“Basta considerarci disabili. Voglio fare il capo di Sky Sport”
L’atleta paralimpica ai ragazzi: “Non ci trattate come se ci potessimo rompere da un momento all’altro”
Applausi e risate, tutti per Beatrice Vio. A Tempo di Libri, la fiera dell’editoria milanese, davanti a più di 250 ragazzi (e non solo), la schermitrice e campionessa paralimpica e mondiale in carica di fioretto individuale non ha smesso di parlare un attimo. Nonostante avesse una piccola paura: “Ieri ho gareggiato e ho urlato al concerto di Jovanotti. Ho paura che mi smonti la mascella”. A cinque anni sognava di andare alle Olimpiadi, a undici è stata colpita dalla meningite, subendo l’amputazione delle braccia sotto il gomito e delle gambe sotto il ginocchio. Ma dopo 104 giorni di ospedale “sono ritornata più forte”, vincendo due medaglie alle Paralimpiadi di Rio 2016 e il Mondiale nel 2015. Dal palco annuncia l’ottava edizione dei Giochi Senza Frontiere (Stadio dei Marmi, Roma - 14 giugno) e presentando il suo secondo libro, Se sembra impossibile allora si può fare (Rizzoli, pp. 272 euro 15), invita tutti al politicamente scorretto: “Basta trattare i disabili da diversi, dovete essere sciallie sorridere”. Ventun anni appena compiuti, originaria di Venezia, Bebe Vio è uno dei volti social più noti “e gli haters non mi fanno paura”. Nel settembre 2016 ha posato per la fotografa Anne Geddes per una campagna a favore della vaccinazione contro la meningite e di recente ha affermato “sarebbe bastato vaccinarmi per non ammalarmi di meningite. Non sono un medico ma consiglio a tutti di farlo, non solo ai bambini”. Oggi vive a Roma, adora Francesco Totti ed è una fan dei selfie: “Era illegale con Obama alla Casa Bianca ma tanto non gli potevano più rinnovare il contratto, giusto?”.
Bebe, qual è stata la richiesta più assurda che le hanno fatto?
Una bambina mi ha detto, ‘non ci credo che non hai le gambe’. Ho cercato di spiegare, poi ne ho staccata una e gliel’ho data in mano. E lei, ‘ok ci credo, adesso fammi vedere l’altra’.
Ha presentato il suo secondo libro. Leggere è una passione?
Non sono una grande lettrice, ma il mio preferito è Open, la storia di Andre Agassi. A 21 anni ho già fatto due libri (l’esordio con Mi hanno regalato un sogno – Rizzoli, 2015) adesso basta. Il prossimo sarà un libro di barzellette, come Totti.
Le piace?
Lo amo! Come tutti. C’è solo un capitano (e le scappa il coretto da stadio, ndr)
Cosa le dà più fastidio? Venir trattata da disabile, come se fossi una persona diversa. Quando vedete una persona con un handicap fatele un sorriso, una battuta di cuore, senza paura di sbagliare. Avere troppa cura, troppo rispetto, è molto peggio, fidatevi. Non ci trattate come se ci potessimo rompere da un momento all’altro.
Com’è la sua vita? Vivo a Roma, frequento l’università americana, studio comunicazione e mi alleno come una matta con la polisportiva della Polizia. E dopo, la sera, finalmente esco e vado in giro per locali. Invito tutti i ragazzi ad andare a scoprire il mondo.
Fa anche della pubblicità. Sì, è vero. Sono una sportiva e faccio uno sport considerato minore, per questo servono gli sponsor. Ma credono in me e nelle mie battaglie e ciascuno, per contratto, deve fare delle donazioni all’ass ociazione Art4Sport Onlus, presieduta da mia madre. Mi piace combattere nelle cose in cui credo, so che se parlo la gente magari mi ascolta e ciò mi rende fiera.
Le piace la celebrità?
Non è sempre bellissimo. Magari salti le file nei locali e ti offrono da bere. Fra l’altro sono disabile e anche poliziotta, quindi ho il triplo del potere. Ma devi rinunciare a un po’di vita privata. Non mi piace l’essere famosa, piuttosto aver la consapevolezza che posso portare avanti dei messaggi con il mio volto.
Ci racconta la storia del selfie con Obama? Era illegale. Obama non può farne, non può nemmeno guidare. Per entrare alla casa Bianca abbiamo fatto due ore di controlli: Paolo Sorrentino non ha potuto portare le sigarette e Giorgio Armani era esausto. Doveva essere una cena intima ma eravamo 250 persone a cena e i camerieri erano dei servizi segreti. Quando sono arrivata da Obama ero talmente nervosa che gli ho detto ‘ehi, bella location’. Mi ha detto che era impossibile fare la foto e io ho risposto: ‘Mr. President, non conosco la parola impossibile’.
E con Trump lo farebbe? No!
È felice?
Ho vinto l’oro al Mondiale e ho portato la fiaccola olimpica più un casino di altre cose. Lo ammetto: la mia vita è una figata. Non ho mai smesso di sognare e da grande voglio essere il capo di Sky Sport.
Quando sono arrivata da Obama ero talmente nervosa che gli ho detto: ‘Ehi, bella location’. Un selfie con Trump? Mai