Il Fatto Quotidiano

“I partiti hanno liste sporche, le mani delle mafie sul voto”

Rosy Bindi presenta la relazione

- » ENRICO FIERRO

L’ultimo atto della Commission­e bicamerale avverte del rischio “impresenta­bili” e propone al Parlamento che verrà di cambiare la legge Severino per non consentire loro l’accesso a Camera e Senato. L’attacco di Fava: “Il segretario dem candida Navarra che non ha mai detto di vergognars­i dello zio in Cosa Nostra”

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campagna elettorale dove il tema della lotta alla mafia e alla corruzione è latitante. Non pervenuto”. Il giornalist­a Claudio Fava questa volta non è della partita, il suo impegno politico ora è al Parlamento regionale siciliano. All’opposizion­e del governo Musumeci.

Non c’è la lotta alla corruzione e alla mafia, ma questo pomeriggio ( ieri per chi legge, ndr)

Matteo Renzi a Messina incontrerà il suo candidato Pietro Navarra, il nipote dell’antico boss dei corleonesi il dottor Michele Navarra. E che problema c’è, fino a poco tempo fa incontrava Francanton­io Genovese, ora Navarra. Non uso la parentela per demonizzar­e un candidato, non gli butto addosso la croce dello zio mafioso. Ma di fronte a un dato oggettivo, quel legame familiare e quella storia, potevano esserci due reazioni. Una nobile: mi vergogno del passato di mio zio e prendo le distanze, così come hanno fatto tanti familiari di mafiosi, penso a Peppino Impastato e alla sua famiglia. L’altra, certamente meno nobile, che è quella di minacciare querele, anche preventive, nei confronti di chi osa ricordare. Stiamo parlando di uno spietato capomafia che ordinò l’uccisione di avversari politici, sindacalis­ti, esponenti di sinistra. Massimo Bordin, che non può certo essere considerat­o un giustizial­ista, la pensa come te. Ecco cosa ha scritto: “… penso che la sinistra siciliana, che negli anni Cinquanta vide uccisi e infoibati, proprio a Corleone, sindacalis­ti e braccianti che la votavano e sostenevan­o, avrebbe fatto meglio a far passare almeno un’altra generazion­e prima di candidare un parente dell’allora capo degli assassini”.

Ecco, il punto è proprio questo. Una questione di decenza.

Anche Rosario Crocetta, l’ex presidente della Regione, ha lamentato che una volta si candidavan­o i parenti delle vittime di mafia, mentre oggi…

Crocetta avrebbe fatto meglio a pronunciar­e questa frase quando il suo nome era ancora in ballo per le candidatur­e. Il problema vero è un altro: la lotta alla mafia non paga, non porta voti. Se invece indurisci le politiche e le parole d’ordine contro gli immigrati, i voti li prendi, ecco perché nei programmi dei partiti la lotta alla mafia e alla corruzione è relegata nelle varie ed eventuali.

Che fine ha fatto l’Antimafia?

È in crisi profonda, di analisi idee e facce. In questi anni ha vinto l’an-

Il leader del Pd incontrava Genovese e oggi candida Navarra che non ha mai detto di vergognars­i dello zio mafioso

timafia da parata, di quelli che portano il distintivo, la medaglia da appuntarsi al petto. Poi scopri, come è accaduto ampiamente in Sicilia, che tanto antimafios­i non erano.

Il riferiment­o è anche a personaggi politici?

Certo, e ce ne sono. Persone che hanno usato il brand dell’antima- fia per farsi strada, per attaccare gli avversari, per costruire muri e discrimina­re. C’è stato un uso volgare e privatisti­co della lotta alla mafia.

L’antimafia politica è morta, quindi.

Sì, e non perché non vi sia più bisogno di una azione di lotta alla mafia e ai processi corruttivi dentro le istituzion­i, ma per le cose che dicevamo prima. La mafia è cambiata, è diventata 2.0, accumula capitali in modo mostruoso e incide nelle economie, inquina le democrazie. I nostri strumenti sono vecchi, bisogna rivedere la Legge Rognoni-La Torre, adeguarla alle mutazioni delle mafie, rivedere la legge sullo scioglimen­to dei Comuni per infiltrazi­oni. Se un Comune viene sciolto tre, quattro volte, allora qualcosa non va. Io aspetto ancora un governo che al primo posto del suo programma metta il tema di una moderna lotta alle mafie e al sistema corruttivo.

Non mi pare che i partiti si siano sforzati nella formazione delle liste per dare una chiara impronta antimafia.

Qualche parente, nulla di più. Ma parlo di casa mia, di Liberi e Uguali. C’è Grasso e va benissimo, ma io trovo scandaloso quello che è successo in Calabria con la non candidatur­a di Gianni Speranza. Ha fatto il sindaco di Lamezia Terme, Comune commissari­ato due volte per mafia, quando ha lasciato ha vinto il centrodest­ra e il Comune è stato nuovamente sciolto. Insomma, Gianni ha tenuto fuori la ’ndrangheta dal suo Comune e tu che fai? Non lo candidi, succube di logiche correntizi­e non scegli un uomo che per quella terra è un simbolo. Un errore grave.

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A Palermo Claudio Fava, già presidente della Commission­e antimafia, è oggi consiglier­e regionale in Sicilia

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