Il Fatto Quotidiano

Sofia è più forte della sfortuna: oro in discesa dopo 6 infortuni

OLIMPIADI INVERNALI In Corea la Goggia conquista la “libera” davanti alla norvegese Mowinckel. Solo terza il fenomeno Vonn. Prima di lei nessuna azzurra ci era mai riuscita

- » LORENZO VENDEMIALE

“Ma mmaaaa, h o vi nto l ’ Olimpiade!”. Sofia Goggia ci ha messo un po’ per realizzare di aver raggiunto il traguardo che ha sempre inseguito, sin da quando era una bambina prodigio o una giovane promessa molto sfortunata. Campioness­a olimpica nella discesa di sci alpino: quasi non ci credeva, quando ha tagliato lo striscione d’ar ri vo con un tempo eccezional­e che già faceva presagire il trionfo; e nemmeno sul podio, con la medaglia d’oro al collo che si girava e rigirava fra le mani, la terza per gli azzurri nell’edizione coreana.

L’ITALIA si porta a casa la gara regina dei Giochi di Pyeongchan­g. Nessuna donna ci era mai riuscita. Sofia Goggia ha vinto la discesa: “libera” come lei, che è un talento e un personaggi­o fuori dagli schemi. Il numero uno del Coni, Giovanni Malagò, ha rivelato di averle donato qualche tempo fa un bilanciere da 120 kg, che teneva nei corridoi del Foro italico e da cui la sciatrice era rimasta incantata: “È il regalo più strano che abbia mai fatto a una donna”, ha detto il presidente. Ma lei è diversa: non è una star come Lindsey Vonn, capace di ammaliare tifosi e riflettori anche quando arriva solo ter- za. Non ha la grazia scandinava della giovane Mowinckel, argento a sorpresa con brivido ( 9 centesimi di distacco), e neppure l’eleganza delle regine del passato. “Non sarò mai la sciatrice che scende con classe, quando passo faccio rumore come se suonassero mille chitarre. Ma sono così, resto Sofia”. Bergamasca (come Michela Moioli, l’altra olimpionic­a dello snowboard), ambiziosa, casinista, ipercompet­itiva: le dichiarazi­oni di rito non fanno per lei, la falsa

Ha scritto su Facebook: ‘Quella bambina che a sei anni sulle nevi di Foppolo aveva sognato di vincere i Giochi sarebbe fiera di me’

modestia neppure. A 8 anni faceva impazzire i maestri perché voleva gareggiare contro i maschietti. A 21 confidava al suo allenatore di essere la discesista più forte del mondo. Il tempo le ha dato ragione, ma l’ha fatta anche penare. Poco male, per chi ha la sua forza d’animo e si ispira alla sapienza degli antichi. Amat victoria c ur am , ha scritto sui social network per ringraziar­e lo skiman Bruno. Ma il suo detto latino preferito è un altro: Ibis redibis non morieris in bello. “Andrai tornerai non morirai in guerra”: l’ambiguo motto della Sibilla per i soldati in partenza, dove il confine tra vita e morte, trionfo e sconfitta, si gioca su una virgola.

UN PO’ COME la sua carriera. Predestina­ta e maledetta: ha subìto cinque infortuni in sei anni alle ginocchia, almeno un paio abbastanza gravi da pen- sare di smettere. Ogni volta si rialzava e ricadeva: dopo la prima vittoria in Coppa Europa nel 2011 la frattura del piatto tibiale, dopo l’exploit del 4° posto ai Mondiali nel 2013 la rottura del legamento che le ha fatto perdere la stagione

della consacrazi­one. “Certe cose non si dimentican­o e ho ancora addosso quello straziante dolore”, racconta. Quattro anni fa le Olimpiadi di Sochi le aveva vissute solo da telecronis­ta, alla fine la sua testa dura l’ha avuta vinta. L’anno scorso finalmente è riuscita a esplodere in Coppa del mondo e a Pyeongchan­g non ha mancato l’appuntamen­to più importante: la pasticcion­a famosa per le sue “goggiate” ha sciato come una “samurai”.

A soli 25 anni, con almeno un’altra edizione davanti, ha vinto la discesa olimpica, dove non era riuscita nemmeno Isolde Kostner, e ha già superato il record di podi stagionali che appartenev­a a Deborah Compagnoni. Il prossimo obiettivo è riportare in patria la Coppa di cristallo, il trofeo della Coppa del mondo che l’Italia non vince dai tempi di Alberto Tomba. “Quella bambina che a sei anni sulle nevi di Foppolo aveva sognato di vincere le Olimpiadi sarebbe fiera di me”, ha scritto su Facebook oggi che è cresciuta, è diventata donna e campioness­a olimpica, ma continua a mostrare al mondo quella linguaccia da bimba impertinen­te.

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Sofia Goggia sulla pista di Pyeongchan­g, e all’arrivo quando ha capito di aver vinto
Ansa In gara Sofia Goggia sulla pista di Pyeongchan­g, e all’arrivo quando ha capito di aver vinto
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