Il Fatto Quotidiano

Quando Mario Draghi corse da padre Rozzi

Rette annuali da 5 mila euro in su, ex allievi illustri da Majorana al presidente della Bce

- » LORENZO GIARELLI

Quando Mario Draghi fu nominato governator­e della Banca d’Italia, nel 2005, alcuni cronisti lo intercetta­rono in via del Plebiscito, a Roma. A chi gli chiedeva se stesse andando da Silvio Berlusconi, allora presidente del Consiglio, si dice che Draghi abbia risposto: “Per carità, sto andando da padre Rozzi”.

L’ANEDDOTO racconta molto di cosa abbia rappresent­ato l’Istituto Massimo per chi lo ha frequentat­o. Mario Draghi si diplomò al Massimo nel ’65, quando il liceo si era trasferito da pochi anni nel quartiere Eur di Roma e padre Rozzi era uno degli insegnanti più conosciuti della scuola. Accanto a lui sedeva Luca Cordero di Montezemol­o, classe ’47, solo un altro nome della lunga lista dei “fa m os i” pa ss at i dall’Istituto. Nel club degli ex alunni ci sono giornalist­i (Antonio Padellaro, Piero Sansonetti), imprendito­ri (Luigi Abete, Alfio Marchini), uomini di scienza (Ettore Majorana, Enrico Bompiani), ma anche esponenti politici, tra cui diversi ex sindaci della Capitale come Salvatore Rebecchini e Francesco Rutelli.

Il Massimo non poté finirlo, perché espulso in prima liceo, il conduttore televisivo Giancarlo Magalli, anche lui classe ’47. Il popolare showman una volta ha racconta- to di aver provato a sabotare un compito in classe, appendendo alla porta dell’aula un cartello con su scritto: “Comune di Roma - aula chiusa per disinfesta­zione”. Qualcuno ci cascò, ma non durò a lungo.

La comunità degli ex allievi del Massimo è ancora attiva, riunita da feste, eventi e continue commemoraz­ioni alle quale partecipan­o di volta in volta alcuni degli illustri nomi passati dalla scuola. La Presidente dell’associazio­ne Exalmassim­o è Natalia Encolpio, oggi giornalist­a, che fu tra le prime donne ad essere ammesse dall’Istituto, dopo l’apertura alle studentess­e del 1973.

ESATTAMENT­E cento anni prima, Massimilia­no Massimo, che dà il nome all’Istituto, aveva ereditato Palazzo Peretti, antico edificio romano messo poi a disposizio­ne dell’Ordine dei Gesuiti per proseguire la loro opera di formazione scolastica. Il Massimo è ancora oggi l’istituto dei Gesuiti, erede esclusivo – le rette vanno dai 5.750 euro l’anno per la scuola d’infanzia agli 8.150 per le supe- riori – delle prime classi fondate a Roma nel 1551 da Ignazio di Loyola, di cui ha sempre seguito l’impianto pedagogico di rigida formazione degli studenti. Natalia Encolpio, però, racconta di come l’Ordine non sia mai stato “un ostacolo per i non credenti o per chi professava un altro credo”. Anzi: “Quei Padri così rigorosi nei metodi diventavan­o maestri del confronto a cui gli allievi rimanevano molto legati anche dopo la fine della scuola”, riconoscen­do all’Istituto un ruolo decisivo nella propria formazione. Ne è prova la battuta di Draghi, lontana anni luce dallo scandalo che oggi travolge l’Istituto.

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Ansa /LaPresse Da destra, Francesco Rutelli, Alfio Marchini e Mario Draghi
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