Il Fatto Quotidiano

Ventimila firme erano troppe, ma ora la campagna è faraonica

- » MARCO PALOMBI

Ieri i lettori dei più grandi quotidiani italiani hanno potuto ammirare una paginata di pubblicità della lista +Europa con una sorridente Emma Bonino. La stessa figura che gli sorrideva, ieri e nei giorni scorsi, dai bannerpres­enti sui principali siti e nei video promoziona­li su Youtube e altri social. Sempre rassicuran­ti, in questi giorni i sorrisi scendevano sui pass a n t i p u r e d a i m axi- schermi luminosi delle grandi stazioni e dalle fiancate dei bus, mentre chi ascolta la radio ha avuto il bene della voce, ma ha dovuto immaginars­i il sorriso. Un po’ di elettori, infine, hanno potuto vedere dal vivo la Diva Emma o i suoi compagni di avventura in una delle de- cine di incontri organizzat­i lungo la penisola. Una campagna elettorale da partito strutturat­o (e ricco) che fa un po’ a pugni coi pianti a cui abbiamo assistito quando +Europa sosteneva di non riuscire a raccoglier­e poco più di ventimila firme per presentars­i alle elezioni (problema poi risolto dal gentile patrocinio di Bruno Tabacci, portatore sano di esenzione, che di suo ci ha guadagnato un seggio). Quanto costa tutto questo e come può permetters­elo +Europa? La tesoriera Silvja Manzi, contattata dal Fatto, non dà cifre per non essere “imprecisa”, parla a spanne di un costo di circa 230 mila euro per la sola campagna nelle stazioni e spiega che, da Bonino in giù, molti radicali hanno concesso un prestito alla lista che riavranno indietro solo in caso di superament­o del 3%. Un po’dei soldi del gruppetto di Tabacci (che ha avuto 200 mila euro dal 2xmille) e le singole donazioni difficilme­nte pagano una campagna di questo genere: per avere lumi basterà aspettare il deposito obbligator­io delle spese elettorali.

Per la sola campagna sui megascherm­i delle stazioni, i Radicali hanno speso circa 230 mila euro

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