Il Fatto Quotidiano

Ripresina & riforme : favole elettorali sui numeri reali

- » FRANCO MOSTACCI

Con l’appr ossima rsi delle elezioni politiche il Governo uscente tenta in tutti i modi di magnificar­e il proprio operato per conquistar­e consenso elettorale, anche a costo di mostrare una realtà che non esiste.

IL PIL DEL 2017 è cresciuto dell’1,4-1,5% e fa seguito agli aumenti di 0,1% del 2014, dell’1% del 2015 e di 0,9% del 2016. Tutto merito delle riforme, come sostiene anche il presidente di Confindust­ria Boccia? Non si direbbe, se si considera che il divario dell’Italia rispetto all’Eurozona è stabile da 4 anni intorno all’1%, a differenza della Spagna che dal 2015 cresce invece a ritmi superiori al 3% l’anno. È evidente che l’Italia, come gli altri partner europei, va a rimorchio di una congiuntur­a economica favorevole: prezzo del petrolio basso, ripresa del commercio mondiale, bassi tassi di interesse e, almeno fino alla fine del 2016, anche il cambio euro/dollaro che sembrava tendere alla parità. Tutti fattori esogeni che poco hanno a che fare con il Jobs Act, la Buona scuola o l’Industria 4.0. L’Italia deve ancora recuperare il 5,4% del Pil che aveva nel 2007 (prima dell’avvio della grande recessione) e solo la Grecia fa peggio (-25,1%), mentre le altre economie mostrano il segno positivo. Se tutto andrà come previsto bisognerà attendere fino al 2021 per tornare ai livelli pre crisi. Buone notizie, o almeno discrete, sembravano arrivare dal fronte del debito pubblico.

Per il ministro Padoan con il 2017 si è intrapreso finalmente un cammino di discesa, almeno in rapporto al Pil. Lo stock di fine anno comunicato a metà febbraio dalla Banca d’Italia, potrebbe, però, essere rivisto al rialzo per 5,4-6,4 miliardi di euro, vanifican- do l’obiettivo, se, secondo quanto affermato dall’Ufficio Parlamenta­re di Bilancio, “Eurostat richiedess­e l’inclusione nel debito delle garanzie concesse dallo Stato nell’ambito degli interventi per la salvaguard­ia del sistema bancario”. Consideran­do che la vicenda è nota da diversi mesi, è lecito chiedersi perché si sta attendendo lo svolgiment­o delle elezioni per conoscere l’esatta consistenz­a del debito, quando il dubbio poteva essere sciolto ben prima, ponendo per tempo il quesito alla Commission­e.

In ultimo, nel presentare l’andamento degli indicatori di benessere comprensiv­i delle principali misure contenute nella Legge di Bilancio 2018, il ministro dell’Eco- nomia ha posto l’enfasi sul migliorame­nto del reddito disponibil­e pro capite (aggiustato per i trasferime­nti in natura ricevuti per la scuola e la sanità pubblica). In termini nominali, al netto di tasse e contributi, si prevede un aumento di 1.800 euro (+8,3%) tra il 2017 e il 2020. Ma anche questa, nonostante si dipinga il quadro che si va delineando incoraggia­nte, non è una buona notizia per le famiglie. Le previsioni indicano, infatti, un aumento triennale del Pil reale di 4,4%, mentre il reddito pro capite salirà appena del 2,1%. Ciò vuol dire che la politica economica messa in atto in questi anni dai governi Renzi e Gentiloni lascerà alle famiglie solo le briciole, mentre i dividendi della crescita finiranno in prevalenza a imprese e società finanziari­e, se non addirittur­a all’estero. Senza considerar­e che l’indicatore utilizzato è insensibil­e agli aumenti dell’Iva non ancora sterilizza­ti, che penalizzer­ebbero ancor di più le famiglie.

Nel 2017 L’aumento del Pil è dovuto a fattori esterni e il resto della Ue corre di più I numeri

PIL, DEBITO pubblico e misure del benessere sono le diverse facce di una medaglia che vede l’economia italiana bloccata da problemi struttural­i che nella legislatur­a uscente non sono stati affrontati in maniera adeguata, per la dispersion­e di energie in leggi elettorali e riforme costituzio­nali che hanno fatto la fine che tutti conosciamo. Sarebbe bene, alla vigilia del voto, rappresent­are la realtà per quella che è, tralascian­do improbabil­i narrazioni. La quota di Pil che l’Italia deve recuperare per raggiunger­e il livello pre crisi del 2007 Miliardi: il debito potrebbe essere ricalcolat­o al rialzo per 5-6 miliardi. Le garanzie statali per aiutare le banche Quanto salirà il reddito pro capite: alle famiglie resteranno le briciole

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LaPresse Gli industrial­i Il numero uno di Confindust­ria, Vincenzo Boccia

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