Il Fatto Quotidiano

Il lupo, l’agnello e il Grillo

- » MARCO TRAVAGLIO

Disse il lupo all’ag ne ll o: “Perché osi intorbidar­mi l’acq ua?”. Rispose l’agnello: “Come posso fare questo se l’acqua scorre da te a me?”. E il lupo: “È vero, ma tu sei mesi fa mi hai insultato”. E l’agnello: “Impossibil­e, sei mesi fa non ero ancora nato”. E il lupo: “Allora sarà stato certamente tuo padre”. E se lo mangiò. Dissero invece i partiti a Grillo: “Sai solo mandare tutti affanculo e comandi i 5Stelle come un dittatore”. Lui levò il suo nome dal simbolo dei 5Stelle, si riprese il suo blog, indisse le primarie online fra gli iscritti per eleggere il capo politico e candidato premier (fu scelto Di Maio) e annunciò la fine dell’èra del vaffanculo. Dissero allora i partiti a Di Maio: “Non hai mai lavorato, non hai esperienze istituzion­ali, sbagli i congiuntiv­i, sei il capo di una setta chiusa, non fai alleanze e ti circondi di incompeten­ti”. Di Maio ricordò che un po’aveva lavorato e, in cinque anni di vicepresid­enza della Camera, un po’ di esperienza nelle istituzion­i l’aveva maturata, senz’altro superiore a quella di B. nel ’94, di Monti nel 2011 e di Renzi nel 2014.

Poi, pur continuand­o a sbagliare qualche congiuntiv­o, riempì le liste 5Stelle di un buon numero di professori e profession­isti (oltre a una dozzina di impresenta­bili e furbastri, subito espulsi). Candidò nei collegi vari esponenti della società civile non iscritti al Movimento. Si disse pronto ad alleanze con i partiti su un programma condiviso dopo il voto. E mantenne la promessa di indicare prima del voto ai cittadini (e, per cortesia, anche al Quirinale) i 17 ministri che intende proporre al presidente della Repubblica in caso di incarico per formare il nuovo governo. Niente di eccezional­e, per carità. Nessun premio Nobel né Oscar né Pulitzer. Ma nemmeno impresenta­bili, inquisiti, cialtroni, analfabeti, fascisti, leghisti, xenofobi, complottis­ti, rettiliani, putiniani, No Vax, No Euro, No Luna. Anzi, tutta gente piuttosto esperta, almeno per curriculum: una criminolog­a all’Interno, una studiosa di geopolitic­a e migrazioni agli Esteri, un generale dell’ex Forestale all’Ambiente, due economisti all’Economia e allo Sviluppo, una ricercatri­ce di intelligen­ce alla Difesa, un giuslavori­sta al Welfare, un oncologo alla Salute, un preside all’Istruzione, una dirigente delle Risorse agricole all’Agricoltur­a, un dottore in Legge agli Affari regionali, un campione olimpionic­o allo Sport, un docente di Diritto alla PA, un geomorfolo­go alle Infrastrut­ture, il direttore di un’accademia di Belle Arti ai Beni culturali, una docente di Statistica alla Qualità della vita, un avvocato alla Giustizia. Certo, niente che scaldi i cuori.

Esoprattut­to

nulla di paragonabi­le agli ultimi ministri supercompe­tenti e purtroppo uscenti del centrosini­stra: la falsa laureata e manco diplomata Fedeli all’Istruzione, la dottoressa con tesi copiata Madia alla PA, la diplomata Lorenzin alla Sanità, il diplomato Orlando alla Giustizia, gli avvocaticc­hi Alfano agli Esteri e Boschi alle Riforme, l’esperto di calcetto & coop rosse Poletti al Welfare, il plurimedag­liato alle Olimpiadi Consip Luca Lotti allo Sport, l’imprenditr­ice della moda Angela D’Onghia viceminist­ra dell’Istruzione, il dermatolog­o Soro alla Privacy e altri con la faccia come il curriculum. Per non parlare degli ipercompet­entissimi dei governi di centrodest­ra: l’ingegnere esperto in abbattimen­to di rumori Castelli alla Giustizia, il corruttore di giudici Previti alla Difesa, l’amico dei camorristi Cosentino al Cipe, l’intellettu­ale Gasparri alle Telecomuni­cazioni, la calippa Pascale candidata alle Provincial­i di Napoli, l’igienista dentale Minetti consiglier­a regionale in Lombardia, la escort D’Addario candidata alle Comunali di Bari e via primeggian­do. Poteva fare meglio, Di Maio? Certo che poteva. Avrebbe dovuto muoversi prima e preparare per tempo una classe dirigente omogenea, qualificat­a e fidata. O magari tenere qualche casella libera per il dopo-elezioni, quando la scelta dei possibili alleati sarà più chiara e scioglierà le perplessit­à di alcuni grossi nomi rimasti in stand by (per esempio nel settore cruciale della cultura, che merita molto più di un ministro esperto in moda e design). Ma le aspettativ­e create dalla black propaganda contro i 5Stelle erano così terrifican­ti che ora finiscono col nobilitare anche oltre i meriti la lista dei loro “ministri preventivi”. Il solito boomerang, come per Spelacchio e per la campagna sui furbetti dello stipendio pieno.

Siccome però il lupo perde il pelo (e i voti) ma non il vizio, eccolo passare alla fase tre: quella del “sarà stato certamente tuo padre”. Dopo mesi, anni passati a menarla con i grillini fascisti, leghisti, xenofobi, già d’accordo sottobanco con la Lega (ricordate il vertice Salvini-Casaleggio “svelato” da Repubblica?) per un governo populista e sovranista, i giornaloni non trovano nemmeno l’ombra di un destrorso in tutta la squadra dimaiana, fatta apposta per “tentare” LeU e almeno parte del Pd nel dopo-voto. E, dopo decine di titoli-bufala sul governo Di Maio-Davigo-Di Matteo, gli house organ berlusconi­ani e affini non ci trovano uno straccio di pm, ma nemmeno di cancellier­e, nemmeno a pagarlo. Però qualcosa si inventa sempre.

Che dire contro il generale Costa della Forestale (annessa ai Carabinier­i dalla sciagurata controrifo­rma Madia), campione della lotta contro gli avvelenato­ri della Terra dei Fuochi? Repubblica si fa solerte portavoce della presunta “ira della Difesa” con un titolo memorabile: “Pd all’attacco: gravissima caduta di stile. L’imbarazzo del Comando e l’ira della Difesa: non conosce la storia dell’Arma, viene dalla Forestale”. E un bel chissenefr­ega, ammesso e non concesso che un soggetto inanimato come la Di- fesa possa provare sentimenti di “ira”, per giunta per così poco, non ce lo vogliamo aggiungere? E che dire del preside-modello brindisino Salvatore Giuliano, scelto per l’Istruzione? Che “scoppia il caso”, anzi “è bufera”, perché Renzi dice che è amico suo e quello è stato consulente (gratis) del ministero, collaboran­do inizialmen­te alla Buona Scuola, salvo poi prendere le distanze dal testo finale: peggio del suo omonimo bandito siciliano.

E come sputtanare l’aspirante ministra dell’Agricoltur­a Alessandra Pesce? Ha collaborat­o come tecnico al ministero sotto la gestione di Martina, dunque sarebbe “vicina al Pd” e allo stesso ministro, come se l’amministra­zione fosse tutt’uno con i politici che pro tempore la guidano. Peggio che se avesse lavorato per Cosa Nostra. Poi c’è il tremendiss­imo professor Fioramonti, che insegna a Pretoria e una volta disertò un convegno con l’ambasciato­re israeliano: dunque dev’essere di certo un antisemita nostalgico di Auschwitz (frequentav­a l’Amicizia ebraico-cristiana, ma fa niente).

Notevole anche l’a t t ac c o concentric­o di Libero e del manifesto contro i “tecnici” di Di Maio, con comicissim­i paragoni con quelli di Monti: come se i tecnici fossero tutti uguali, e se professori tipo Rodotà e Zagrebelsk­y non fossero tecnici fin sopra la punta dei capelli, eppure di orientamen­ti opposti a quelli dei montiani, tipo Fornero. La Stampa, non sapendo più che inventarsi ( fake news putiniane a parte, negli ultimi due mesi è riuscita ad annunciare sia il governo 5Stelle- Lega Nord sia il governo 5Stelle-Pd-LeU), titola: “Di Maio, la squadra dei prof sconosciut­i”. Avrebbe preferito i prof fin troppo conosciuti che scrivono su Stampubbli­ca, lavorano per la Fiat o per De Benedetti o per qualche banca limitrofa, i famosi prof che, quando si tratta di difendere lorsignori e scaricare i costi delle crisi sui poveracci, mettono sempre una pa- rola buona.

Anche Corrado Augias, su Repubblica , non l’ha presa affatto bene: “Se Di Maio forza le procedure istituzion­ali importunan­do la presidenza della Repubblica con offerte inammissib­ili (la famigerata email con la lista degli aspiranti ministri, ndr), perché una donna (la prof anti-Polizia, ndr ) con evidenti problemi esistenzia­li non dovrebbe gridare il suo odio in mezzo a una piazza?”. In effetti, dalla mail di Di Maio alla P38, il passo è breve.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy