Crocifisso con corona di spine: il sindaco indagato per appropriazione indebita
L’UFFICIALE DEI CARABINIERI ha bussato al suo ufficio a mezzogiorno di ieri. Per notificare al sindaco di Marcianise (Caserta) Antonello Velardi un avviso di garanzia per un’accusa che a occhio non dovrebbe avere molti precedenti o casi analoghi: appropriazione indebita della corona di spine completamente d’oro massiccio che adorna il capo del Crocifisso di Marcianise ogni cinque anni, quando l’opera di Giacomo Colombo viene portata in processione per essere celebrata nel ricordo di quando, secondo i fedeli e la tradizione locale, protesse la città da una terribile siccità. La notizia dell’avviso era di dominio pubblico da ore, apriva l’edizione di Cronache di Caserta. Il sindaco è stato convocato per lunedì dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. In questa sede fornirà le spiegazioni del caso.
L’INDAGINE è la conseguenza di un contenzioso avviato dal prete della Parrocchia di San Michele Arcangelo, che in precedenza custodiva il simbolo religioso. Un don Camillo contro Peppone combattuto non a sganassoni, ma tra carte bollate. Va subito chiarito che Velardi non è accusato di essersi intrufolato nottetempo in Chiesa per rubare il gioiello e portarselo a casa, e che l’iscrizione nel registro degli indagati è la conseguenza di fatti e vicende avvenuti nella massima trasparenza. Il sindaco custodisce la corona di spine in una scatola di velluto rosso chiusa nella cassaforte del comando della polizia municipale di Marcianise per averla ricevuta, in qualità di capo dell’amministrazione comunale, da Raffaele Salzillo, già presidente del comitato festeggiamenti del Crocifisso e componente del consiglio affari economici del Duomo di Marcianise. Nelle scorse settimane Salzillo sarebbe stato sollevato dai suoi incarichi e pregato dal prete di restituire gli arredi del crocifisso. Salzillo era in possesso anche della corona d’oro e qui le versioni divergono. Secondo una versione, la corona sarebbe stata sempre custodita dal Municipio di Marcianise, che la presterebbe solo in occasione della processione quinquiennale, e l’uomo ne era in possesso perché dopo l’ultima celebrazione il comando dei vigili era impossibilitato a tenersela perché era in corso un trasferimento e mancava la cassaforte. Secondo l’altra versione, sostenuta dall’avvocato del prete, don Paolo dello Stritto, la corona è di proprietà della Parrocchia. In ossequio alla prima versione, Salzillo l’ha consegnata ai vigili urbani che l’hanno fotografata, refertata e inserita in cassaforte, come documentato da una relazione di servizio. Velardi ha voluto essere presente al momento della custodia. E ha postato la foto del gioiello e le sue emozioni su Facebook. Rendendo ‘pubblica’ la storia, il sindaco ne ha subito le conseguenze: una telefonata di don Paolo e una successiva diffida legale per farsi restituire ‘ad horas’ il gioiello. Velardi ha risposto chiedendo dove risulta che la corona d’oro sia della Parrocchia e non del Comune. Rifiutandosi di adempiere fino a quando non sarà esibita documentazione sul punto. Si è fatto vivo anche il vescovo. Ma il monile è rimasto in cassaforte. Ora spetterà ai magistrati chiarire chi ha ragione e chi ha torto.