Migranti, i numeri veri e quelli sparati dai politici
Ironia: bugie e omissioni dei partiti sull’immigrazione sono svelate dai partiti stessi. Nella passata legislatura i lavori della commissione parlamentare sul sistema d’accoglienza hanno prodotto una relazione finale documentata e preziosa. Che infatti non è mai stata approvata definitivamente, forse perché smonta alcune delle parole d’ordine della propaganda elettorale degli stessi partiti che l’hanno scritta.
“Oggi in Italia si contano almeno 630 mila migranti. Solo 30 mila hanno diritto di restare” ( Silvio Berlusconi, 4 febbraio) - “Rimpatrio di tutti i clandestini” (programma elettorale del centrodestra)
La cifra di Berlusconi sui migranti irregolari è bizzarra, la promessa di rimpatriarli tutti è inattuabile. Lo dicono i numeri. Il Viminale ha fornito quelli degli stranieri irregolari rintracciati negli ultimi tre anni: sono 114.632. Nel 2015 sono stati individuati 34.107 irregolari e ne sono stati espulsi 15.979 (di cui solo 5.505 rimpatriati). Nel 2016 su 41.473 irregolari ne sono stati espulsi 18.664 (di cui rimpatriati 5.817); nel 2017, su 39.052 clandestini ne sono stati allontanati 17.163 (di cui rimpatriati 5.278). Le percentuali delle espulsioni sono basse: il 46% nel 2015, il 45% nel 2016 e il 43,9% nel 2017. Quelle dei rimpatri sono infime: 16%, 14% e 13,5%.
“L’emergenza migranti è colpa della sinistra che ha firmato il trattato di Dublino” (Silvio Berlusconi, 14 gennaio)
L’ex Cavaliere si riferisce all’ultima versione del regolamento (Dublino III), firmata dal governo italiano nel 2013, quando il presidente del Consiglio era Enrico Letta. Per gli accordi di Dublino lo Stato membro che si deve fare carico dell’esame di una domanda d’asilo è il primo Stato d’ingresso del richiedente. U- na norma che penalizza l’Italia. Il meccanismo però è stato ereditato nella precedente versione del regolamento ( Dublino II), firmato nel 2002. Il premier era proprio Silvio Berlusconi.
Il superamento di Dublino è nei programmi di Pd, centrodestra e M5S. A novembre il Parlamento europeo ha dato il suo via libera all’apertura dei negoziati con Consiglio e Commissione sulla revisione di Dublino III. Gli eurodeputati della Lega si sono astenuti, M5S ha votato contro.
“I nuovi Cie non avranno nulla a che fare con quelli del passato. Punto”(Marco Minniti, 5 gennaio)
La riforma Minniti sulla carta ha cancellato i Cie, centri di identificazione ed espulsione (“luoghi orribili, in cui si violano con frequenza i diritti della persona”, secondo la Commissione diritti umani del Senato). Sono sostituiti dai Cpr, “Centri di permanenza per i rimpatri”. La legge prevede un “ampliamento della rete dei centri in modo da garantirne una distribuzione omogenea sul territorio nazionale”. Minniti le ha presentate così: strutture “più piccole”, “lontane dai centri abitati”, “una in ogni Regione”, che avrebbero ospitato circa 1600 persone in tutto. Nulla di tutto ciò è stato realizzato. Scrive la Commissione: “Alla funzione di Cpr, nonostante la previsione legislativa, non sono stati adibiti nuovi centri ma solo riconvertiti ex Cie ( . .. ) . Quelli di Brindisi, Caltanissetta, Roma e Torino, per una capienza effettiva di 374 posti e presenze pari a 376”. Briciole.
“Le Commissioni territoriali devono essere potenziate Al fine di velocizzare le procedure per il riconoscimento e ridurne i costi, riteniamo fondamentale la videoregistrazione dei colloqui con i richiedenti asilo” (programma elettorale del M5S)
Le Commissioni territoriali (che giudicano le richieste di protezione internazionale) sono già state potenziate dalla riforma Minniti con le “assunzioni di 250 unità di personale specializzato”. La stessa riforma ha già introdotto anche la videoregistrazione dei colloqui. Sulla cui utilità la Commissione è scettica: “È del tutto da verificare (...) che comporti un effettivo risparmio di tempo rispetto
alla celebrazione di un’udienza in cui il giudice formula al ricorrente specifiche e mirate domande”.
“Va costruito un sistema di accoglienza rigoroso, diffuso e integrato, sulla base del modello Sprar” ( p r ogramma elettorale di Liberi e Uguali)
Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) dovrebbe garantire un’accoglienza “di qualità”, caratterizzata da progetti di inserimento e integrazione, contrapposta alla gestione emergenziale dei centri temporanei. I numeri però sanciscono il fallimento di questo modello. “A fronte di ben 31.270 posti finanziati – scrive la Commissione – gli enti locali aderenti sono stati 661 con 775 progetti presentati per un totale di 24.972 posti.” Tradotto: Comuni e Regioni non partecipano ai bandi. Così si sprecano oltre 6mila posti Sprar per i quali erano già stati stanziati fondi pubblici.
“600 MILA CLANDESTINI”
B. e soci: “Espelliamo tutti gli irregolari”. Impossibile: al massimo il 16% l’anno è rimpatriato nel Paese d’origine
SCOPPIO RITARDATO
I 5Stelle: “Potenziamo le commissioni e registriamo i colloqui”. L’ha già fatto la riforma di Minniti