Pontieri, “vice” e controllori Di Maio prepara il 5 marzo
Dopo il voto Carelli e Paragone per il dialogo a destra, la carta Fico per trattare con ortodossi e sinistra. E poi i capigruppo di guardia
Sarà un gabinetto di guerra. La squadra che dovrà aiutare il candidato premier a trovare il filo nella difficile matassa del post voto. Perché comunque vada, il M5S non potrà fare da solo, e Luigi Di Maio dovrà trattare e farsi largo tra gli altri partiti, alla ricerca di una possibile maggioranza di governo. Ma dovrà pure guardarsi le spalle, cioè non perdere le redini del gruppo parlamentare: già agitato ancora prima di tornare nei Palazzi, perché gli eletti uscenti finiti nella lista degli aspiranti ministri sono pochissimi. E il Di Maio candidato e capo politico suscita invidie.
Alfonso Bonafede
Il braccio destro, l’uomo che risolve problemi. Mandato in Campidoglio per rimettere in carreggiata la giunta Raggi, l’avvocato siciliano è previsto come ministro della Giustizia nel governo a 5Stelle. Di certo accompagnerà Di Maio in tutti i tavoli, ufficiali e non, da mediatore in cui il candidato ripone massima fiducia. E lo aiuterà a gestire i deputati nella prima, delicata fase a Montecitorio. In caso di mancata nascita di un governo Di Maio, sarebbe il naturale capogruppo a Montecitorio. E non è un dettaglio, visto che da nuovo regolamento rimarrà in carica per almeno 18 mesi: perché la rotazione del capogruppo ogni tre mesi è già il passato.
Emilio Carelli
Confidente, consigliere, prossimamente pontiere. L’ex direttore di SkyTg24, nonché uno dei fondatori del Tg5, è ormai nella cerchia ristretta di Di Maio. Consultato spesso sulla comunicazione, ha avuto peso nella scelta di molti ministri. E dopo il 4 marzo è pronto a fare da mediatore con il centrodestra, dove ha contatti ad altissimi livelli. “Berlusconi lo conosco benissimo” ha ricordato in questi giorni nelle riunioni. Ma è in ottimi rapporti, ricordano, anche con l’eterno Gianni Letta. E ha buoni uf- fici con il Vaticano, tanto che è stato a lungo docente nell’università Lateranense. Insomma, ha un’ottima agenda: che può far pesare.
Gianluigi Paragone
L’ex direttore de La Padania, ed ex vicedirettore di Rai Due in quota Lega Nord, lo ha detto dritto un mese fa: “Dopo le elezioni potrei essere l’uomo del dialogo tra M5S e Lega, su alcuni temi macroeconomici ci può e ci deve essere un dialogo aperto. E vale anche per alcuni temi legati alla sicurezza”. Poche ore dopo ha dovuto cor- reggersi. E ieri ha ribadito: “No ad alleanze con la Lega”. Ma quanto detto a Radio Cusano a fine gennaio pare molto più aderente alla realtà. Ergo, se Carelli può parlare con Forza Italia, Paragone può telefonare con facilità a Matteo Salvini. E la sua candidatura in un feudo della Lega come Varese, sia nell’uninominale che come capilista ( mentre Carelli corre nell’uninominale a Roma), potrebbe agevolare.
Roberto Fico
D’accordo, con Di Maio idee e storia sono molto diverse. Ma il presidente della Vigilanza Rai sarà un interlocutore necessario per il capo politico. Perché Fico, volente o no, sarà la voce degli ortodossi, l’unico vero contrappeso con cui discutere. E potrebbe tornare utile come rompighiaccio a sinistra, quella più “rossa”, dove ha contatti e gode di simpatie diffuse. Da settimane lo indicano come un possibile candidato alla presidenza della Camera. Ma più di qualcuno ai piani alti nutre dubbi: “Se non andassimo al governo e lui fosse nominato presidente, Fico diventerebbe il più potente del Movimento. È un rischio”. Starà a Di Maio decidere se e quanto correrlo.
Danilo Toninelli
Un altro fedelissimo, a cui il candidato ha chiesto di spostarsi dalla Camera in Senato. Perché nei piani di Di Maio l’esperto di riforme e leggi elettorali, dovrà essere il suo “occhio” a Palazzo Madama, magari iniziando da capogruppo. A meno che non si vada al governo, dove un posto da ministro per Toninelli pare possibile.
Pietro Dettori
Silenzioso e potentissimo, è il motore della Casaleggio associati: appena entrato nell’associazione Rousseau al posto dell’europarlamentare David Borrelli, uscito da associazione e M5S all’improvviso, senza minimo preavviso. Dettori ha accompagnato Di Maio nel suo tour per l’Italia, fa parte del comitato elettorale ed è l’ov vi o tramite tra la Roma dei palazzi e la casa madre di Milano. Molti dei post sul blog li scrive lui, che tutto vede e tutto sa. Con lui Di Maio dovrà parlare spesso, per decidere la linea.