Il Fatto Quotidiano

Il debito pubblico cala per la cassa usata dal Tesoro

- FRANCO MOSTACCI

▶PERSAPERE

come si è chiuso il 2017 per il debito pubblico italiano si dovrà attendere la Banca d’Italia a metà febbraio. Dopo 15 giorni, con i dati Istat, si saprà anche se sarà stato conseguito l’obiettivo di ridurre il rapporto debito/Pil a 131,6%, qualche decimale in meno del 2016. Nel frattempo, sulla base dei dati del ministero dell’Economia sul fabbisogno dello Stato e la liquidità di cassa del Tesoro, è possibile proiettare il dato finale con un ragionevol­e margine di approssima­zione: dovrebbe essere sotto i 2.260 miliardi, la cifra prevista dal governo nei documenti di bilancio. Obiettivo dunque raggiunto per il 2017, ma a quale prezzo? Il Mef ha precisato che il migliorame­nto a dicembre rispetto al 2016 è dovuto a 3 miliardi di maggiori entrate fiscali e a 3 di minori spese. Se il risultato derivasse da un migliorame­nto struttural­e dei conti sarebbe un’ottima notizia, ma se invece si scoprisse che si tratta di anticipi su tasse future e dilazioni di pagamenti, sarebbe un maquillage contabile. C’è poi un altro aspetto: il Tesoro ha usato la liquidità di cassa per far scendere il fabbisogno (e il debito) oltre le previsioni. La diminuzion­e della disponibil­ità di cassa è calata in un anno di 13,7 miliardi. Nel giro di 2 anni, dagli attuali 29 si potrebbe scendere a 25. Per trovare un livello più basso si deve tornare alla fine del 2011, quando il governo Monti doveva barcamenar­si con lo spread a 500 punti. Un’adeguata consistenz­a del conto di Tesoreria serve a garantire un margine di sicurezza nella gestione del debito pubblico, consentend­o di non sottostare ai ricatti dei mercati. In altre parole, la riduzione della liquidità espone maggiormen­te l’Italia al rischio di turbolenze finanziari­e anche se la riduzione del rapporto debito/Pil, seppure marginale, rappresent­a invece una rassicuraz­ione. In ogni caso, nel 2017, anche a causa degli interventi dello Stato in favore delle banche, lo stock di debito è salito di 40 miliardi e la spesa per interessi continuerà ad essere la zavorra che trasforma un consistent­e avanzo primario in deficit.

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