Jeans in provetta: Levi’s sostituirà gli operai con i robot entro il 2020
I laser per rifinire i capi. L’azienda: “Pensiamo alla sostenibilità”. Nel 2017 utili in calo
La versione di Levi’s Strauss è che l’utilizzo di laser e robot al posto degli operai per le rifiniture dei jeans entro il 2020 sia una rivoluzione. Letteralmente: “Non è solo un cambiamento incrementale, ma radicale”, come si legge su Fast Com
p an y. Sabbiatura, pieghe, sfumature non saranno più effettuati a mano e con il ricorso ad agenti chimici ma si utilizzeranno laser che agiranno direttamente sul capo con precisione e obbedendo agli ordini impartiti da un software che progetterà le varianti. Si passerà da una media di 8 minuti per singolo trattamento a 90 secondi, dai 12-18 passaggi (tra disegno, riproduzione e prototipi) a un paio, dalla necessità di manodopera addetta ai dettagli a una macchina che li riprodurrà singolarmente con un impatto occupazionale non ancora quantificabile.
OGGI, Levi’s impiega almeno 13.500 lavoratori in tutto il mondo, i jeans sono venduti a 50mila rivenditori in 110 paesi. La “riqualificazione” degli operai, come suggerisce anche la stampa che dà una lettura positiva, non prevederà mai il reimpiego dello stesso numero di persone. Per l’azienda si tratta di un mutamento che renderà la produzione “sostenibile”: riduzione degli agenti chimici, tossici per i lavoratori, e rilancio del brand. L’annuncio arriva infatti dopo la pubblicazione del bilancio 2017, con utili diminuiti del 3% sull’anno (a 281 milioni di dollari) a fronte di un fatturato globale salito dell’8% a 4,9 miliardi di dollari e alla sempre maggiore competizione del fast fashion come H&M.
NELLA LINGUAdel lavoratore sono invece posti di lavoro che scompaiono. I ricercato- ri del Mit e della Boston University nel 2017 raccontavano che tra il 1990 e il 2007 l’automazione era costata agli Usa 670 mila posti di lavoro: metà per la sostituzione con i robot, metà per i licenziamenti del settore del commercio dopo la perdita del potere d’acquisto degli stessi operai usciti dal circuito. Tutto per ridurre il costo del lavoro e aumentare la produttività. La tesi a favore è che aumenterà la domanda di nuovi tipi di lavoratori. Tralasciando però che, come rilevato da esperti e analisti, la velocità del progresso tecnologico lascerà indietro milioni di persone dotate di competenze ordinarie, la cui preparazione non è per formazione allineata con l’evoluzione tecnologica.