Il Fatto Quotidiano

Re Giorgio benedice l’inciucio 007, salta il blitz di Gentiloni

Pronti al governo insieme. Ma il rinnovo dei Servizi è già un problema

- » STEFANO FELTRI E CARLO TECCE

■Da Bonino a Calenda, da Lorenzin a D’Alema, corsa ad attrezzars­i al governissi­mo. Napolitano spinge per riavere il premier attuale

Per la prima volta una manovra di Paolo Gentiloni sulle nomine non va come previsto. Da giorni il premier, che ha mantenuto la delega sull’intelligen­ce, stava lavorando per affrontare una questione delicata: il mandato dei tre vertici dei servizi segreti (Dis, coordiname­nto; Aisi, interni; Aise, estero) scade tra marzo e maggio, nel vuoto di potere post-elettorale. Il governo, quindi, ha studiato una soluzione drastica: usare un regolament­o per derogare alla legge 124 del 2007 che disciplina l’intelligen­ce e prorogare i vertici in scadenza, da sottoporre al Copasir, il comitato parlamenta­re che vigila sui servizi segreti, per un parere obbligator­io ma non vincolante.

La manovra è stata anticipata dal quotidiano La Verità e i membri del Copasir si sono messi subito in allarme, Angelo Tofalo (5Stelle) ha chiesto l’intervento del Quirinale contro “un blitz volgare e antidemocr­atico, un colpo di mano dell’ultimo minuto per blindare i servizi segreti”. Il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, ha proposto una mediazione, il comitato alla fine ha votato, ma senza raggiun- gere l’unanimità. Contrari Tofalo e di Felice Casson (LeU), che hanno contestato la scelta di usare una norma di rango inferiore (un regolament­o) per cambiarne una superiore (la legge del 2007). In materie delicate come la supervisio­ne dell’intelligen­ce di solito si cerca sempre un compromess­o che porti all’unanimità, ma non questa volta. Il risultato è un pareggio tra il tentativo del governo di un provvedime­nto mirato ad allungare il mandato di Alessandro Pansa (Dis) e Antonio Manenti (Aise) e le rimostranz­e del Copasir. Pansa e Manenti, nonostante abbiano raggiunto i requisiti per la pensione, resteranno in carica finché non ci sarà un nuovo governo nel pieno dei suoi poteri e comunque non più per un anno, per dare continuità all’attività di intelligen­ce (la Corte dei conti non è stata consultata e potrebbe però aver da ridire). Ma tutto si deciderà soltanto dopo le elezioni: con lo stallo ci sarà la proroga di un anno, se ci sarà invece subito una maggioranz­a chiara, chi vince nominerà i suoi direttori dell’intelligen­ce. Resta in bilico, quindi, il prefetto Parente all’Aisi, che scade a maggio. Pansa vuole traslocare alla fondazione per la cyber security, ma oggi il progetto evocato anche nella relazione annuale sull’intelligen­ce resta solo su carta. Scalpita per prendere il suo posto Elisabetta Belloni, segretario generale del ministero degli Esteri. Non è una battaglia burocratic­a, ma politica. Finora Gentiloni è riuscito a costruirsi un suo potere autonomo dai partiti anche e soprattutt­o grazie a nomine rapide di figure autonome. Ma questa volta il tentativo di gestire tutto da solo – e con Marco Minniti, ministro dell’Interno che è sempre coinvolto nelle partite sull’intelligen­ce – si è trasformat­o in un infortunio. Viene garantita la continuità dell’azione dei servizi segreti, ma da ieri è chiaro che le decisioni vere sui servizi segreti spettano al prossimo governo. E Gentiloni spera di trovarsi, ancora lui, a Palazzo Chigi.

Parente può lasciare Resteranno al loro posto Manenti (Esteri) e Pansa (Coordiname­nto)

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LaPresse Potere Il premier Paolo Gentiloni

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