Le relazioni pericolose dei leghisti di Calabria
Verso il votoDalle leghe meridionali degli anni 90 ai candidati di Salvini per lo “sfondamento” al Sud
Dalle
leghe meridionali alle relazioni pericolose della Lega Nord che in Calabria punta su Domenico Furgiuele, Tilde Minasi e Francesca Anastasia Porpiglia. Il primo è genero di un imprenditore ritenuto espressione della ’ndrangheta, la seconda fu assessore del Comune di Reggio Calabria sciolto per contiguità con le cosche, la terza figlia di un soggetto che avrebbe tentato di avvicinare il magistrato che doveva giudicare una delle teste pensanti della ’ndrangheta.
“Voglio parlare a tutto il Paese”. A Reggio, Matteo Salvini parla di apertura della Lega nel Mezzogiorno. Ma lo sdoganamento del Carroccio nel Sud ha radici più profonde. Nell’inchiesta “S i st em i Criminali” del procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato, poi archiviata, pentiti ritenuti attendibili e informative della Dia affermavano che, all’inizio degli anni 90, su input del boss corleonese Leoluca Bagarella, Cosa nostra aveva pensato alla Lega prima di dirottare i voti sulla neonata Forza Italia di Berlusconi. Le “leghe meridionali” spuntarono pure in Calabria dove i loro obiettivi si intrecciarono con quelli di clan come i De Stefano.
ERANO GLI ANNI di Gianfranco Miglio, l’ideologo della Lega che si diceva “per il mantenimento anche della mafia e della ’ n dr an gh et a” de fi ni te “potere personale, spinto fino al delitto”. Al suo fianco c’era Gian Mario Ferramonti, il tesoriere che aveva relazioni con esponenti della massoneria e dei Servizi italiani ed esteri. Prima un incontro a Catania, poi un altro a Lamezia Terme e infine a Napoli. Quel- le informative, oggi, sono agli atti del processo “’Ndrangheta stragista”(imputati i boss Giuseppe Graviano e Rocco Filippone) e il procuratore aggiunto di Reggio Giuseppe Lombardo le sta intrecciando con l’inchiesta “Breakfast” in cui sono emersi i più recenti con- tatti tra le cosche calabresi e alcuni dirigenti della Lega Nord come l’ex tesoriere Francesco Belsito, che l’estate scorsa ha rimediato due condanne per l’utilizzo illecito dei fondi pubblici della Lega. In rapporti con l’ex
Nar Lino Guaglianone, Belsito era un frequentatore dello studio Mgim Srl si vedeva pure con Bruno Mafrici.
Amico di Paolo Martino, il ra pp res ent an te della cosca De Stefano in Lombardia, secondo la Dia Mafrici curava i rapporti tra imprenditori, lobbisti e politici. Tra i suoi contatti c’era pure l’ex governatore calabrese Giuseppe Scopelliti che, dopo la condanna d’appello a 5 anni per i disastri lasciati nelle casse del Comune di Reggio, è riuscito a candidare Tilde Minasi, assessore della giunta mandata a casa nel 2012 con lo scioglimento per mafia. È al secondo posto nel listino della Lega al Senato, sostenuta dai reduci dei “boia chi molla” che, poche settimane fa, si sono spellati per Salvini a Reggio.
C’era pure il capolista alla Camera Domenico Furgiuele, di Lamezia Terme, che nel 2007 aveva ricevuto un “daspo” per fatti di stadio. È il genero dell’imprenditore Salvatore Mazzei, in carcere perché vicino alla ’ndrangheta. Pochi giorni fa, i carabinieri del Noe hanno notificato alla moglie di Furgiele la confisca di due società e un palazzo rientranti nell’impero da 200 milioni di euro confiscato al padre.
Dietro Furgiuele, la Lega schiera Francesca Anastasia Porpiglia. Assessore del Comune di Villa San Giovanni (commissariato), è figlia di Enzo Porpiglia, il funzionario part- time del Tribunale di Reggio che è stato segnalato in Procura dal giudice Ornella Pastore perché l’avrebbe avvicinata per “perorare le ragioni di Paolo Romeo”, principale imputato del processo “Gotha” contro il direttorio delle cosche, già condannato per concorso esterno con la ’ ndrangheta.
Candidati
Dal genero di un imprenditore in cella per mafia all’ex assessore della disciolta giunta Scopelliti