Il Fatto Quotidiano

Pif: “La politica è meraviglio­sa Non astenetevi”

Pif Il regista: “Sono reduce da un tour elettorale in cui ho incontrato tanti cittadini che credono nei loro leader. L’astensione non è mai un’opzione”

- » SILVIA TRUZZI

Questa campagna elettorale è più che mai famigerata: i commentato­ri già da settimane non ne possono più, non fanno che lamentarsi della noia, della mancanza di duelli tra i leader, delle promesse impossibil­i. Poi arriva Pierfrance­sco Diliberto in arte Pif, reduce dallo speciale di Tv8 dedicato al 4 marzo (per chi lo avesse perso, è in replay sul sito della rete), e rovescia completame­nte la prospettiv­a: “Sono stato a Grosseto con i supporter di Salvini, a Pistoia con quelli della Meloni, a Bologna con il popolo di Renzi... Insomma me li sono fatti tutti. E ho partorito un’ idea, che probabilme­nte è controcorr­ente. E cioè che la politica è una cosa meraviglio­sa. A me piace la politica che unisce, che accoglie. E questi giri elettorali mi hanno fatto incontrare, oltre ai leader, le persone che li sostengono. Che ci credono, che si fidano e affidano: è questo il difficile. Eppure succede. Forse io ormai sono disincanta­to e quindi mi stupisco della passione degli altri”.

In un passato nemmeno tanto remoto la politica accendeva discussion­i interminab­ili.

Se è per questo, negli anni Settanta si menavano pure... Al netto delle violenze e degli estremismi, ci si accalorava moltissimo, si contrappon­evano visioni opposte del mondo e della società. Una cosa che poi si è persa, anche per la fine delle ideologie. Ma vedere la signora che si fa spostare il turno al lavoro per andare ad ascoltare il capo del suo partito è una bella cosa. Io non ho mai frequentat­o i partiti, però avevo l’impression­e che l’interesse dei cittadini fosse quasi completame­nte scemato. Invece in questo giro che ho fatto per la trasmissio­ne ho visto una rinnovata passione che è certamente un valore, a prescinder­e dai partiti.

Eppure l’astensione cresce. Purtroppo, è un vero peccato. Dirò una banalità, ma per quanto uno se ne possa fregare della politica, la politica non se ne frega di lui. La politica si occupa di noi, in tutto: l’ospedale è gestito dalla politica, le strade sono gestite dalla politica... Dalla politica non si sfugge perché amministra tutta la nostra vita. Quindi l’astensione non è comunque un’opzione sensata.

Cosa vota?

Ho sempre votato quello che più si avvicinava alle mie idee, con un certo fastidio perché quasi mai ho fatto una scelta davvero convinta. Forse sono troppo rigido: se dovessi votare chi la pensa come me al cento per cento, dovrei candidarmi io. Dirò due cose che mi hanno fatto riflettere, una a destra e una sinistra. Mi stupisce Salvini che riesce ad avere un seguito anche nelle regioni “nemiche della Lega”, tra i terroni. Immaginiam­o un leghista scivolato su un sasso a Pontida quindici anni fa che si risveglia oggi, con la Lega nazionale...Poi non a- vrei nemmeno pensato di vedere Casini alla Casa del Popolo di Bologna, con le foto di Togliatti, Gramsci e Di Vittorio alle spalle.

Non ha risposto...

Su alcune questioni mi sento vicino a Che Guevara, su altre sono più moderato... Diciamo che sono di sinistra. A Palermo, negli anni d’oro di Cuffaro, votavo Rifondazio­ne comunista, a Milano ho votato Pd. Dipende dalla situazione.

La lotta alle mafie è praticamen­te scomparsa dal dibattito elettorale. Berlusconi nega addirittur­a quel che sta scritto sulle sentenze... Purtroppo in questo Paese la lotta alla mafia si riaccende quando ci scappa il morto. Ringrazian­do il cielo i tempi sono cambiati, ma bisogna fare attenzione. Quando la mafia sta sottocoper­ta per certi versi è ancora peggio. La mafia che dichiara guerra allo Stato è stata un’idea, fallimenta­re, di Totò Riina. Provenzano ha fatto tutto il contrario, cercando di scomparire. Alla fine probabilme­nte nei programmi di tutti i partiti c’è un punto di lotta alla criminalit­à organizzat­a, ma non se ne parla.

Tra l’altro sappiamo ormai da diversi anni che le mafie sono molto attive anche al Nord.

Questo è un punto interessan­te. Lo sappiamo ma per i politici del Nord è difficile maneggiare questo tema, significa mettere in discussion­e anticorpi che si presumono attivi. Non è convenient­e, si mette sul piatto un ulteriore problema. È un problema di opportunit­à mediatica. Che pensa del dibattito su fascismo e antifascis­mo? Quando Traini a Macerata, dopo aver ferito sette persone, se n’è andato con la bandiera italiana sulle spalle, io mi sono sentito offeso. Ho sempre avuto, fin da piccolo, una passione per il tricolore. Ma per la sinistra la bandiera è ingombrant­e. Venendo dal regime fascista tutto ciò che evoca il concetto di Nazione crea problemi, ma è una cazzata. Se tu prendi le lettere dei condannati a morte della Resistenza, tutti parlano di patria. Dicono cose come “Mamma non piangere, muoio per la libertà della mia patria”.

Mi dispiace che il tricolore sia un tabù a sinistra Eppure i partigiani condannati a morte parlavano di patria Siciliano Pif, conduttore e regista È in onda con “Il candidato va alle elezioni” LaPresse

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