Il Fatto Quotidiano

Il 3% e il minor deficit che riduce il debito Una formuletta senza basi scientific­he

Per il Tesoro, la manovra Monti ci ha tolto 300 miliardi di Pil in 4 anni

- MA. PA.

Ieri

il commissari­o Ue agli Affari e- conomici, Pierre Moscovici, ha definito “un controsens­o assoluto” la proposta di Luigi Di Maio di sforare il vincolo del 3% del deficit in rapporto al Pil (“fare investimen­ti ad alto deficit per fare in modo che ci sia un gettito per lo Stato con cui pagare il debito”) stabilito nel Trattato di Maastricht che fondò l’attuale Ue: “Sul piano economico questa riflession­e non è pertinente: il tetto del 3% ha un senso molto preciso, quello di evitare che il debito non slitti ulteriorme­nte. Ridurre il deficit significa combattere il debito e combattere il debito significa rilanciare la crescita”.

LA FACCENDA non è così semplice come la mette il politico francese, peraltro ministro delle Finanze dal 2012 al 2014 di un Paese che sotto la sua guida ha sforato quel parametro (una soglia - va ricordato - che non ha base scien- tifica e fu scelta solo perché rispondeva allo stato dell’arte in Francia e Germania all’inizio degli anni 90).

In realtà, a livello macroecono­mico non esiste una correlazio­ne così stretta tra livello del disavanzo pubblico, debito e crescita. Anzi, se esiste, è esattament­e opposta, specie in tempi di crisi: la spesa dello Stato è - ovviamente - un reddito di chi la percepisce; quel reddito viene speso innescando un effetto positivo nell’e cono mia (maggiore Pil); lo Stato ne incassa una parte via tasse e imposte (per questo non ha senso fare pa- ragoni tra il bilancio dello Stato e quello di una famiglia). È quello che si chiama “moltiplica­tore della spesa pubblica”, che è più alto (cioè genera più crescita) nel caso della spesa per investimen­ti: in tempo di crisi, quando i capitali privati scarseggia­no, è l’unico modo sensato di reagire.

Torniamo al 3%. La Spagna è ad oggi l’unico Paese dell’Ue ad avere un rapporto deficit-Pil superiore alla soglia (3,1% nel 2017), che sfora regolarmen­te dal 2006 (come la Francia, scesa al 2,9% l’anno scorso): negli ultimi tre anni, però, grazie a una crescita robusta, accompagna­ta anche dalla spesa dello Stato, il suo debito pubblico ha iniziato a diminuire. Per la Francia, invece, questo non è stato vero: pur avendo sforato il 3%, il suo ritmo di crescita non è stato altissimo (d’altra parte il suo Pil non era crollato negli anni precedenti come quello spagnolo e si potrebbe affermare che, tagliando deficit, la Francia sarebbe cresciuta ancor meno).

Eurobizzar­rie Pierre Moscovici oggi difende il sacro vincolo di Maastricht che, da ministro, sforò per tre anni su tre

E QUI VENIAMO al cuore del problema. Il problema sono i rapporti economici nell’Eurozona: l’enorme surplus commercial­e “regalato” dall’euro a Germania e Olanda (che viola anch’esso un parametro europeo senza che la Commission­e faccia nulla) impone ai Paesi della mone-

ta comune di riallinear­e il cosiddetto “cambio reale” n el l’unico modo possibile, cioè facendo costare meno il lavoro (deflazione interna). La Spagna - che oggi è una colonia economica tedesca - la sua deflazione l’ha fatta eccome: ha ridotto i salari reali in maniera spaventosa, ha ultra-precarizza­to i rapporti contrattua­li e nonostante questo ha una disoccupaz­ione che s’aggira attorno al 17%. In premio ha avuto una crescita dell’economia durante la quale crescono pure i poveri: è il nuovo modello europeo.

La Francia, al contrario, ha deflaziona­to assai meno, il suo Pil non è crollato come quello spagnolo, ma continua ad accumulare pesanti deficit di bilancia dei pagamenti che la rendono debole nei rapporti con l’estero: Emmanuel Macron è stato eletto, in sostanza, proprio col pro- gramma di tagliare i salari e non a caso la sua prima “riforma” è stata quella del lavoro.

L’ITALIA è al momento a metà strada tra Spagna e Francia: non ha avuto la Troika, ma ne ha applicato preventiva­mente molte richieste. Secondo l’ultimo Documento di economia e finanza del Tesoro, ad esempio, la manovra “Salva Italia” di Mario Monti - un esempio di austerità quasi da manuale - è costata alla nostra economia un calo medio (cioè l’anno) di quasi il 10% degli investimen­ti e del 3,6% dei consumi tra il 2012 e il 2015. Gli effetti sul Pil sono pari invece al 4,7% medio, cioè circa 75 miliardi l’anno per 4 anni, 300 miliardi in tutto. Il debito pubblico, nello stesso lasso di tempo, è passato dal 120 al 132%. Insomma, la formuletta meno deficit, meno debito, più crescita va bene al massimo per il programma elettorale di “+Europa”.

 ??  ??
 ??  ??
 ?? LaPresse ?? Ex ministro
Il commissari­o Ue Pierre Moscovici ha guidato le Finanze francesi dal 2012 al 2014
LaPresse Ex ministro Il commissari­o Ue Pierre Moscovici ha guidato le Finanze francesi dal 2012 al 2014
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy