Il Fatto Quotidiano

Il passato “renziano” di tre nomi: fan del Sì, della “Buona Scuola” e persino di Martina

I “nominati” Giannetaki­s, Giuliano e Pesce paiono assai “bipar tisan”

- » LORENZO GIARELLI

Gaffe televisive, dichiarazi­oni inopportun­e, nomi con un passato filo renziano. Neanche il tempo di insediarsi – in astratto, s’intende – e il governo a Cinque Stelle ha i suoi primi problemi.

Si parte in mattinata, quando Luigi Di Maio presenta a L’aria che tira, su La7, i primi due nomi: si tratta di Armando Bartolazzi, scelto per la Sanità, e del preside pugliese Salvatore Giuliano per l’Istruzione. Proprio l’esordio di quest’ultimo, in diretta, non è dei migliori: “No, la Buona Scuola non va abolita, ma migliorata”. Un mezzo end or se me nt che somiglia a quello di Alessandra Pesce, ministro dell’Agricoltur­a in pectore, che mercoledì a Tagadà aveva definito Maurizio Martina “un buon ministro”. Un gradimento che forse ha a che fare col fatto che la dottoressa Pesce al ministero lavora già, visto che ha fatto parte della segreteria tecnica del viceminist­ro Olivero.

QUANDO Giuliano prova a correggere il tiro sulla riforma – “è una legge da buttare”– lo scivolone sta già rimbal- zando sui profili social dei rivali politici, corredato da un vecchio appello online in cui Giuliano invitava i professori e i sindacati a non scioperare contro la riforma renziana.

Il Pd gongola e Matteo Renzi arriva persino a dichiarare che Giuliano abbia avuto un ruolo operativo nella stesura della legge: “È un nostro amico, è un consulente di Stefania Giannini (ministra dal 2014 al 2016, ndr) e di Valeria Fedeli. È un preside, anche bravo, che ci ha aiutato a scrivere la riforma della Buona Scuola”.

“In bocca al lupo al candidato ministro dell’Istruzione Salvatore Giuliano, – segue a ruota l’ex ministra Giannini – ha l’esperienza per fare bene, l’ha dimostrato dando un contributo qualifican­te alla Buona Scuola”.

Versione rivista e corretta da Giuliano: “Ho appena scoperto di essere stato quello che ha scritto la Buona Scuola, ma non ho scritto un rigo. Scopro di avere amicizie importanti, ma io l’onorevole Matteo Renzi l’ho visto due volte in pub- bliche occasioni. Ho una concezione di versa di amicizia”. In rete c’è un filmato del novembre 2015, pubblicato in serata sui profili social del segretario dem. È un intervento all’Italian Digital Day, organizzat­o a Venaria dal governo. In platea Renzi, sul palco l’aspirante ministro: “Noi siamo pronti a migliorare questo paese. La scuola è con lei, presidente. Vada avanti!”.

La difesa Ma il capo politico li scagiona: “Si fidavano di Renzi, ora lo conoscono e lo evitano”

MALE POLEMICHE rov inano la festa anche a Paola Giannetaki­s, la criminolog­a designata per il ministero degli Interni. Su di lei spunta una petizione del giugno 2016, ai tempi della

campagna per il referendum costituzio­nale che da lì a qualche mese avrebbe bocciato la riforma Boschi-Renzi. Un appello firmato dalla Giannetaki­s, assieme a qualche decina di altri docenti universita­ri: “Dallo scorso giugno un gruppo di studiose e studiosi, scrittori e scrittrici, firme, voci e volti, che hanno fatto della scienza e del sapere, della ricerca e dell’arte, del diritto e dell’intrapresa la loro profession­e hanno lanciato un appello per votare Sì al referendum costituzio­nale di domenica 4 dicembre 2016”, si legge nel testo della petizione. “Un sì pacato – prosegue la lettera – che, sulla scorta delle consideraz­ioni espresse in maggio dai giuristi e costituzio­nalisti che si sono pronunciat­i in materia, sente il dovere di esprimersi”. Una posizione quindi ben lontana da quella sostenuta allora dai 5 stelle, i prima linea nella campagna contro la riforma.

ADESSO Giannetaki­s nega tutto, dice di non aver mai firmato nulla e di non sapere come il suo nome sia finito in calce all’appello. Ma il caso c’è, tanto che Di Maio, ospite in serata a Otto e mezzo, sceglie tutt’altra strategia difensiva: “Renzi aveva il 40% dei consensi. Tante persone hanno avuto fiducia in quell’uomo. Queste persone (Giuliano e Giannetaki­s, ndr) dimostrano il fatto che quando conosci Renzi cominci a evitarlo”.

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Ansa Esordio in tv Di Maio con (da sinistra) Bartolazzi, Pesce, Fioramonti e Giuliano

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