Il Fatto Quotidiano

Renzi: “Punto a un premier Pd, a partire da Gentiloni. Io? Resto fino al 2021”

-

“Comunque vada io sarò segretario del Pd fino al 2021. Lo hanno deciso le primarie”. Matteo Renzi ribadisce, in maniera ancora più netta, quello che aveva già detto lunedì: non si dimetterà, pure in caso di sconfitta. L’ultimo giorno di campagna elettorale è amaro per il segretario dem: l’aria che tira va da brutta a pessima. E l’operazione in corso è “spersonali­zzazione”: memore del referendum, meglio cercare di evitare di attirarsi il voto contro, come è stato il 4 dicembre. “Il Pd ha una grande squadra, sono orgoglioso di esserne allenatore, non commetterò l'errore di personaliz­zare come l’altra volta”, chiarisce lui. Ma poi dice pure un’altra cosa: “Siamo in una posizione semplice e il candidato premier in questa legge non è previsto, rispettiam­o il compito istituzion­ale del Presidente della Repubblica. Chiunque sia il candidato del Pd noi lo sosterremo a cominciare da Paolo Gentiloni e passando per tutti i nomi che sono stati fatti e che sono tanti, quasi quelli di una squadra di calcio. Chiunque del Pd avrà il sostegno del Pd”. Una dichiarazi­one netta fino a un certo punto, che ha il sapore di una resa a metà. In realtà, al Nazareno, nessuno sa davvero cosa succederà. Intanto, le asticelle sono tarate al ribasso: la speranza dei vertici del Pd, adesso, è di arrivare al 23% (il 25% di Bersani sembra un miraggio). Ma il timore di tutti è di scendere sotto il 20%.

Se il Pd dovesse andare benissimo (ipotesi che appare remota), Renzi si considerer­ebbe ancora in lizza per fare il premier; se dovesse andare male, ma tenere, resterà lì dov’è e cercherà di “dare le carte”. Sostenendo un bis di Gentiloni, ove vi fossero i numeri per larghe o larghissim­e intese. Quindi, un governo con Forza Italia, centristi e magari qualche altro “pezzo” di gruppi parlamenta­ri. Ma non con l’M5S. “Sarà importante capire se il primo gruppo parlamenta­re saremo noi o i 5Stelle. Io preferisco andare all’opposizion­e che allearmi con gli estremisti”, ha ribadito ieri.

La posizione espressa con amici e collabo- ratori è che il Pd può governare solo se è il primo gruppo. Per le ultime ore di campagna elettorale, Renzi punta sugli indecisi, che sono calcolati sul 20%. E prova ancora a esibire il voto utile, il male minore: “Credo che Di Maio stia puntando a un accordo con la Lega. E lo vorrei dire agli elettori del Sud: votate M5S e vi ritrovate i padani e chi vi insultava".

E poi, c’è l’ipotesi che il Pd vada malissimo. A quel punto, anche chi gli è vicino, non è così convinto che Renzi non si dimetterà anche da segretario. Non fosse altro perché se non lo fa lui, saranno gli altri a tirarlo giù. Per fare che? Renzi ha di nuovo smentito l’ipotesi di farsi un partito alla Macron: "Io credo ai partiti. Il Pd ha mille difficoltà ma si discute e si vota”. Si vedrà. Il 5 marzo sarà tutta un’altra stagione.

Intanto, Gentiloni ha ricevuto anche l’endor- sement dell’Economist. Tanto per chiarire quali sono i pesi in campo: da ricordare, però, che questo tipo di “apprezzame­nti” non hanno portato molto bene in passato. A partire da Hillary Clinton. Ciliegina sulla torta, persino Denis Verdini, giovedì sera a Piazza pulita ha rimprovera­to il segretario, in extremis, per non averlo ricandidat­o.

Intanto, ieri il Pd ha chiuso la sua campagna elettorale in ordine sparso. Tante piccole iniziative. Anche una certa disorganiz­zazione. E un’aria, in generale, di smobilitaz­ione. Renzi ha dovuto ripiegare sull’Obihall, a Firenze. Al chiuso. Era partito da piazzale Michelange­lo, ma fa troppo freddo. E poi, meglio non sfidare la sorte: non è più il tempo di piazze piene. Per cambiare, il comizio non si fa sul palco, ma al centro della sala.

 ??  ??
 ?? Ansa ?? Insieme per forza Matteo Renzi, segretario del Pd e Paolo Gentiloni, premier in carica
Ansa Insieme per forza Matteo Renzi, segretario del Pd e Paolo Gentiloni, premier in carica

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy