Il Fatto Quotidiano

Ripa di Meana: socialista, “verde” e gentiluomo

Fu comunista, poi socialista e ambientali­sta. Organizzò la “Biennale del dissenso”

- » FABRIZIO D’ESPOSITO

Nelle grandi coppie capita. Insieme nella vita. E poi nella morte. E ieri se n’è andato Carlo Ripa di Meana, a 88 anni. Appena due mesi fa, l’addio alla moglie Marina, donna esplosiva e di talento che ha sorpreso fino all’ultimo, con il videotesta­mento sul fine vita. Lui, il marito, anch’egli malato e isolato nella sua stanza, aveva saputo della morte della moglie da un tg, alla tv.

Comunista, poi socialista e ambientali­sta, ministro e commissari­o europeo, uomo di tante arti (compresa quella della seduzione femminile, il suo soprannome era “Orgasmo da Rotterdam”), Carlo Ripa di Meana era figlio di marchesi e il nonno materno era stato un esponente di governo giolittian­o. La passione politica lo prese da giovane, negli anni Cinquanta. Il Pci e la redazione dell’Un ità: Pie- tro Ingrao, Alfredo Reichlin, Luigi Pintor, Maurizio Ferrara. E fu Ingrao, un giorno, a chiedergli di andare a Praga, nella Cecoslovac­chia sovietica, per dirigere il mensile in otto lingue degli studenti comunisti. Ripa di Meana accettò. Praga era il centro dei “compagni” di tutto il mondo. E fu in questo frangente che conobbe uno studente milanese socialista. Si chiamava Bettino Craxi, quello studente, e tra i due nacque una lunga amicizia.

CRAXI e Ripa di Meana discettava­no sul comunismo reale, intriso di cupezza e miseria, e questo fu il preludio alla rottura di “Carlo” con il Pci. Dopo i fatti d’Ungheria del 1956, quando entrò nel Psi da sinistra. Da socialista, fu consiglier­e regionale in Lombardia, parlamenta­re e commissari­o europeo alla Cultura e all’Ambiente. Ma uno dei suoi pro- getti più noti fu legato all’arte, quando da presidente della Biennale di Venezia organizzò la Biennale del dissenso, con gli intellettu­ali dell’Est sovietico in esilio.

Negli anni del rampantism­o craxiano, Ripa di Meana sposò Marina Punturieri già Lante della Rovere. Testimoni per lei furono Alberto Moravia e Goffredo Parise, per lui Craxi. Erano entrambi libertini e libertari e forse anche per questo la gelosia di lei, Marina, fu protagonis­ta di episodi memorabili. Rivelò “Carlo”: “Eravamo a Parigi, all’inaugurazi­one del centro Pompidou. Io ero presidente della Biennale, in compagnia di Michel Guy ministro della cultura e con Chirac, allora sindaco di Parigi. Al mio fianco Gae Aulenti, a cui ero legato. Arrivò Marina, gelosissim­a, e senza una parola mi inflisse un calcio alla gamba sinistra: mi spaccò la tibia. Sotto gli occhi di tutti”.

Politicame­nte, nel 1992, Ripa di Meana ruppe anche col Psi, per Mani Pulite. “Carlo” si dissociò dai corsivi contro il pool dei magistrati milanesi vergati dallo stesso Craxi sull’Avanti, il quotidiano ufficiale del Psi. Iniziò così, anche in politica, la sua fase ambientali­sta, da ministro nel primo governo presieduto da Giulia- no Amato, il Dottor Sottile di matrice socialista. Ma non durò molto, dal 1992 al 1993. Poi Ripa di Meana si dimise in polemica contro il famigerato decreto Conso. Nello stesso anno, il 1993, divenne portavode dei Verdi. Eletto parlamenta­re europeo, votò control’ adozione dell’euro.

L’impegno politico andò calando e nel 2005 fu presidente di Italia Nostra. Due anni dopo chiese perdono alla famiglia Calabresi per l’ appello firmato do pola morte dell’anarchico Pinelli. Nell’ ultima intervista, do pola morte della moglie, ha detto: “Mi sono reso conto di averla amata disperatam­ente”.

La grande coppia Due mesi fa s’è spenta la moglie Marina: “Mi sono reso conto di averla amata disperatam­ente”

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Ansa Sempre insieme Marina Ripa di Meana e il marito Carlo a una manifestaz­ione ambientali­sta
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