Il Fatto Quotidiano

Melina indipenden­tista: 3 presidenti catalani

Puigdemont in auto-esilio affiancato da Sánchez (in cella) e Turull, scarcerato

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Èquasi

fatto l’accordo di governo tra i partiti indipenden­tisti catalani Junts per Catalunya, Esquerra Republican­a e Candidatur­a d’Unitat Popular. Sono passati oltre due mesi dalle elezioni di dicembre, alla ricerca di una soluzione per tenere assieme il governo delle politiche liberando le istituzion­i dal giogo dell’articolo 155 della Costituzio­ne che ha commissari­ato Barcellona e l’ambizione costituent­e della Repubblica. Forse entro domani, quando si riunirà il Parlament su richiesta dell’opposizion­e per discutere la situazione di blocco istituzion­ale, in cui JxCat pre- senterà una mozione senza effetti giuridici che confermerà Carles Puigdemont come presidente legittimo della Generalita­t, votata anche dagli altri partiti indipenden­tisti.

La proposta su cui si sta lavorando consegna a Puigde- mont un ruolo politico/strategico a Bruxelles, come presidente di un Consiglio della Repubblica, formato dagli eletti.

In sede parlamenta­re invece, l’idea è investire come presidente del govern Jordi Sánchez, ex-presidente dell’A ssemblea Nacional Catalana, eletto nella lista di JxCat, in regime di carcerazio­ne preventiva dal 16 ottobre assieme a Jordi Cuixart presidente di Òmnium, con le accuse di sedizione e ribellione per aver convocato una manifestaz­ione sotto il dipartimen­to di Economia lo scorso 20 settembre. Candidatur­a che non piace affatto al governo spagnolo, né a socialisti e Ciudadanos.

Sánchez chiederebb­e al giudice Llarena di essere messo in libertà, o quanto meno la possibilit­à di presentars­i in parlamento per l’investitur­a; in questo secondo caso, una volta eletto, deleghereb­be gran parte delle sue funzioni al vicepresid­ente.

SE INVECE LLARENA confermass­e il rischio di reiterazio­ne delittiva per tornare a negargli l’uscita di prigione anche momentanea, il candidato alla presidenza sarebbe Jordi Turull, l’ex-portavoce del precedente governo, in libertà condiziona­le con l’accusa di ribellione e perciò passibile di essere inabilitat­o da qui a qualche mese.

Nell’insieme, si tratta di una soluzione che, nell’impossibil­ità di restituire il presidente legittimo cessato con l’articolo 155 della Costituzio­ne per l’impediment­o della giustizia, mantiene comunque un livello di tensione alto con l’esecutivo spagnolo, denunciand­o la situazione di eccezional­ità democratic­a in cui si trova la Catalogna da mesi. Infatti, la generazion­e politica che ha guidato il procés è tutta o in carcere, o in esilio, o in libertà vigilata.

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LaPresse Jordi Sánchez

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