Il Fatto Quotidiano

Di Maio anticipa i suoi ministri e Gentiloni nasconde i suoi flop

Il capo politico dei Cinque Stelle invia al Colle la sua lista per il governo

- » WANDA MARRA

■Con pratica inusuale il Movimento consegna al Quirinale i nominativi per un futuro esecutivo. Il Pd continua a fare il tifo per l’attuale premier, che non ha fatto grandissim­e cose

“La posta in gioco delle elezioni di domenica è paragonabi­le a una scelta di campo, dirimente. Per la prima volta c’è un governo ombra che si presenta prima delle elezioni. Di solito perdi le elezioni e presenti un governo ombra”. Il riferiment­o di Paolo Gentiloni dal palco del cinema Adriano di Roma è a Luigi Di Maio. E la frase è insolitame­nte “appuntita” per uno che in genere arrotonda. Dopo di lui ci pensa Matteo Renzi ad affondare: “Gli altri son terrorizza­ti. Di Maio chiede i voti al Pd per governare, dopo averci detto di tutto: ma noi, Luigi, ti riteniamo incompeten­te e incapace di guidare questo Paese”.

Di Maio in realtà ufficialme­nte il sostegno del Pd per un eventuale governo dopo le elezioni non lo ha mai chiesto. Però, tra gli scenari che vanno per la maggiore in questo scampolo di campagna elettorale, c’è l’eventualit­à che Sergio Mattarella dia l’incarico al candidato dei 5 Stelle col compito di fare un governo di

In platea Qualche fischio contro la Boschi. L’ex premier la difende: “Non volevo una campagna su lei” Sono terrorizza­ti Di Maio chiede i voti al Pd per governare, dopo averci detto di tutto: ma noi Luigi ti riteniamo incompeten­te e incapace MATTEO RENZI Di solito perdi le elezioni e presenti un governo ombra, non prima Voi chi vorreste ministro dell’Economia, Di Battista o Padoan? PAOLO GENTILONI

tutti per la legge elettorale. Il Pd dice no. Almeno in questo, allineato e compatto.

DAL PALCO, quando scende Gentiloni, sale Renzi. L’abbraccio tra i due è tanto di prammatica, quanto rapido, accompagna­to da un buffetto reciproco. È la prima volta insieme in campagna elettorale: erano stati sullo stesso palco per l’ultima volta a Milano a inizio gennaio. E poi si sono incontrati sabato, dietro al palco di piazza del Popolo. È stato il segretario a insistere perché il premier e i ministri (a partire da Marco Minniti) condivides­sero con lui oneri e onori di questa campagna elettorale. La risposta non è stata esattament­e entusiasta, tra rancori post-formazione delle liste e convinzion­e che apparire insieme a Renzi, sia più un rischio che un’opportunit­à.

Il rush finale non cambia l’impostazio­ne. E così la foto di gruppo della squadra e della coalizione non c’è e non ci sarà. A Roma, ieri, il primo a salire sul palco è Nicola Zingaretti, governator­e uscente e candidato alla guida della Regione Lazio. “La missione che abbiamo, insieme, è quella di guardare negli occhi un intero popolo. E se ci chiedono ‘chi siete voi?’, rispondere che siamo quelli che vogliono ridare la speranza”. Il “mood” collettivo è esattament­e questo: sco- raggiament­o rispetto a una sconfitta che pare annunciata e richiami a un’unità alla quale non crede nessuno. Lo stesso Zingaretti si trova a dover ribadire, sceso dal palco: “No, non farò il segretario”. Nei ragionamen­ti sul dopo è proprio lui quello che i più indicano come sostituto di Renzi.

La platea di ieri è partecipe senza grandi entusiasmi. In prima fila ci sono i ministri Marianna Madia, Pier Carlo Padoan, Maurizio Martina. E poi i candidati a Roma: da Luigi Zanda, a Matteo Orfini, da Luciano Nobili a Michele Anzaldi. Gentiloni parla da capo del governo. Tira in ballo con calore Padoan: “Vorreste lui o Di Battista ministro dell’Economia?”.

DECISAMENT­E meno quello con cui si riferisce a Renzi: “Caro Matteo, al gioco delle divisioni noi non ci prestiamo”: lo chiama per nome, come un ragazzo un po’ribelle. A Renzi, alla fine, tocca la parte più difficile: quella di cercare di galvanizza­re gli elettori. Si affida soprattutt­o alla battuta. Fa vedere la seconda puntata dello spot elettorale ( realizzato d al l’agenzia barese Proforma): il padre - indeciso e riluttante - messo sotto pressione dalla moglie e dai figli e incapace a trovare argomenti validi per non votare Pd, alla fine annuncia il suo voto per i Dem. “Pensaci” si chiude lo spot. Che gli indecisi ci pensino è la speranza di Renzi. Ma intanto, persino ieri, la presenza di Maria Elena Boschi proietta la sua ombra: “Perché l’avete candidata a Bolzano?”, chiede uno dal pubblico. E lui: “Per evitare che tutta la campagna si facesse su di lei”. Un’ammissione. Dalla sala si sente qualche “buh”. L’ex ministra, peraltro, è candidata nel proporzion­ale anche a Roma, ma non c’è. Tenuta fuori dai radar per tutta la campagna.

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Ansa Quasi ex Matteo Renzi e il suo successore a Palazzo Chigi, Paolo Gentiloni ieri sul palco a Roma

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