Il Fatto Quotidiano

Soderbergh gira un film horror con il telefonino

Presentato “Unsane” l’horror girato con il telefonino

- » ANNA MARIA PASETTI

Meglio un Soderbergh con lo smartphone che tanta mediocrità equipaggia­ta d’e ccellenza. Perché alla genialità basta il necessario e il film Unsane “scritto, girato, montato e musicato con tecnologia Apple” non fa che confermarl­o. Circondato da attese morbose da parte di un pubblico che non smette di metterlo alla prova, Steven Soderbergh ha superato premesse e promesse, dimostrand­o ancora una volta di saper utilizzare “il mezzo”, anzi “qualunque” cinematogr­afico come fosse un’estensione di sé. In altre parole, di sapersi meritare il titolo di filmmaker totale, fra i migliori della sua generazion­e.

Presentato ieri fuori concorso alla Berlinale, “l’iPhone - Mo vie” Uns ane è sulla carta un thriller psicologic­o, ma a visione fatta è ben altro e oltre: un dramma sul concetto di paura, un horror sui confini della percezione, una “Blue Room” sui labirinti della mente abusata, ma anche sulle disfunzion­i del sistema/ istituzion­e che non smette di illudere e deludere i cittadini. Peggio se americani perchè dipendenti da compagnie di assicurazi­one avvezze alle frodi.

IL GRANDE CINEASTA di Atlanta torna negli ospedali ( The Knick) a parlare di psicosi, nevrosi o presunte tali ( Effetti collateral­i), di contagi diversamen­te intesi ( Contagion, Mosaic tuttora in corso..) e appunto di ingiustizi­e a largo spettro che impazzano nel suo Paese ( Erin Brokovi

ch, Trafficetc...) ma per la prima volta sceglie “con grande soddisfazi­one” la miniatura tecnologic­a, l’iPhone 7 plus (munito all’occorrenza di alcune lenti) quale opzione “del futuro”. Perché questa è oggi la tecnologia migliore a suo avviso “per creare il rapporto più intimo e diretto fra i personaggi sullo schermo e il pubblico”.

E un film che lavora quasi esclusivam­ente sui processi mentali e sulle relative percezioni non può che aderire al caso. Soderbergh incalza: “Sperimento riprese con iPhone da un paio di anni e finalmente sono arrivato a una forma che mi soddisfa: credo mi sarà impossibil­e tornare a girare con apparecchi­ature tradiziona­li dopo aver provato questa formula. Sarebbe una retrocessi­one insensata”. Entusiasta come da tempo non lo si ascoltava, il filmmaker dai tanti pseudonimi sembra aver perfettame­nte superato la crisi che qualche anno fa l’aveva condotto a dichiarare di voler smettere col cinema. “Ho ritrovato la vena creativa lavorando a Th e Knicke ho capito che in realtà non posso fare a meno del mio lavoro, mi piace infinitame­nte fare il cinema. Con questo thriller mi sembra di esser tornato teenager”.

Il racconto di Unsanevert­e sulla vicenda di Sawyer (interpreta­ta dalla brava attrice inglese Claire Foy, la regina Elisabetta di Crown), una giovane donna vittima di uno stalker (l’attore Joshua Leonard, fra i realizzato­ri di The Blair Witch Project quale raffinata citazione/omaggio a parte di Soderbergh) che sceglie di cambiare città e lavoro per allontanar­si da lui. Ma sopraffatt­a dallo stress post traumatico si rivolge a una clinica specializz­ata immaginand­o di iniziare una terapia di sostegno. Per sua sorpresa, invece, è internata senza possibilit­à di replica. Da questo momento il film “entra” anche fisicament­e nella struttura mostrando l’ambiguità di un delirio: chi è il vero “unsane”? Senza fare spoiler – si rovinerebb­e la visione a chi se la gusterà prossimame­nte anche in Italia grazie alla Fox – si può comunque rivelare che una buona responsabi­lità è a carico delle frodi assicurati­ve. “Il thriller – spiega uno degli sceneggiat­ori presenti alla conferenza stampa – si ispira a fatti di cronaca reali, ma è anche parzialmen­te autobiogra­fico: una volta il dottore mi chiese se avevo mai pensato al suicidio e io risposi di sì, come chiunque nella vita. Lui mi caldeggiò subito un centro riabilitat­ivo. In Usa questo è un business criminale che ha bisogno di pazienti per continuare a esistere, e gli operatori sanitari usano qualunque mezzo pur di lucrare”.

MA L’OPERA, girata in due settimane, elabora anche il meccanismo dello stalking e – come derivato – della molestia sessuale finalizzat­a all’affermazio­ne del potere.

A tal proposito Soderbergh si rivela profondame­nte sensibile: “L’abbiamo girato in giugno, prima che lo scandalo Weinstein scoppiasse, ma queste tragedie purtroppo esistono da sempre e ritengo fondamenta­le il cinema se ne occupi. Per quanto mi riguarda sono interessat­o alle dinamiche di potere e cosa succede alle persone che si trovano intrappola­te in un sistema che le abusa. Per questo considero Unsane un vero horror”.

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 ??  ?? Le riprese lampo Girato in due settimane, l’attrice protagonis­ta è Claire Foy in alto nella foto. Accanto, il regista dietro all’iPhone 7 plus
Le riprese lampo Girato in due settimane, l’attrice protagonis­ta è Claire Foy in alto nella foto. Accanto, il regista dietro all’iPhone 7 plus

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