“Jan ucciso dalla ‘ndrangheta alla slovacca”
Gli interessi mafiosi legati al governo del premier Fico dietro la morte del reporter
Non hanno dubbi, i colleghi di Jan Kuciak, il giornalista slovacco di 27 anni ammazzato a casa sua assieme alla fidanzata coetanea Martina Kusnirova: “È stata la n’drangheta a tappargli la bocca per sempre ” . Jan stava ricostruendole attività occulte di alcune persone arrivate dalla Calabria che avevano impiantato rapidamente decine di imprese in Slovacchia e che gestivano fondi europei d’intesa con alcuni personaggi legati all’entourage del premier Robert Fico. Intrecci imbarazzanti che stanno mettendo spalle al muro il già traballante governo populista. L’ufficio stampa della presidenza del consiglio slovacco per ora tace, preferendo ripetere che polizia e magistratura faranno di tutto per scoprire i col- pevoli.
Ma i giornali non tacciono. E meno di tutti il sito Aktuality.sk (di proprietà dell’editore tedesco Axel Springer e dello svizzero Ringier) dove Kuciak lavorava da 3 anni e si era fatto apprezzare per le sue investigazioni. Ieri ha aperto la pagina web con una foto dei carabinieri scattata durante un’o perazione contro la ‘ndrangheta. Sotto, campeggiava il titolo: “Jan voleva scrivere della mafia italiana, per questo l’hanno fatto fuori”.
KUCIAK si era specializzato in inchieste sugli affari di corruzione, alcuni dei quali vedevano implicati personaggi di rilievo del partito al potere, lo Smer-Sd del premier Fico, 53 anni. Nel mirino, in particolare, la sua sexy-assistente Maria Troskova, 30 anni, che nel 2007 aveva partecipato a Miss Universo (entrando in finale). Ragazza procace e piuttosto disinvolta (non ha mai rinnegato di aver posato nuda per riviste e calendari), diplomata al College Management. La bellissima Maria, abbandonate le pedane delle sfilate e quelle degli studi fotografici, diventa donna d’affari e si butta in politica, dove fa una carriera lampo. L’anno della svolta è il 2011, quando lavorando per Pavel Rusk, uomo d’affari d’origini russe, conosce l’imprenditore calabrese Antonino Vadalà di Bova Marina (che in Slovacchia chiamano Antonin Vadal). Costui, asseriscono i quotidiani slovacchi, sarebbe sospettato di collegamenti con la ‘ndrangheta, che avrebbe preso piede in Slovacchia, dopo che ci era arrivata la camorra (accertata nel 2003 la presenza del clan Di Lauro).
INSOMMA, TERRENO propizio per riciclare e speculare, la specialità mafiosa nell’Est europeo: in questo caso, ottenere importanti contributi finanziari Ue per società fantasma grazie alle complicità con le autorità locali. Non a caso, Kuciak aveva lavorato nell’ambito slovacco dei Pa- nama Papers. I colleghi di Jan dicono avesse avuto contatti con l’intelligence di Praga, Roma e con l’Europol.
Jan lavorava da più di un anno su questa pista: lo conferma Marek Vagovic, capo dell’unità investigativa di Akt ua lit y. sk, ed aveva anche scoperto come ci fossero aziende gestite dalla mafia negli appalti pubblici e nelle gare Ue e come i calabresi avessero stretto connessioni cruciali nella politica e nelle istituzioni di Bratislava. Ed era arrivato sino a Maria Troskova - entrata nell’orbita del partito so- cialdemocratico di Fico 4 anni fa e divenuta primo consigliere di Stato del premier. Nel 2011 secondo il reporter investigativo canadese Tom Nicholson, che aveva lavorato con Kuciak, la Troskova e Vadalà avevano messo in piedi un’azienda nel settore fotovoltaico, sfruttando fondi Ue. Secondo Kuciak, il trasferimento di tali fondi era illegale, anche perché sarebbero finiti a italiani residenti in Slovacchia, “i cui legami con la ‘ndrangheta erano provati”, scrive Nicholson, “e il cui capo esortava a votare per lo Smer-Sd”. “Il nome di Vadalà - spiega il sito Spectator.sme - compare nel registro commerciale legato a 32 aziende. E un uomo con lo stesso cognome e data di nascita compare in un mandato di cattura della polizia italiana”.
Truffa europea I fondi Ue e la bella assistente del primo ministro in società con i calabresi