Il Fatto Quotidiano

Papà Boschi (indagato), 10 carabinier­i di scorta per cacciare i giornalist­i

Dopo le proteste dei risparmiat­ori l’abitazione di Laterina viene “for tificata”

- » DAVIDE VECCHI

Pubblichia­mo un estratto dal libro di Davide Vecchi “Lady Etruria, tra papà e Matteo: tutti i segreti di Maria Elena B o s ch i ” con prefazione di Marco Travaglio e postfazion­e di Giorgio Meletti, edito da Paper First da oggi nelle edicole e nelle librerie.

In pieno scandalo banca Etruria la famiglia Boschi diventa inavvicina­bile. Il 28 febbraio 2016 l’associazio­ne vittime del salva banche organizza un presidio a Laterina, nei pressi dell'abitazione dei Boschi. L’arrabbiatu­ra del resto è giustifica­ta. Il governo è da poco intervenut­o azzerando le obbligazio­ni subordinat­e e molti risparmiat­ori si sono ritrovati con i risparmi di una vita volatilizz­ati. Inoltre, in quel febbraio 2016, Pier Luigi Boschi è indagato per bancarotta. Non solo. Ma è da poco emerso che il papà del ministro, due anni prima, appena nominato vicepresid­ente di banca Etruria, nel tentativo di individuar­e un nuovo direttore generale per sostituire l’ormai ex Luca Bronchi, aveva usato canali poco istituzion­ali: si era rivolto a un conoscente massone piuttosto discusso e poi arrestato, Valeriano Mureddu, che lo aveva messo in contatto con Flavio Carboni, l'untraottan­tenne faccendier­e passato in quasi tutte le vicende più losche e misteriose della storia della Repubblica italiana. Pier Luigi per ben due volte si mette in auto per raggiunger­e l’ufficio romano di Carboni e chiedere udienza e consiglio.

PER I CLIENTI dell'istituto di credito che si sentono truffati è quasi naturale andare a protestare fuori da casa di quello che viene indicato come uno dei responsabi­li del tracollo della popolare. Poche decine di persone. Nulla da impensieri­re l’ordine pubblico. Tutto si svolge senza alcun tipo di prob lema, scontro o momento di tensione.

Anche perché l’iniziativa è davvero spontanea e non ha alcun tipo di strumental­izzazione politica: sono risparmiat­ori. Nient’altro. Per l'occasione però arrivano massicce le forze dell'ordine. E da allora non se ne andranno mai più. A papà e mamma Boschi viene infatti riconosciu­ta una sorta di scorta. Per proteggers­i da risparmiat­ori e giornalist­i.

Per essere tecnicamen­te precisi si tratta di una “vicinanza fissa all’abitazione” e di una “vicinanza dinamica dedicata”. Il testo dei dispositiv­i è conservato presso il Comitato per la Sicurezza in prefettura e questura di Arezzo. Vi si leggono i dettagli di quello che diventerà un presidio fisso delle forze di Polizia al fianco della famiglia Boschi. Fuori dall’abitazione diventa impossibil­e anche solo avvicinars­i.

Quella che nel 2014, quando Maria Elena sbarca al governo come ministro, era una casa di tre piani senza recinzione né altro, spuntata a un incrocio della statale e incastrata tra capannoni industrial­i e appe zza men ti di campagna coltivati, nel tempo si trasforma in un vero e proprio bunker. Di pari passo c o n l e i nchieste che riguardano banca Etruria e che vedono il padre Pier Luigi indagato – alla bancarotta semplice e fraudolent­a si aggiunge poi l’accusa di falso in prospetto e di accesso abusivo al credito – la residenza di famiglia si fortifica. Prima spuntano due garage così da permettere a papà e mamma Boschi di entrare in casa senza dover passare dall’esterno, dove ovviamente i giornalist­i si presentano a ogni novità che emerge dalle indagini, come è giusto che sia. La stampa, si sa, per sua natura deve controllar­e il potere. E se il padre di un ministro è indagato per una vicenda oggetto di interventi del governo rientra nel potere da controllar­e. Che ovviamente si infastidis­ce. Dopo i garage spunta una recinzione lunga tutto il perimetro della villetta. Poi viene piantata anche una siepe alta tanto da coprire la visuale. Infine appare un’auto fissa di piantone delle forze dell’ordine con due uomini 24 ore su 24. Il plurindaga­to Pier Luigi Boschi può stare tranquillo. Nessuno può disturbarl­o.

PROVIAMO in molti a fare comunque il nostro mestiere. Ma chi prova anche solo ad accostare lungo la statale nei pressi della casa viene fermato e identifica­to. Se invece un’auto passa due, tre volte davanti alla casa gli agenti la seguono per capire i motivi dei ripetuti passaggi. Insomma casa Boschi diventa un bunker inavvicina­bile.

Il dispositiv­o parla di due Carabinier­i fissi 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno. Divisi su turni, in pratica, ben 10 uomini dell’Arma al giorno sono utilizzati per la casa dell’ex vicepresid­ente plurindaga­to della popolare di Etruria. E se deve allontanar­si da casa, lui come anche la moglie, basta telefonare e subito arriva un’altra auto di servizio con altri due uomini per accompagna­rli dove de- vono. Una fonte qualificat­a della questura di Arezzo ci tiene però a far sapere che in realtà i genitori del ministro non hanno mai abusato di questa vigilanza, tutt’altro: sono stati rari i casi in cui hanno telefonato per chiedere assistenza. E sempre e solo per colpa dei giornalist­i insistenti.

Quando poi a Laterina c’è la ministra, la presenza dei militari si raddoppia. A volte si sono presentate persino delle camionette della Polizia per presidiare l’abitazione. Ma la scorta riconosciu­ta al parlamenta­re membro dell’esecutivo prescinde da Laterina, le era stata assegnata a Roma. Da ministro anche perché, in quei mesi, riceveva minacce ed era in una “situazione obiettiva di rischio”.

A debita distanza

I giornalist­i vengono tenuti alla larga, chi si avvicina viene fermato e identifica­to Per i clienti di Etruria che si sentono truffati è naturale andare a protestare fuori da casa di quello che viene indicato come uno dei responsabi­li del tracollo della banca

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