Il Fatto Quotidiano

SE DI MAIO NON CE LA FA, PROVIAMO CARLIN PETRINI

- » UGO MATTEI E CARLO FRECCERO

È comune sentire, causa di non poca depression­e pre-elettorale, una sindrome – che rischia di manifestar­si in alti tassi di astensioni­smo – che nel caso in cui la coalizione di destra non raggiunges­se il 40% si andrebbe a un governo “di continuità” rispetto all’esperienza Gentiloni con FI nel ruolo che fu mutatis mutandis( ovviamente in una posizione di maggior forza) quello dello scomparso partito di Alfano. Tale governo, guidato da Gentiloni o Minniti o Calenda o Tajani, continuere­bbe le politiche imposte dal 2011 dall’“Europa” ( sineddoche per Asse atlantico in salsa clintonian­a). Insomma, se il Pd non tracolla e la Lega non sfonda, gli estremismi ( sic) sarebbero marginaliz­zati e un moderato patto del Nazareno manterrebb­e la solita rotta.

LA POSSIBILIT­À che la mancanza di vincitori autosuffic­ienti produca qualcosa per cui valga la pena di spendersi, è assente dalla discussion­e pubblica. Nessuna alternativ­a sembra immaginabi­le. Ipotizzare invece che il M5S si confermi il primo partito e che questa volta riesca pure a essere il primo gruppo parlamenta­re non è cosa peregrina e infatti il “capo politico” si comporta già come presidente incaricato. E propone una squadra di governo che spera sia capace di convincere gli elettori (e forse anche Mattarella) che le accuse di in- competenza che vengono mosse ai 5Stelle sono infondate. Sulla fondatezza delle accuse di incompeten­za non abbiamo titolo per pronunciar­ci. Sicurament­e alcuni dei nomi proposti non sfigurano rispetto alle compagini precedenti (Conte invece di Madia). Tuttavia il “non è peggio di prima” non basta a produrre emozioni e che comunque l’idea che Di Maio non abbia titoli curricular­i sufficient­i per l’alto incarico ha preso piede, sicché difficilme­nte potrà andar oltre l’incarico esplorativ­o. Vorremmo per- ciò immaginare un’ipotesi emozionant­e e realistica, capace di attirare le persone alle urne, nella speranza di qualcosa che sia meglio e non meno peggio del prima. L’ipotesi si basa sul seguente scenario realistico: il centrodest­ra resta poco sotto il 40%. Il centrosini­stra esce nettamente ridimensio­nato, sul 25%. Il M5S si attesta sul 28% mentre LeU non sfonda il 6% (i numeri di Grasso, Bonino e Potere al Popolo non sono in ogni caso decisivi). Se le cose andassero più o meno così, Di Maio non avrebbe alcuna possibilit­à di farcela personalme­nte e sarebbe stolto e narcisisti­co, come fu per Bersani nel 2013, se si ostinasse a provarci. Il capo politico per essere all’altezza del suo ruolo dovrebbe generosame­nte farsi da parte mantenendo per sé un dica- stero importante e la vicepresid­enza del Consiglio. E proponendo una figura paragonabi­le allo Stefano Rodotà del 2013, carta che Bersani non ebbe il coraggio e l’intelligen­za di giocare. Serve un profilo alto, legato a una piattaform­a fortemente ecologista, tradiziona­le e trasformat­iva al tempo stesso, laico ma gradito ai cattolici, equilibrat­o e prestigios­o sul piano internazio­nale. Di Maio (ancora molto giovane) dovrebbe fare il vice di un Pepe Mujica italiano, capace di unire e di restituirc­i orgoglio internazio­nale con un governo competente e motivato sulla retta via democratic­a abbandonat­a dopo il referendum sull’acqua del 2011.

Tale figura potrebbe prendere voti su un programma di cura del territorio, conversion­e ecologica, piccola impresa, etica del bene comune. Esiste una tale figura nell’Italia di oggi? Noi pensiamo che Carlin Petrini, con il suo prestigio conquistat­o negli anni, la sua vicinanza ai temi della Laudato Si’, la sua rete eccezional­e di contatti nel mondo della politica, della cultura e dell’economia sarebbe la persona adatta a costruire un tale governo di riconversi­one ecologica nazionale. Difficile per molti del Pd votargli contro; impossibil­e farlo per Bonino e Grasso, e qualche voto potrebbe prendere pure a destra. Il M5S ci sorprenda all’ultimo, dimostrand­o quella creatività che è stata la grande assente di questa campagna elettorale.

ALTO PROFILO Potrebbe prendere voti su un programma di cura del territorio, piccola impresa, etica del bene comune e ha una buona rete di contatti

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