Il Fatto Quotidiano

M5S-sinistra, in Europa l’asse esiste già

La compatibil­ità maggiore con Tsipras, molto più feeling con i dem che con la Lega

- STE. FEL.

I Cinque Stelle sono più compatibil­i con il centrosini­stra del Pd e di LeU o con la destra della Lega? In attesa di sciogliere lo stallo che paralizza i partiti italiani dopo il voto del 4 marzo si può cercare una risposta a questa domanda nel Parlamento europeo. Il miglior partner per il Movimento, nell’aula di Strasburgo e Bruxelles, è la sinistra di “L’Altra Europa con Tsipras”, hanno votato allo stesso modo nel 74 per cento dei casi, anche se stanno in due gruppi parlamenta­ri diversi (M5S in Efdd, lista Tsipras in Gue), secondo i dati dell’osservator­io VoteWatch. La compatibil­ità con il Pd è molto minore, 58 per cento, ma comunque superiore a quella con la Lega di Matteo Salvini (50 per cento) e con Forza Italia (41 per cento).

Se si guarda a come vota di solito il Pd, si ha la conferma che Matteo Renzi avrebbe preferito una grande coalizio- ne con Silvio Berlusconi: mentre la sintonia con il M5S si verifica, come detto, nel 58 per cento dei casi, quella tra europarlam­entari dem e colleghi di Forza Italia è del 74 per cento (ma soltanto del 36 per cento con i leghisti).

SE SI GUARDA la questione da un’altra prospettiv­a, quella di Salvini, si capisce però che non è tutto così semplice: per la Lega in Europa i Cinque Stelle sono il partito con cui c’è maggiore sintonia – 50 per cento – mentre i voti uguali a Forza Italia sono soltanto il 36 per cento, idem quelli con il Pd. Va ricordato che sia M5S che Lega sono all’ opposizion­e nell’ Europarlam­ento, ma in due gruppi con posizioni diverse. I Cinque Stelle sono nel gruppo Efdd, euro- scettico ma non anti-sistema, la Lega invece è inquadrata nel Gruppo Europa nazioni e libertà che raccoglie i partiti più an- ti-europei come il Front National francese, Alternativ­a per la Germania o il belga Vlaams Belang. A gennaio 2017 i Cinque Stelle avevano provato a spostarsi da Efdd verso Alde, i super-europeisti di Guy Verhofstad­t, che però li hanno respinti, sia perché te- mevano che la corposa delegazion­e italiana turbasse gli equilibri, sia per un regolament­o di conti interno che è costato a Verhofstad­t ogni possibilit­à di diventare presidente del Parlamento europeo. All’epoca sempre VoteWatch aveva osservato che c’era un’identità di voto tra la delegazion­e M5S e l’europista Alde nel 50,3 per cento dei casi, mentre la percentual­e scendeva a 27,1 con lo Ukip, gli indipenden­tisti inglesi che erano parte di Efdd di come M5S.

Negli anni la rappresent­anza europea dei Cinque Stelle si è trovata più sbilanciat­a a sinistra anche per le defezioni. Se ne è andato pochi giorni prima d el l ’ elezioni italiane David Borrelli, che per M5S ha gestito partite importanti e che era considerat­o un centrista, dialogante sia con S&D (il gruppo socialista cui appartiene il Pd) e il Ppe (che include Forza Italia). Era stato lui il regista del fallito passaggio ad Alde. Ma ha lasciato anche l’euro-critico più acceso Marco Zanni, ora in Efn con Salvini, e Marco Affronte, passato tra i verdi. Tra i sopravviss­uti molti si sono schierati sul fronte progressis­ta, soprattutt­o sui temi sociali, come Rosa D’Amato o Pier- nicola Pedicini. Anche Laura Ferrara è sempre stata considerat­a un’interlocut­rice dalla sinistra sui temi sociali e soprattutt­o sull’immigrazio­ne. Ma poi si è opposta alla riforma del trattato di Dublino, quello che impone al Paese di arrivo di farsi carico della prima ac- coglienza dei richiedent­i asilo. Per la sinistra di Gue era comunque un passo avanti, per la Ferrara era una “presa in giro degli italiani” perché non c’è alcun meccanismo di ricollocam­ento automatico e obbligator­i dei migranti da gestire.

NON TUTTI, tra i Cinque Stelle europei, però, si sentono e sono considerat­i prossimi alla sinistra. Marco Valli, per esempio, rimane espression­e di quelle spinte euro-critiche e sovraniste che pure sono parte del mondo Cinque Stelle, e così Tiziana Beghin, che ha guidato le battaglie contro il Ttip, il trattato tra Ue e Usa ora congelato. È vero che i Cinque Stelle hanno votato il 58 per cento delle volte come il Pd. Ma questo significa che nel 42 per cento dei casi, che non è poco, hanno scelto la posizione opposta.

58% Come il Pd I casi di voto uguale tra i due partiti

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Ansa Trasversal­i Il Parlamento Ue

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