Il Fatto Quotidiano

CARABINIER­I, IL NUOVO CAPO ASSOLVE DEL SETTE

Passaggio di consegne: al cospetto di Gentiloni s’insedia Giovanni Nistri

- » MARCO LILLO

Se

il procurator­e di Roma, Giuseppe Pignatone, voleva una conferma di quanto sia sbagliato lasciare ai Carabinier­i la delega delle indagini Consip, ieri è arrivata dalla cerimonia di insediamen­to del nuovo Comandante.

La Procura applica all’inchiesta sull’ex ( da ieri) comandante Tullio Del Sette e sul generale Saltalamac­chia quella regola non scritta secondo la quale la Polizia indaga sui poliziotti, la Finanza sui finanzieri e l’Arma sui Carabinier­i. Regola - discutibil­e e discussa in sede internazio­nale - che forse potrebbe soffrire un’eccezione in questo caso.

Ieri davanti al premier Paolo Gentiloni e al ministro della Difesa Roberta Pinotti, il comandante entrante dei Carabinier­i Giovanni Nistri ha fatto capire di essere certo de ll ’ innocenza del Comandante uscente. Piccolo particolar­e: a indagare sull’ex comandante sono i Carabinier­i di Roma. Il generale Giovanni Nistri, 61 anni, nato a Roma, comandante provincial­e di Firenze quando Renzi era presidente della Provincia e comandante della Legione Toscana dal settembre 2010 al settembre 2012, quando Renzi è stato sindaco di Firenze, molto stimato anche da Dario Franceschi­ni che lo ha voluto alla guida del “Grande Progetto Pompei” nel 2013, ha parlato subito dopo Del Sette da un palco pieno di politici della Prima e della Seconda Repubblica. C’erano il ministro Minniti e gli ex mi- nistri Pecoraro Scanio, Rutelli, Gasparri, Martino e poi Gianni Letta e tanti altri.

Del Sette aveva appena parlato dal palco di “amarezze”. Per chi non avesse capito c’era l’intervista sul Corriere nella quale dava la sua versione sulle presunte rivelazion­i di segreto ai vertici Consip nel 2016. “Ho solo risposto a una domanda sull’opportunit­à di incontrare un imprendito­re (Alfredo Romeo, ndr) e prima d el l ’ estate del 2016. Non ho dato nessuna informazio­ne su qualsiasi inchiesta”. Ecco spiegata la “profonda amarezza”. Espression­e che, ha aggiunto Del Sette al Corriere, non rende abbastanza quella che vivo come una Via Crucis”.

Il Comandante Nistri, guardandol­o negli occhi con affetto, davanti alle truppe schierate, compreso il Noe che ha indagato su Del Sette fino a marzo, ha scandito: “Grazie di cuore caro Tullio, davvero, a te e ai tuoi cari vada l’augurio più affettuoso di ogni bene e di soddisfazi­oni future nella certezza che davvero il tempo è galantuomo, sempre”. Prima di dire quel “sempre” Nistri si è fermato come a dare più peso alla sua certezza che Del Sette avrà dal tempo, galantuomo, la soddisfazi­one che Nistri stesso gli augura.

Quella frase è l’ennesimo campanello che la Procura di Roma non vuole ascoltare. Già era stato sbagliato affidare a marzo 2017 l’in ch ie st a sulla fuga di notizie ai Carabinier­i di Roma comandati, alla fine della catena, da un in- dagato come Tullio Del Sette. Una volta tolta la delega al reparto “infedele” del Noe sarebbe stato meglio tener fuori del tutto l’Arma guidata da Del Sette e dal suo braccio destro, il capo di Stato Maggiore Gaetano Maruccia.

Anche perché quella scelta è diventata ancora più indifendib­ile a luglio quando Maruccia, sentito come testimone, ha ammesso che aveva avvertito Del Sette, la sera del 20 dicembre 2016 Sette, del fatto che poco prima i manager della Consip, sentiti dal Noe e dai pm di Napoli, lo avevano tirato in ballo. Maruccia è in carica e il Comandante, che prende il posto dell’indagato, dice che lui ha una “certezza”: il tempo sarà galantuomo con Del Sette. Magari avrà ragione lui, ma non sarebbe meglio se le verifiche le facesse qualcuno con una divisa diversa e qualche certezza in meno?

Petali di Giglio Già comandante provincial­e di Firenze quando Renzi era presidente della Provincia

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Giovanni Nistri ieri accanto al premier Gentiloni e al ministro Pinotti

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