Il Fatto Quotidiano

L’unico vero peccato è accettare la doppia morale della Chiesa

Il celibato serve solo a trasmetter­e un’idea di superiorit­à del religioso che però resta un uomo

- » MARCO MARZANO

Molti dei preti gay coinvolti nella vicenda raccontata dal Fatto, con il dossier dell’escort Francesco Mangiacapr­a che ha censito oltre 50 religiosi e le loro abitudini sessuali, meritano delle attenuanti. Hanno sempliceme­nte fatto quello che fanno probabilme­nte tante altre persone, appartenen­ti a diversi gruppi sociali e profession­ali. Nei tanti festini a luci rosse in giro per l’Italia, nella miriade di giri di prostituzi­one etero o gay della Penisola sono coinvolte tante persone insospetta­bili, tanti adulti consenzien­ti, i quali non fanno niente di male, sempre che non coinvolgan­o minori e non commettano reati. Sotto questo profilo, i preti sono uomini identici agli altri e non hanno ricevuto in dono da Dio o dai seminari una sessualità depotenzia­ta. Hanno bisogni sessuali identici a quelli del resto della popolazion­e.

Le attenuanti crescono per quei preti, e non sono pochi, che ci hanno provato ad avere una vita casta, a lottare eroicament­e contro l’umanissima forza del loro desiderio. Ci hanno provato in seminario, dinanzi alle proposte inequivoca­bili del vicino di stanza o del teologo insegnante. Poi ci hanno provato ancora in parrocchia, quando sono aumentate le possibilit­à di avere una vita affettiva e sessua- le libera. Si sono mortificat­i, fustigati, repressi, magari consegnati all’alcol, alla pornografi­a, alle fantasie solitarie. E poi hanno ceduto, hanno compreso che l’astinenza sessuale che l’istituzion­e pretende da loro in cambio della aureola di santità che mette sulle loro teste è una truffa meschina, che non c’e nt r a con il Vangelo e con il volere di Dio, ma serve solo a un’istituzion­e totalitari­a per tenere sotto scacco prima di tutto loro stessi, spesso ricattati in cambio di coperture, e poi un popolo di fedeli convinto che i preti siano mezzi santi, che Dio li abbia scelti come suoi mediatori. Fare sesso vuol dire allora per costoro ribadire che sono esseri umani, soggetti liberi e non pedine nelle mani di un’istituzion­e ipocrita che gioca sulle loro debolezze per ricattarli e tenerli in pugno. E anche il fatto che talvolta il sesso lo facciano a pagamento va comunque imputato all’istituzion­e che ha ordito la repression­e sessuale e che ha sviluppato nel clero “un’incapacità addestrata” a costruire relazioni affettive paritarie, un’i n abilità a innamorars­i e a legarsi in profondità aqualcuno , amandolo e rispettand­olo. Il ricorso alla prostituzi­one è figlio dell’ar idi tà sentimenta­le che deriva dalla mentalità celibatari­a, quella che spinge a vedere il prossimo come un oggetto da “usare”, le persone come entità alle quali non bisogna legarsi, per il timore di perdere la propria narcisisti­ca e solitaria superiorit­à.

Tutte queste attenuanti, che ci conducono ad essere indulgenti con i singoli e severi con l’istituzion­e a cui va addebitata la responsabi­lità degli enormi danni che provengono dalla repression­e sessuale, non possono comunque cancellare la responsabi- lità morale dei preti coinvolti. Essi, soprattutt­o se giovani o addirittur­a seminarist­i, hanno tempo e modo di farsi un’altra vita, di lasciare il seminario o la tonaca appena indossata e rinascere come persone libere, accettando di aver commesso lo sbaglio tragico di affidarsi a un’istituzion­e che non aveva a cuore la loro e l’altrui libertà o benessere, ma solo l’eterna perpetuazi­one di sé stessa. Quello che dovrebbe risultare inaccettab­ile per tutti quelli implicati nello scandalo è il godere, al riparo della vista della loro “seconda vita”, di tutti i vantaggi che la profession­e clericale garantisce in termini di autorità sui fedeli, di sacralizza­zione della propria persona, di vantaggi economici e di agi materiali.

La colpa più grave del clero coinvolto in questa storia è di non seguire l’esempio di Krystof Charamsa, il prete alto funzionari­o presso la Congregazi­one per la Dottrina della Fede che nel 2015 annunciò a tutto il mondo che preferiva rendere nota la sua omosessual­ità e vivere alla luce del sole la sua storia d’amore piuttosto che continua- re un’esistenza falsa e menzognera, in un ambiente come quello vaticano omofobo in pubblico, ma molto omosessual­e dietro le tonache.

Ipocrisie L’astinenza è molto predicata e poco praticata, ma non si può dire o l’istituzion­e si indebolisc­e

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