Il Fatto Quotidiano

Olimpiadi Torino e Roma, due realtà diverse e il terzo incomodo: le Dolomiti

- ENZA FERRO MICHELE (LETTORE PIEMONTESE) ANTONIO MALDERA FERRUCCIO SANSA GIANLUCA BELTRAME UFF. STAMPA STRISCIA LA NOTIZIA FD’E

È giusto che un giornale indipenden­te come il vostro dia la parola sia a Montanari, col quale sinceramen­te mi trovo più in sintonia, che a Buttafuoco. Ma per comprender­e il vero significat­o del voto del 4 marzo e di tutte le sue conseguenz­e, alla fine scelgo la bellissima intervista di Silvia Truzzi a Zagrebelsk­y.

Alla luce di quella, altre consideraz­ioni, anche se interessan­ti e legittime, appaiono inevitabil­mente un po’ troppo “di parte”.

Le oligarchie contro le quali si sono espressi i cittadini possono essere di destra quanto di sinistra, è bene averlo chiarito, e anche quali sono i veri rischi per la democrazia.

Da persona di sinistra, devo ammettere che la mia generazion­e è stata fin troppo ideologizz­ata, Gaber con grande ironia ci ha suggerito i limiti di tutto questo: cos’è la destra, cos’è la sinistra. Ora moltissimi elettori hanno dimostrato di preferire un movimento “trasversal­e”, i cui temi in parte possono essere considerat­i comuni. Finora c’era sembrato che potessero essere comuni solo gl’interessi personali o quelli degli amici, non certo i temi. Forse la politica andrà intesa in modo più “moderno” come partecipaz­ione critica, non più “fede” né “speranza”. Neanche “carità”, naturalmen­te.

È il momento di passare dagli inciuci agli accordi

Dopo la straordina­ria affermazio­ne del “No” al referendum del 4 dicembre 2016, i risultati delle elezioni del 4 marzo rappresent­ano un’altra vittoria raggiunta anche con il contributo del Fatto , che, pur non dando indicazion­i di voto per un singolo partito, si è schierato fermamente contro ogni ipotesi di inciucio “renzusconi­sta”. Vittorie che in entrambi i casi hanno dimostrato come il Fatto , più che un giornale, sia una comunità di persone; obiettivi ottenuti con il quotidiano cartaceo, con il sito, DOVE ANDRANNO I CINQUE STELLE? Visto che sulle Olimpiadi invernali i pentastell­ati hanno fatto un voltafacci­a, cosa esclude che – una volta insediati al governo – non ne facciano un altro dichiarand­osi favorevoli al Tav? GENTILE MICHELE, governare significa anche dimostrare la serietà delle proprie promesse. Ora tocca al M5S che amministra Torino e forse avrà la guida del Paese. Vedremo se agli impegni presi seguiranno i fatti. Certo, governare è più complesso che fare opposizion­e. Lo si è visto, per esempio, nella vicenda dello stadio della Roma dove l’amministra­zione di Virginia Raggi ha adottato una soluzione di compromess­o. Ora siamo alla prova delle Olimpiadi invernali del 2026. A novembre la sindaca Chiara Appendino aveva smentito l’esistenza di un dossier sui Giochi. Oggi spunta una candidatur­a che per qualcuno contraddic­e impegni e valori del M5S che si spacca.

Perché a Roma il Movimento ha detto “no” alle Olimpiadi e a Torino si schiera per il “sì”? Prima di giudicare se i Cinque Stelle si stiano comportand­o in modo contraddit­torio bisogna anche valutare le due candidatur­e. I Giochi di Roma ruotavano intorno all’area di Tor Vergata e alla nuova Fiera, puntando al recupero di opere lontane tra loro. Progetti legati da un comune destino: incompiuti o mal funzionant­i. Il dossier rischiava di soddisfare prima di tutto gli interessi andati a male di grandi gruppi immobiliar­i cittadini (di qui il soprannome di “giochi del mattone”). Non solo: il bilancio della città difficilme­nte avrebbe retto l’impatto dei Giochi che costano mediamente il 179% di quanto previsto. con i libri e gli spettacoli che hanno attraversa­to l’Italia in lungo e in largo e, nel nostro piccolo, anche con le mail di noi lettori. Ora dobbiamo continuare a vigilare affinché vengano sventati i tentativi (come quelli di cui scrivete) di vanificare il voto con improbabil­i ammucchiat­e.

È il momento di passare, con nuovi protagonis­ti, dalla stagione degli inciuci a quella degli accordi onesti. A Torino esistono già le strutture dei Giochi del 2006, un patrimonio da 1,86 miliardi. E si può già contare su metropolit­ane, strade e aeroporti. Un’Olimpiade low cost, si dice, ma non gratis: costerebbe comunque 2 miliardi (uno arriverebb­e dal Comitato Olimpico). Circa 170 milioni servirebbe­ro per recuperare le strutture vecchie di appena dieci anni.

La scelta del M5S è furbesca e incoerente? Ai cittadini l’ardua sentenza. La partita delle Olimpiadi invernali in Italia è diventata più politica che sciistica: da una parte Torino sponsorizz­ata dai Cinque Stelle. Dall’altra Milano (Coni, Pd, Lega). Adesso arrivano le Dolomiti. Ma c’è un dettaglio: hanno le montagne. Capisco che l’attenzione sia attualment­e tutta sulla formazione di un nuovo governo e sulle difficoltà che si hanno nel cercare di mettere insieme una maggioranz­a. Tuttavia mi preme ricordare che attraverso il voto gli italiani hanno voluto dire un bel no grazie alle false promesse, e tra queste a pieno titolo non vi sono solo le mancate riduzioni di imposte e balzelli ma la promessa di una abolizione di E- quitalia che si è trasformat­a cambiando nome e acquisendo ancora più poteri, portando al completame­nto di quello stato di polizia fiscale nel quale tutti sono evasori quindi polli da spennare senza alcun limite. Vorrei che fosse ben chiaro un concetto. Gli stipendiat­i d’oro del ministero delle Finanze non eletti da nessuno e piazzati dalla vecchia nomenklatu­ra, spesso con incarichi illegittim­i, che tanti danni hanno fatto finora, sono appena stati licenziati e delegit- Caro Gianluca Beltrame, le veline e il velinismo sono al centro di un’antica crociata semantica che conducete da anni, da quando sulla scena politica (e non solo) hanno fatto irruzione gli scandali a luci rosse del vostro editore storico. Di conseguenz­a prendo ancora una volta atto della strenua difesa del vostro copyright su veline e velinismo ma vi sottopongo una riflession­e. Questa: il termine veline è ormai diventato di larghissim­o uso e consumo. C’è perfino la voce “velinismo” nell’autorevoli­ssima Treccani (la mia testa, e aggiungere­i anche la vostra, sotto i piedi della Treccani). Che senso ha, allora, tentare di arginare con lo scoglio del vostro copyright il mare delle citazioni? Per voi, tutta questa orgia di velinismo, dovrebbe essere una soddisfazi­one.

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LaPresse/Ansa Chiara Appendino e Virginia Raggi
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Le sindache

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