Da New York a Roma: la guerra degli appalti Rai arriva a Cantone
Telecamere Nuovi bandi per le produzioni dei servizi, Mediakite sotto accusa da parte della rivale Gvg: “Non ha i requisiti”
Una gestione degli appalti che ha provocato ricorsi, proteste e polemiche. In Rai scoppia la grana per la produzione dei servizi della sede di New York, ma anche per quelli di Roma. Partiamo dagli Usa. Negli ultimi tre anni ( dal 29-09-2014 al 29-09-2017) la gestione dei servizi giornalistici Rai presso la sede di New York è stata gestita dalla Global Vision Group, previa vittoria di un regolare bando nel 2014. Il contratto, scaduto lo scorso settembre, è stato prorogato di altri tre mesi per consentire lo svolgimento di una gara per il triennio 2018-2020 del valore di circa 8 milioni di euro. Tre le società in gara: Gvg, Mediakite e Cpa srl. Nonostante le buste con le offerte siano state aperte ai primi di dicembre, ancora non si conosce il vincitore. Il ritardo ha portato Viale Mazzini a concedere un’ulteriore proroga a Gvg con scadenza a fine marzo 2018. Mediakite però fa sapere alle maestranze di essere lei l’assegnataria dell’appalto, che sarebbe stato vinto con un ribasso del 19%, riduzione doppia rispetto alle altre due aziende. Il titolare di Mediakite, Francesco Malatesta, infatti, il 16 dicembre 2017 invia una mail ai dipendenti di Gvg per invitarli a dei colloqui “per garantire la continuità del vostro lavoro in vista della transizione nella gestione dell’ufficio di corrispondenza Rai di Ny”. “Non sappiamo ancora i tempi della transizione, ma stiamo lavorando per essere pronti quando ci sarà richiesto”, si legge nella mail. Tutto ciò fa drizzare le antenne alla Gvg che, tramite i suoi legali, registra altre anomalie. Tre su tutte: l’utilizzo, in passato, di personale dotato di “I Visa” (il visto per lavorare negli Stati Uniti) non collegabile a Mediakite ma ad altre società, fatto che contravviene alle leggi americane sull’i mm igrazione; l’aver dichiarato di non utilizzare subappalti quando Mediakite non sarebbe in grado di garantire servizi extra poiché non dispone degli strumenti necessari; un possibile conflitto d’interessi del presidente della commissione giudicante, Vittorio Longati, che in passato aveva affidato lavori a Mediakite.
Secondo i concorrenti, dunque, Mediakite non aveva le credenziali per il bando. Per questo da Gvg è partito un esposto all’Anac di Raffaele Cantone, che ha aperto un fascicolo. Viale Mazzini, il 14 dicembre scorso, ha risposto alle obiezioni affermando che i requisiti per partecipare al bando “debbono essere in opera nella fase esecutiva dell’a ppalto”. E comunque l’operato Rai “è stato improntato al massimo rispetto dei principi di imparzialità e trasparenza, garantendo pari trattamento a tutti i partecipanti”. Mediakite aveva già lavorato per la Rai: scelta da Monica Maggioni per i suoi servizi quando era corrispondente dagli Usa per il Tg1 di Gianni Riotta, la società di Malatesta (la cui ex moglie è Francesca Leoni, giornalista Rai) tra il 2012 e il 2014 è stata fornitrice unica di servizi della sede di New York, mentre nel 2016 si è occupata della messa in onda della notte delle elezioni del 2016 vinte da Donald Trump, con un appalto a chiamata diretta del va- lore di 750 mila euro.
Altre polemiche riguardano, invece, l’appalto per i servizi di ripresa nell’area metropolitana di Roma. Il bando è stato diviso in sei lotti, di cui il principale è il numero uno che prevede fino a dieci servizi giornalieri (ogni troupe è composta da due operatori, per un totale di 20 persone). “Oltre ai criteri discutibili sull’assegnazione (il numero dei servizi realizzati negli ultimi 3 anni, ndr) che già fa intuire in anticipo i vincitori, la Rai ha preteso che tutti gli operatori diano la disponibilità a essere reperibili 24 ore al giorno tutti i giorni della settimana, contravvenendo a tutte le regole del diritto del lavoro, che prevede turni di riposo e maggiorazioni di stipendio per il lavoro durante i festivi”, fa sapere Nicola De Toma, segretario generale dell’Autonomo sindacato audiovisivi, che ha chiesto un incontro al Cda di Viale Mazzini e si dice pronto allo sciopero per il prossimo 13 marzo.