Embraco rimanda l’addio Lavoratori licenziati nel 2019
Accordo con vista urne
Arriva a quarantotto ore dalle elezioni l'accordo che mette per nove mesi nel congelatore i 500 licenziamenti annunciati l'11 gennaio dall'Embraco di Riva di Chieri (Torino). Non si tratta di un salvataggio vero e proprio, ma di una sospensione che dà il tempo, da oggi fino a fine anno, di trovare nuovi investitori per lo stabilimento piemontese dove vengono prodotti i compressori da frigoriferi forniti alla Whirlpool, casa madre del gruppo di cui fa parte Embraco. Quest'ultima, comunque vada, andrà via dall'Italia, puntando tutto sulla Slovacchia, dove potrà risparmiare sul costo degli stipendi.
LA SPERANZAè solo riuscire a far partire, in questo periodo, un nuovo progetto industriale, con l'aiuto del fondo per il sostegno a chi è interessato da delocalizzazioni, istituito presso il Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe). Se il primo gennaio gli occupati di Riva di Chieri non saranno stati tutti riassorbiti, di loro si farà carico direttamente Invitalia, l'agenzia pubblica per gli investimenti e lo sviluppo delle imprese. Nel frattempo, però, non è escluso che una parte degli operai coinvolti nella vertenza possa comunque lasciare l'azienda, incentivata da premi economici. Ciò che si è scongiurato è il licenziamento immediato di tutti.
È questo il risultato dell'incontro di ieri mattina al ministero dello Sviluppo. Culmine di una corsa contro il tempo che negli ultimi giorni ha visto protagonista il ministro Carlo Calenda. Ministro che ha puntato molto su questa vicenda anche sul piano mediatico. La scorsa settimana, infatti, aveva definito “gentaglia” i rappresentanti di Embraco, dichiarando di non volerli più incontrare. Il problema era che lui chiedeva di prorogare i licenziamenti e utilizzare la cassa integrazione fino a settembre, ma l'azienda insisteva nel voler cacciare tutti entro il 25 marzo per non subire scosse sui mercati finanziari. Subito dopo, però, Calenda ha avviato un confronto con i vertici di Whirlpool. Ieri, dunque, il verdetto: la fabbrica sarà aperta e operativa fino al 31 dicembre, probabilmente non a pieno carico ma in questi mesi i lavoratori riceveranno comunque il 100% dello stipendio. Insomma, un ribaltamento clamoroso: una settimana fa Embraco non era disponibile nemmeno a un posticipo dei licenziamenti grazie al ponte degli ammortizzatori sociali, ora è addirittura favorevole a pagare gli interi stipendi per tutto il 2018. Secondo fonti vicine al dossier, un ruolo decisivo lo ha giocato Whirlpool America e Italia, la quale – avendo altri stabilimenti nel nostro Paese nelle Marche e in Campania – ha preferito non compiere uno sgarbo al governo in carica.
ORA VIENE la parte difficile, quella che dovrà individuare i nuovi partner industriali che reimpieghino i 497 operai comunque messi alla porta dalla multinazionale brasiliana. “Embraco – si legge sul documento firmato ieri - darà evidenza entro fine marzo 2018 ai sindacati, alle istituzioni e a Invitalia dei progetti in corso di valutazione che potranno dare prospettive occupazionali a una parte significativa di tutti i dipendenti”. Lo stesso accordo, nonostante circolino voci di tre soggetti già interessati a subentrare, esclude la possibilità di riuscire a reimpiegare tutti. Per questo, dovrà intervenire Invitalia, che “si farà carico dell'eventuale processo di reindustrializzazione – è scritto sull'accordo - non ancora completato qualora a fine 2018 dovessero residuare persone in attesa di nuova occupazione”.
Secondo Calenda, l'apertura di Embraco è stata “a pp en a decorosa”. Se tutta la politica ha reagito con entusiasmo alla notizia, i sindacati sono molto più cauti. “Rispetto alle ipotesi iniziali – ha detto la leader Fiom Francesca Re David – la prospettiva è migliorata. Gli operai avranno lo stipendio pieno fino alla fine del 2018. Questo non significa che saremo disponibili ad approvare dopo questa scadenza i licenziamenti. Confidiamo che si possa trovare una soluzione”.
Il piano Whirlpool accetta lo slittamento Stipendio pieno per sette mesi, Invitalia cerca acquirenti L’obiettivo di fermare i licenziamenti è stato raggiunto, ora bisogna puntare alla reindustrializzazione
CARLO CALENDA