Lo show col copione (che non prevede il simbolo 5 Stelle)
SCENOGRAFIA Al Salone delle Fontane Grillo dice: “È finita l’epoca del vaffa”. E a Roma va in scena il nuovo corso, tutto blu e vessilli tricolore
Otto tricolori, lo sfondo blu notte, il titolo sovrimpresso: “Squadra di governo. Italia 2018 - 2023”. E poi una sottile linea gialla. Unico, quasi impercettibile, segnale che consenta all’avventore di capire che quella al Salone delle Fontane è una kermesse del Movimento Cinque Stelle. L’aveva detto poche ore prima, il garante Beppe Grillo: “Forse è finita l’epoca del vaffa”. Eppure non si era capito quanto profondo fosse il cambiamento. Non c’è una bandiera, un simbolo, una scritta che riconduca questo evento alla creatura di Gianroberto Casaleggio. E perfino Alessandro Di Battista - ormai sempre più ologramma di se stesso: anche stavolta, come a Rimini, è apparso solo invide o–invitagli elettori adi nformarsi su www. luig id imaio.it e non più sul sacro blog.
QUESTA monumentale scenografia l’ha pensata e voluta lo staff della comunicazione che, oltre al noto Rocco Casalino, per l’occasione si è arricchito del contributo di Cristina Belotti (che aveva già ricoperto lo stesso incarico a Bruxelles) e dell’art director Giuseppe Dia, titolare di una società di comunicazione di Alcamo, entrato nella galassia dei Cinque Stelle durante la campagna per le regionali siciliane. Il format - spiace abusare della metafora, ma non esistono alternative altrettanto valide – è quello del Grande Fratello. Chiudete gli occhi: Luigi Di Maio è sul palco. In fila dietro le quinte ci sono i 17 aspi- ranti ministri del suo governo. Aspettano il loro turno e intanto, sbirciando, li vedi mordersi le labbra e alzare gli occhi al cielo per l’agitazione. Il candidato premier li chiama, uno alla volta: cenni biografici e sottolineature ad effetto dei momenti topici delle loro carriere (“Iraq!”, “Bellomo!”, “Pretoria!”, “Ricerca quaternaria!”), poi parte lo stacchetto musicale che accompagna la loro camminata nel corridoio alla destra del palco. Manca il pubblico dietro alle transenne, ma è come se ci fosse. Tre gradini per raggiungere le sedie bianche messe in fila, stretta di mano con “Luigi”, una manciata di secondi fermi per lo shooting fotografico e via con il prossimo concorrente. E a questo punto non stupisce che la cartellina blu che gira nelle mani di chi sta ai margini del palco si intitoli così: “Copione”.
LO SPETTACOLO , va detto, è riuscito: neanche un fuorionda, un inciampo. Lo sfiora solo Di Maio con un congiuntivo (“se fossimo...) subito abiurato. Ma hanno portato perfino le tv straniere al giuramento di un governo prima delle elezioni: applausi. Giacca e cravatta d’ordinanza (la indossa anche Nik il nero), nei capannelli dei candidati in Parlamento si narra di incontri con industriali e associazioni di categoria, target di riferimento privilegiato di questa campagna elettorale in cui è tutto un “aprirsi”, un “farsi conoscere”, un “diversificare”. Ci sono i tacchi a spillo e le borse Liu-jo, l’aspirante ministro dell’Interno Paola Giannetakis osa la giacca con strass sullo scollo. L’unica nelle prime file a rompere il dresscode è la sindaca Virginia Raggi, che si presenta in Dr. Martens: se al governo ci sei davvero, specie se a Roma, funzionano meglio gli anfibi. E poi ci sono i fantasmi, che inseguono e preoccupano: in platea, per dire, siedono i Tredicine, i famigli dei camion bar e delle bancarelle che nemmeno la giunta Cinque Stelle è riuscita a mettere all’angolo. E come loro ne verranno, Luigi Di Maio lo sa.
Per ora si gode, con gli occhi che brillano, l’elogio del professor Giuseppe Conte, il vicepresidente del Consiglio di Presidenza della Giustizia amministrativa, che il Movimento vorrebbe alla guida della Pubblica amministrazione e che racconta alla platea che “mai” in questi anni ha ricevuto da un esponente dei Cinque Stelle “una telefonata” che potesse influenzarlo nel delicato lavoro che stava svolgendo. “Ragazzi”, li chiama. Giù dal palco, lo staff commenta: “Questo è bravo ma un po’ noioso, ce ne sono altri che dicono anche cose divertenti”.
Il “nuovo” staff La regia dell’evento affidata a Giuseppe Dia, art director già nella corsa in Sicilia
Look di ordinanza Giacche e cravatte, c’è chi osa gli strass: solo la sindaca Raggi si presenta con gli anfibi