La chiamata, gli incontri e i rilievi dell’Authorit y
Questa storia si svolge a inizio del 2015. Il 16 gennaio Carlo De Benedetti chiama il suo broker Gianluca Bolengo chiedendogli di comprare titoli di alcune banche popolari. Sostiene di aver saputo che il governo farà un provvedimento“entro due- tre settimane” da l premier Matteo Renzi in persona il giorno prima (l’incontro avviene a Palazzo Chigi). Sembra sapere anche che avverrà per decreto legge. Chiede a Bolengo: “Quindi volevo capire una cosa… salgono le Popolari?”. Risposta: “Sì, su questo se passa un decreto fatto bene salgono”. “Passa, ho parlato con Renzi ieri, passa”, replica l’Ingegnere (solo con un decreto i titoli possono schizzare in Borsa). La riforma verrà approvata proprio per decreto quattro giorni dopo, il 20 gennaio. Il 16, Bolengo acquista 5 milioni di euro di titoli di sei Popolari, alla fine l’editore guadagna 600 mila euro. Secondo la divisione Abusi di mercato della Consob, De Benedetti e Bolengo avevano sicuramente commesso un insider trading, l’abuso commeso da chi, in possesso di notizie in grado di influenzare l’andamento di un titolo in Borsa ne approfitta per guadagnarci. L’authority trasmette le carte alla procura capitolina, ravvisando ipotesi di reato, ma alla fine - proprio per effetto delle valutazioni dei pm di Roma, che non ipotizzano mai l’insider - ha deciso di archiviare la cosa.
Alla Conosb De Benedetti ha spiegato che era solito fare “breakfast a Palazzo Chigi” con Renzi, che gli aveva espresso “il piacere di poter ricorrere” a lui “per chiedere pareri e consigli” e di essere “molto amico” di Maria Elena Boschi, ma di non aver avuto dritte sulle Popolari. Nel giugno 2016, i pm romani hanno chiesto l’archiviazione per Bolengo, l’unico indagato e per “ostacolo alla vigilanza”. A fine marzo scorso la procura di Perugia ha aperto un fascicolo, dopo un esposto del presidente emerito di Adusbef Elio Lannutti (candidato M5s) che chiedeva di verificare se i pm romani abbiano commesso dei reati nella gestione dell’indagine.