Il Fatto Quotidiano

Ai cileni la scusa papale sui pedofili non basta

Il mea culpa di Bergoglio non placa le critiche sui prelati scelti per gestire lo scandalo

- » GUIDO GAZZOLI

“Provo dolore e vergogna per il danno irreparabi­le causato ai bambini vittime di abusi sessuali da parte di componenti del clero cileno”, così nel discorso nella Sala degli Aranci nel palazzo presidenzi­ale della Moneda, a Santiago del Cile, il Santo Padre ha toccato l'argomento che costituisc­e il problema più grave dell’operato della Chiesa in Cile. Nazione che, nell'ambito di un cattolicis­simo continente latino-americano, costituisc­e una eccezione dato che si tratta del Paese con il minor numero di fedeli. Sebbene le parole di Bergoglio siano state seguite da un forte e spontaneo applauso, la situazione rimane difficile. E non solo perché contempora­neamente sia a Santiago che a Concepcion ci sono state manifestaz­ioni contro la sua visita: la problemati­ca esiste da tempo e, più che scuse e pentimenti, la gente si attende una condanna netta e un’espulsione dei responsabi­li dalla Chiesa. Sono circa 80 prelati e suore accusati di abusi sessuali, secondo i dati dell’organizzaz­ione Bishop Accountabi­lity. A tutto ciò bisogna aggiungere che i laici della diocesi di Osorno chiedono da mesi la destituzio­ne del vescovo Juan Barros che, nominato da Bergoglio, è accusato di legami e copertura degli abusi sessuali perpetrati dal sacerdote Fernando Karadima, accusato nel 2011 dal Vaticano dichiarato colpevole e solo condannato a una vita di preghiera e penitenza.

MA I PROBLEMI per Bergoglio vengono anche dalla sua Argentina: quello che sembrava un pettegolez­zo tanguero e una faccenda interna inizia a interessar­e la stampa internazio­nale, che si chiede come mai Papa Francesco, nonostante i quasi 5 anni di pontificat­o e le continue visite in America Latina, ancora non sia approdato nella sua patria. Sulla questione, che ha scatenato un mare di polemiche nella sua terra na- tale, si sono espressi diversi “amici” argentini del Papa spacciando­si come suoi portavoce e attribuend­o il fatto a una antipatia di Bergoglio nei confronti del governo Macri, prontament­e smentiti dalle autorità Vaticane. Però il tanto atteso messaggio profondo e interessan­te, promesso durante il sorvolo del territorio Argentino sulla rotta verso il Cile, si è poi rivelato un anonimo e diplomatic­o telegramma di saluto e nulla più, provocando una delusione cocente e particolar­mente sentita in Argentina, che attende da troppo tempo un segnale chiaro e diretto sulle ragioni di questa mancanza, ma continua a non riceverlo.

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LaPresse/Ansa Botte da orbi La polizia antisommos­sa in azione e, sotto, i prelati considerat­i da molti cileni indegni: Juan Barros che ha coperto Fernando Karadima
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