Il voto con la virgola
ro sorgere divergenze nell’interpretazione nel collegio degli scrutatori.
LE REGIONALI
Si rinnovano i consigli di Lazio e Lombardia
I cittadini di Lazio e Lombardia, che riceveranno anche la scheda per le Regionali (vedi sopra), dovranno fare attenzione perché il sistema di voto è diverso. Sulla scheda regionale sono stampati i nomi dei candidati governatori (in Lombardia 7, nel Lazio 9), con le rispettive liste che li sostengono. Accanto a ogni simbolo ci sono due righe che possono essere riempite a mano con u- no o due cognomi di candidati di quel partito (che devono essere di sessi diversi). Si può votare solo il candidato governatore senza alcuna lista (l’elezione è diretta); oppure si può votare il candidato governatore e una lista a lui collegata (con, appunto, un massimo di due preferenze). Ma si può anche dare un voto non coerente, perché appunto è previsto il voto disgiunto, cioè a un candidato e a una lista a lui non collegata. Se si vota invece solo una lista, il voto si intende dato anche al candidato governatore che quella lista sostiene.
Dalle 23 di domani inizierà lo spoglio delle schede. Spiegare, all’ingrosso, come i voti fisici si trasformeranno in seggi nel prossimo Parlamento è l’intenzione di questo articolo. Intanto va tenuto conto che il Rosatellum è un sistema misto (e un po’ farraginoso), nel senso che circa un terzo dei prossimi onorevoli saranno eletti col maggioritario e due terzi col proporzionale. Che significa? Partiamo da qui.
MAGGIORITARIO (uninominale). È un sistema di voto per cui, in un determinato territorio (collegio), viene eletto il candidato che prende il maggior numero di voti, foss’anche uno solo in più del secondo classificato. Col Rosatellum l’Italia è stata divisa in 232 collegi uninominali per eleggere la Camera e 116 per eleggere il Senato: nella scheda il nome del candidato uninominale è quello che sovrasta i simboli dei partiti.
PROPORZIONALE. Con questo meccanismo si eleggono i restanti membri delle Camere: 386 a Montecitorio e 193 a Palazzo Madama. In buona sostanza, le varie liste che hanno preso più del 3% di voti in tutta Italia (sotto questa soglia non si ha diritto ad avere parlamentari) si dividono gli eletti in proporzione ai consensi ricevuti: se il partito X ha avuto il 10%, ha diritto a quella percentuale dei 386 deputati e 193 senatori da eleggere (in realtà qualcosa di più visto che vanno detratti appunto i voti di chi non raggiunge la soglia del tre per cento). L’effetto è ulteriormente complicato dal fatto che esistono anche le coalizioni: i partiti coalizzati che superano il 3% potranno dividersi anche i voti di quelle liste che, pur non avendo superato lo sbarramento, hanno preso l’1% dei voti (meccanismo che incentiva la creazione di cosiddette “liste civetta”, create cioè solo per attrarre voti).
I LISTINI. Anche per la quota proporzionale l’Italia è stata divisa geograficamente in 27 circoscrizioni che comprendono 63 collegi plurinominali per la Camera e in 19 circoscrizioni e 33 collegi per il Senato: i territori più popolosi, ovviamente, hanno diritto a più parlamentari (la Lombardia è la regione che ne avrà di più: 96 in tutto). I futuri eletti “proporzionali” corrono in brevi listini (quattro nomi, da cui plurino-
COSA ACCADE a livello proporzionale di quelle schede in cui l'elettore ha deciso di “barrare” solo il nome di un candidato uninominale sostenuto da una coalizione? Il voto si scinde e diventa un voto con la virgola, una novità assoluta (e non proprio benvenuta) che tentiamo di spiegarvi qui.
QUEL VOTO, per una serie di scelte tecniche degli autori del Rosatellum, non può essere buttato, altrimenti il sistema avrebbe finito per penalizzare le liste coalizzate. E quindi quel voto verrà diviso in maniera direttamente proporzionale al numero di voti totali dei partiti che compongono la coalizione che sostiene il candidato in questione.
UN ESEMPIO. Poniamo che, in quel collegio, all’interno della coalizione di centrosinistra il Pd si aggiudichi il 93% dei voti, il 5% +Europa, l’1,5% Insieme e lo 0,5% Civica Popolare: il voto dato solo al candidato uninominale si trasformera in 0,93 voti per il Pd, 0,05 voti per Bonino eccetera. Non proprio chiarissimo. I collegi uninominali della Camera
I numeri