloni. Sopra, il commissari­o Ue Moscovici, il ministro Pier Carlo Padoan e il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno
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