“I tentacoli della mafia che strozzano la Slovacchia”
L’inchiesta sulla ’ndrangheta di Kusciak, il reporter ucciso. Si dimettono l’assistente del premier e il ministro della Cultura Salvare il capo L’opposizione aveva chiesto la destituzione anche del ministro dell’Interno
’Ndrangheta export. Corruzione. Truffe à go-go sui fondi strutturali europei. Mafiosi che frequentano le stanze del potere. Il caso Kuciak è più di una mina vagante per il governo di Robert Fico. Così, in un estremo tentativo di calmare le acque, Fico ha obbligato la sexy- consigliera Maria Troskova e il fido Vilem Jasan, ex deputato dello Smer-Sd (il partito di Fico) che occupava la poltrona di segretario del Consiglio di Sicurezza, a farsi da parte, visto che i loro nomi erano ripetutamente citati nelle inchieste di Jan Kuciak, pubblicate ieri dai giornali e dai siti d’informazione.
L’opposizione aveva chiesto anche le dimissioni del ministro degli Interni, Robert Kalinak, del capo della polizia Tibor Gasper, e quelle del ministro delle finanze, Jan Pociatek. Si è dimesso invece il ministro della Cultura, il 51enne Marek Madaric, da dieci anni a quel posto: “Ho preso una decisione personale”, ha spiegato, molto imbarazzato, l’occhialuto ministro, travolto dall’insostenibile pesantezza di un ruolo scomodo. In ritardo. Sono anni che Fico la Slovacchia insulta la stampa libera: “I giornalisti? Semplici iene idiote”, disse una volta, “sporche prostitute anti-Slovacchia”, in un’altra occasione. Ieri Madaric, ha preso le distanze dal premier: “Come ministro della cultura, non posso identificarmi con il fatto che un giornalista è stato ucciso durante il mio mandato”.
LE DIMISSIONI della Troskova e di Jasan sono più ambigue. Intanto, valgono fino alla fine delle indagini. In più, sono comunicate con un po’ di arroganza: “Collegare i nostri nomi a un atto deprecabile ( l’assassinio di Kuciak, ndr) come fanno alcuni media o politici è assurdo”, hanno scritto in una nota congiunta, “di fronte alla strumentalizzazione dei nostri nomi, nella lotta politica contro il premier Robert Fico, abbiamo deciso di lasciare i nostri posti all'ufficio del governo fino alla conclusione delle indagini”.
Non poteva non pubblicarlo per primo proprio il sito on line Aktuality.sk per il quale lavorava Kuciak, a margine dell’articolo che probabilmente è costato la vita al reporter, intitolato “La mafia italiana in Slovacchia, i suoi tentacoli si estendono alla politica” ( r i pr odotto anche dal sito Occrp ( The Organized Crime and Corruption Reporting Pro
ject , un network globale di giornalismo investigativo). In realtà, il ministro Madek ha contestato la linea del silenzio adottata da Fico, quando il portavoce del governo ha rifiutato di chiarire la posizione della Trotskova, di identificarne i compiti e le responsabilità, soprattutto se aveva accesso alle informazioni riservate. C’era una talpa della ’ndrangheta in seno al governo? L’inquietante scenario a cui lavorava Kuciak.
“GLI ITALIANI LEGATI a ll a mafia hanno trovato una seconda patria in Slovacchia - osservava infatti Kuciak, col suo stile secco tipico della scuola anglosassone, che era il suo referente professionale - hanno cominciato dun-
Gli italiani legati alla mafia hanno trovato una seconda patria in Slovacchia stabilendo relazioni con influenti personalità politiche, e su su fino al governo
JAN KUSCIAK
que a fare affari, a ricevere sovvenzioni, raccogliere fondi europei ma soprattutto, a stabilire relazioni con influenti personalità politiche, e su su fino al governo slovacco”.
Il racconto di Kuciak, partendo dalla piccola repubblica slovacca che fa parte de ll’eur ozo na ed è entrata nell’Ue 14 anni fa, rivela il meccanismo della struttura ndranghetista globalizzata, postmoderna e tecnologica:
“Possedevano e posseggono sempre decine di imprese, radicate nell’Est slovacco, il cui valore è di decine e decine di milioni di Euro”. Kuciak si era occupato delle attività di 4 famiglie che orbitano intorno alla ’ndrangheta e hanno avviato attività imprenditoriali soprattutto nell'agricol- tura, nel fotovoltaico, nel biogas e nell’immobiliare.
Il grimaldello erano certi legami d’affari della Troskova, l’assistente di Fico, e di Vilem Jasan con un imprenditore italiano di una delle quattro famiglie calabresi: “Due soggetti dell’entourage di una persona arrivata in Slovacchia, e che era stata denunciata in un caso di mafia in Italia, sono ogni giorno in contatto con il premier: le ha scelte Robert Fico in persona”, è l’accusa di Kuciak.
SUL SITO OCCPR
saltano fuori i dettagli. Antonino Vadalà, 42 anni, calabrese di Bova Marina, possiede una rete di società agricole. Con la Trotskova fondò nel 2011 la Gia Management (settore immobiliare, costruzioni, packaging, fotografia). L’ex finalista di Miss Universo 2007 lascia la società meno di un anno dopo. Lavora come assistente di Pavel Rusk, ex politico ed ex co- proprietario dell’e m i ttente tv Marziko (di recente è finito in galera con l’accusa di aver ingaggiato un killer per uccidere il suo ex socio). Maria conosce Jasan, ex membro del Parlamento che l’assume nel 2014 come vice-assistente. Poi, Fico.
Quanto a Vadalà, si rivela più di un semplice e intraprendente imprenditore. Nel maggio del 2017 se ne occupa l’antimafia calabrese, in margine a un traffico di droga Colombia-Calabria. Il suo nome è legato anche a un’intercettazione in cui si discute su come nascondere un latitante, e si propone di sfruttare la casa di Vadalà. Il tipo era Domenico “Mico” Ventura, famoso per un video consegnato ai carabinieri in cui lo si vede sparare a sangue freddo. Vadalà stava per essere arrestato, ma se la filò in tempo: in Slovacchia.