Il Fatto Quotidiano

La puzza al naso

- » MARCO TRAVAGLIO

Epoi dicono che la campagna elettorale è noiosa. Ma l’avete sentito Renzi? Uno spasso. Dice: “Turatevi il naso e votate Pd”. E si crede pure spiritoso. La sua è una citazione di Indro Montanelli, che nel 1976 disse “Turatevi il naso e votate Dc”. La Dc gli faceva schifo, per corruzioni e mafiosità, ma da vecchio anticomuni­sta invitò i suoi lettori a fare argine contro il “sorpasso” del Pci. E, lui che votava sempre repubblica­no o liberale, decise di sostenere alla sua maniera il maggior partito della coalizione di centro. Mai avrebbe immaginato che 42 anni dopo un provincial­otto delle sue parti, molto ignorante e anche leggerment­e fuori di testa, avrebbe usato quella frase per fare propaganda al partito di cui è segretario da oltre quattro anni. E che dovrebbe presentare agli elettori come un campo di gigli, non come una porcilaia che emette olezzi maleodoran­ti. Le liste del Pd le ha fatte personalme­nte lui, i candidati li ha scelti tutti lui, i 29 indagati li ha voluti lui, il nipote del patriarca del clan dei corleonesi e il figlio di De Luca e l’uomo delle fritture e delle “clientele come Dio comanda” li ha infilati lui, saltando a piè pari le primarie su cui nacque il Pd. E ora, tomo tomo cacchio cacchio, dice agli eventuali elettori: è vero, puzziamo come una fogna a cielo aperto, ma votateci lo stesso perché gli altri puzzano di più. Quando diverrà obbligator­io il Tso o almeno l’antidoping per i politici, sarà sempre troppo tardi.

Prendete B., talmente rintronato da non distinguer­e più le lire dagli euro. Dopo due settimane di campagna delle sue tv e dei suoi giornali (in parallelo a quelli del Pd) contro la sporca dozzina dei 5Stelle che non si tagliava lo stipendio, ha detto che sarà felice di accoglierl­a in Forza Italia subito dopo le elezioni, quando sarà cacciata dal gruppo M5S. Perché, ha specificat­o a scanso di equivoci, “da noi c’è l’indennità piena”, anzi di solito la si arrotonda pure con mazzette e frodi fiscali. Sembra ieri che il Giornale di Sallusti titolava “Disonestà! Disonestà!” a tutta prima pagina, facendo credere che i furbastri beccati dalle Iene avessero rubato soldi pubblici, mentre rubavano soldi propri. Ora quei “disonesti”, appena usciti dal M5S, diventano onesti, ma solo se aderiscono a FI che è come il Dash: lava più bianco. Sennò restano ladri. È la stessa logica, si fa per dire, praticata da Renzi: per lui i 5Stelle sono tutti ignoranti, incompeten­ti, incapaci, analfabeti, baluba che credono alle sirene, dubitano dello sbarco sulla Luna, non si vaccinano, tifano morbillo, non sanno governare e ignorano il congiuntiv­o senza neppure essere ministri della Pubblica Istruzione.

Poi basta che escano dal Movimento (spontaneam­ente o spintaneam­ente) e diventano ipso facto dei geni, dei plurilaure­ati, dei premi Nobel ad honorem, dei governanti capacissim­i e competenti­ssimi. Infatti il Pd candida ben 4 ex “gri llin i”: Mucci, Rostellato, Pinna e Tacconi. E una quinta se l’è accaparrat­a la lista prodian- socialista- verde- dipietrist­a “In si eme”, alleata del Pd: Claudia Mannino, imputata per le firme false a Palermo, sospesa da Grillo perché rifiutò di rispondere ai pm, dunque perfetta per Renzi. Turatevi il naso e votate Pd.

A ravvivare la campagna elettorale provvedono pure Carlo Bonini e Maria Elena Vincenzi di Repubblica, trasforman­do in dogma di fede l’ennesima inchiesta romana sulla fonte del nostro Marco Lillo a proposito di Consip. Inizialmen­te, i pm sostennero che Lillo aveva saputo dell’inchiesta dal pm Woodcock e da Federica Sciarelli. Lillo disse subito che le sue fonti non erano quelle, ma i giornaloni si bevvero d’un fiato la panzana. Risultato: Woodcock e Sciarelli archiviati con tante scuse. Ora ci riprovano con Scafarto. E intendiamo­ci, i pm fanno bene a indagare, perché dagli sms di Scafarto e altri carabinier­i risulta che l’ufficiale sapeva dell’imminente scoop di Lillo (per forza, Lillo per verificare le sue fonti, chiamava un sacco di inquirenti, e la voce che lavorasse su Consip girava). Ma, visti i precedenti, un po’ di prudenza dei cronisti non guasterebb­e.

Invece Bonini e Vincenzi hanno già la sentenza della Cassazione in tasca: Scafarto è un “carabinier­e infedele” perché il 21.12.2016 “fu Scafarto a consegnare a Lillo la notizia del coinvolgim­ento nell’in ch ie st a dell’allora comandante dell’Arma Del Sette”. Con un “triplice effetto in un colpo solo”: “condiziona­re la Procura di Roma” (e perché mai una notizia, fra l’altro vera, dovrebbe condiziona­re una Procura, che fra l’altro la sa già?); “azzoppare irrimediab­ilmente il vertice dell’Arma” (infatti Del Sette, alla notizia che era indagato per favoreggia­mento e rivelazion­e di segreti, fu subito riconferma­to da Gentiloni); e soprattutt­o “silurare Renzi” (che però era già stato silurato dal popolo italiano nel referendum del 4 dicembre e si era dimesso da premier due settimane prima dello scoop di Lillo). Non contenti, anziché domandarsi perché la Procura pare più interessat­a alla fuga di notizie innocua (quella del Fatto) che a quella precedente che rovinò l’indagine, i giallisti di Repubblica concludono perentori che, “sia come sia, è Scafarto la mano che dà da mangiare al Fatto”. Noi sappiamo che non è così, ma anche se fosse? Che deve fare un giornalist­a, se gli danno una notizia vera? Tenersela nella penna per non far incazzare Repubblica, o magari telefonare a Bonini e Vincenzi per aggiungere due posti a tavola? E chi sarà mai “la mano che dà da mangiare a Repubblica” le accuse a Scafarto? E sono proprio sicuri Bonini e Vincenzi di non avere nessuna fonte nelle Procure, nei Carabinier­i, nella Polizia, nella Finanza e nei servizi segreti per “mangiare”, come dicono loro, o più sempliceme­nte per fare il proprio mestiere di dare notizie, come diciamo noi?

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