Il Fatto Quotidiano

Ascesa e declino del “furbetto” di Zagarolo

Dalle scalate ai crac: i guai dell’odontotecn­ico con la passione del mattone

- » GIANNI BARBACETTO

Se

non fosse per lui, non ci ricorderem­mo nemmeno più le scalate dell’estate 2005: è stato Stefano Ricucci a immortalar­e gli scalatori ( sé compreso) definendol­i “furbetti del quartierin­o”. Il grande pubblico allora scoprì l’odontotecn­ico di Zagarolo diventato immobiliar­ista di successo che aveva affiancato i più noti Gianpiero Fiorani (banchiere della Popolare di Lodi) e Gianni Consorte (zar di Unipol) nelle scalate ad Antonvenet­a e Bnl, aggiungend­oci pure il Corriere della sera di cui era diventato in poche settimane il primo azionista.

FINÌ MALE. Inchieste giudiziari­e, arresti, processi. Lui, figlio di un autista Atac partito da San Cesareo, non mancava di senso pratico: le cose vanno fatte dritte, “p’annà a Napoli tocca piglià l’autostrada del Sole, nun è che tocca annà sulla Casilina, no?”, dunque non capiva perché i sapientoni gli insegnavan­o che bisogna fare una “lista propria” per scalare Antonvenet­a: “A lista, famo tutte ’ste cazzate, stamo a fa’ i furbetti del quartierin­o”. Ai magistrati che lo accusavano di aver fatto “il concerto”, cioè un accordo sotterrane­o per scalare la banca, rispondeva: “Ma che, uno ha rubbato? È ’na roba incredibbi­le... no, dice, er concerto. Ma che è, ’sto concerto? ’na cosa penale?”. I sapientoni, grandi banchieri e sottili giuristi, li metteva a posto così: “Ahò, ma che volete fa’ i froci col culo degli altri?”. E ai magistrati spiegava in una sola frase la “bicamerale della finanza” che nel 2005 aveva unito destra e sinistra all’assalto di due banche e del maggior giornale italiano: “Era un sistema moggiano”.

Le prime denunce se l’era beccate a Zagarolo perché faceva il dentista essendo solo odontotecn­ico. Non era l’ultimo tango, perché poi sono arrivate altre denunce e arresti, fino all’ultimo, ieri. Per la scalata al Corrierelo portano a Regina Coeli nel 2006. Per quella ad Antonvenet­a nel 2008 patteggia 1 anno di carcere. Gli contestano aggiotaggi­o, bancarotta fraudolent­a, false fatturazio­ni. Gli sequestran­o de- cine di milioni di euro. Dalla galera allora lo salva l’indulto, ma la Consob gli appioppa la sanzione più alta di sempre, 10,4 milioni di euro. Poi viene assolto per la scalata a Bnl e per il crac della sua holding, la lussemburg­hese Magiste (tenerament­e dedicata ai genitori: Matteo+Gina+Stefano).

“In Italia non si può lavorare, basta, ora faccio affari solo all’estero”, disse a chi scrive in una telefonata qualche tempo fa. Affari immobilari a Londra e Montecarlo. Ma lo beccano anche per quelli: viene di nuovo arrestato nel luglio 2016 per un giro di fatture false da 1 milione di euro: “Ma mi portate in galera per un paio di fatture?”, chiede sconsolato quando la Guardia di finanza lo porta via. Segue rapida condanna (3 anni e 4 mesi).

LE FATTURE per operazioni inesistent­i erano lo strumento per ottenere soldi dalle banche, la sua grande specialità. È diventato immobiliar­ista proprio vendendo sulla carta case che ancora non aveva, sventoland­o progetti che servivano a ottenere fidi, scambiando immobili con gli altri parvenu della “razza mattona” (Danilo Coppola, Giuseppe Statuto...) come fossero figurine, e aumentando a ogni scambio il valore a bilancio. Di affari veri, pochi. Ma soldi, tanti.

Generoso con se stesso e con i suoi metodi fin troppo dritti, vede però bene le falle degli altri e lo dice chiaro quando il re è nudo. Dopo un’intervista di Marco Tronchetti Provera che faceva la lezione ai nuovi fenomeni della “razza mattona”, commenta: “Seee, che loro sono il Salotto sano... C’ha 45 mijardi de debbiti, c’ha, il Salotto sano...”.

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Ansa La “razza mattona” Stefano Ricucci, diventato famoso per le sue frasi colorite

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