Come evitare un altro caso De Benedetti
▶SI È MOLTO
discusso degli incontri di Carlo De Benedetti con Matteo Renzi a Palazzo Chigi. Assai meno di quelli in Banca d’Italia col governatore Ignazio Visco. Queste visite informali di un rilevante operatore finanziario – all’epoca del decreto di riforma delle banche popolari, gennaio 2015, De Benedetti aveva 620 milioni investiti in titoli – a uno dei principali detentori di informazioni rilevanti per i mercati dovrebbero lasciare traccia. Bisognerebbe poter sapere, cioè, chi e quando incontra Visco (e tutto il suo direttorio). Anche per agevolare l’operato della Consob quando, nella sua attività di vigilante sulla Borsa, indaga sui sospetti abusi di informazioni privilegiate. Utopia? Basta guardare il sito della Banca centrale europea: sappiamo, per esempio, che il membro del board Benoit Coeuré il 5 ottobre ha incontrato i dirigenti di Axa, un colosso assicurativo, per parlare della situazione dell’eurozona. Se il giorno dopo risultassero acquisti o vendite di Axa in controtendenza rispetto al mercato, un’autorità di vigilanza potrebbe chiederne conto a Coeuré e ad Axa. Anche del presidente Mario Draghi è pubblica l’agenda. Le informazioni vengono divulgate in differita di qualche mese, così da non compromettere la riservatezza dei colloqui. Ma se emergesse che Coeuré o Draghi hanno visto, per esempio, i vertici di Goldman Sachs e questo non risultasse dalle agende, subito avremmo un segnale di legittimo sospetto.
Se un banchiere privato incontra alcuni azionisti o investitori, di nascosto, pochi giorni prima di presentare i conti trimestrali o a ridosso dell’annuncio di una acquisizione importante, come minimo rischia il posto e la reputazione, esponendosi al rischio di serie conseguenze penali. Bankitalia e Palazzo Chigi dovrebbero almeno uniformarsi agli standard del privato e della Bce. Se invece preferiscono proteggere i loro segreti, saremo sempre autorizzati a pensare che hanno qualcosa da nascondere.