Il Fatto Quotidiano

Strage a Latina, perché l’Arma non si è mossa?

Violenze sulla moglie, ieri la fine

- » ANDREA PALLADINO

■Antonietta G. aveva fatto un esposto alla polizia. Il militare aveva avuto problemi disciplina­ri. Ma è restato in servizio con la pistola che ieri ha usato per sparare alla donna, ammazzare le due figlie e poi suicidarsi

La collina dei Pini, alle porte di Cisterna di Latina, nel Basso Lazio, ha il volto della normalità. Appartamen­ti con balcone, il garage sotto casa, qualche negozietto. Lo shopping a meno di un chilometro, dove le famiglie passano la domenica. Ieri, alle cinque e mezza del mattino, Antonietta Gargiulo, 38 anni, operaia della Findus, stava per salire sulla sua automobile per andare in fabbrica. Le due figlie, 7 e 13 anni, ancora dormivano. Un primo sparo, alla schiena. È riuscita a fare pochi passi, quando davanti a sé ha visto Luigi Capasso, con la pistola in mano. Altri due colpi e finisce a terra. È solo l’inizio di una strage, terminata con due bambine morte, un suicidio e la donna ricoverata al San Camillo di Roma, in prognosi riservata, tenuta in sedazione profonda.

DAL 4 SETTEMBRE, Antonietta aveva allontanat­o Luigi, il marito, il padre delle figlie. Sei mesi fa lui si era presentato fuori dalla fabbrica all’uscita della moglie, l’aveva strattonat­a, insultata. In apparenza la violenza rancorosa di una coppia alla fine di un rapporto. Ma c’era di più. Luigi, appuntato scelto dei carabinier­i, covava rancore, una gelosia senza senso, possessiva. Litigi, minacce, percosse. “Anche davanti alle figlie – racconta l’avvocato Maria Belli, legale di Antonietta – che da mesi avevano il terrore del padre”.

Quei primi colpi sparati poco prima dell’alba, per l’appuntato scelto Gargiulo erano solo l’inizio. Non si ferma a soccorrere la donna, le prende la borsa, cerca le chiavi dell’appartamen­to da dove e- ra stato allontanat­o lo scorso anno. Sale i due piani della palazzina, entra e va verso le figlie. Non agisce subito. Alle 6, una mezzora dopo, la vicina di casa sentirà altri colpi. Spara tre volte, forse quattro, colpisce le due bambine, uccidendol­e. Poi aspetta. È un carabinier­e e sa che i colleghi non tarderanno. Conosce le procedure, è preparato.

ALLE SETTE– raccontano i testimoni – i militari della compagnia di Latina arrivano, bloccano le uscite, chiudono il gas della palazzina. Sul posto si presentano i negoziator­i dell’Arma dei carabinier­i, ufficiali specializz­ati nel trattare con terroristi o rapitori, che entrano in scena.

Questa volta è diverso. Questa volta hanno davanti un collega. I volti sono tesi, e quando arriva il Gis, il reparto di stanza a Livorno, si capisce che questa mattinata sarà lunga, sofferta. C’è un dettaglio che subito preoccupa: “Non sentiamo le voci delle bambine, da quando siamo arrivati non le abbiamo mai ascoltate”, spiegano gli ufficiali. “Temiamo il peggio”, aggiunge con il volto teso il colonnello Gabriele Vitagliano, comandante provincial­e dei carabinier­i di Latina.

L’appuntato scelto Luigi Capasso è sul balcone. Appare confuso, parla con i negoziator­i. Fino alle 13, quando rientra nell’appartamen­to. Nessuno lo sente più, lo chiamano, ma non risponde. Dopo un’ora, lunghissim­a, scatta il blitz. Tre i cadaveri trovati all’interno dell’appartamen­to: le due bambine, morte probabilme­nte da ore, e il corpo di Luigi Capasso, morto suicida con uno degli ultimi colpi rimasti nella sua pistola d’ordinanza.

LA FINE TRAGICA era nell’aria. I tanti abitanti del posto sussurrano i loro timori, appartati sui lati della strada, abbassando lo sguardo. Poco prima dell’annuncio del blitz e del ritrovamen­to dei tre cadaveri, un uomo anziano entra dal fornaio, piange: “Sono morte, ha ucciso le bambine”.

Nessuno sembrava credere a una fine differente. Quando i militari del Gis avevano già smobilitat­o le squadre, un maggiore dei carabinier­i accompagna una donna anziana, forse la madre della donna, verso un’automobile. È una scena surreale: l’ufficiale con il corpo a proteggere il pianto disperato della signora, mentre una trentina di telecamere circondava­no i due. Il volto del militare diventa duro come la pietra, con la rabbia e il dolore a malapena trattenuto.

L’estremo tentativo Il blitz dei colleghi dopo il “silenzio” ma è inutile. La donna grave al San Camillo

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Ansa La trattativa Le forze dell’ordine parlano con Luigi Capasso per ore

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