Il Fatto Quotidiano

“Velina” alla gogna per gioco

Un audio erotico attribuito a Mikaela Neaze Silva

- » SELVAGGIA LUCARELLI

Il web partorisce mostri di continuo e ormai mi stupisco di rado, ma ogni tanto, qua e là, ci sono vicende che riescono ancora a tramortirm­i per la miseria umana che lasciano intraveder­e. Sentite questa storia e capirete come è facile che possa riaccadere un altro caso Cantone. Un paio di anni fa circa, sui cellulari di un po’ di persone, cominciano a girare alcuni file audio provenient­i da note vocali di WhatsApp in cui una ragazza parla con un certo Nic. Gli si rivolge a più riprese per raccontarg­li le sue gesta in discoteca qualche sera prima. Le gesta sono piuttosto inenarrabi­li. Pure per una persona di ampie vedute come me, il contenuto era un po’ forte.

Il web partorisce mostri di continuo e ormai mi stupisco di rado, ma ogni tanto, qua e là, ci sono vicende che riescono ancora a tramortirm­i per la miseria umana che lasciano intraveder­e. Sentite questa storia e capirete come è facile che possa riaccadere un altro caso Cantone. Un paio di anni fa circa, sui cellulari di un po’ di persone, cominciano a girare alcuni file audio provenient­i da note vocali di WhatsApp in cui una ragazza parla con un certo Nic. Gli si rivolge a più riprese per raccontarg­li le sue gesta in discoteca qualche sera prima. Le gesta sono piuttosto inenarrabi­li.

La tizia, con un evidente accento milanese e un alto tasso di esaltazion­e, narra di orge con calciatori noti in famosi hotel meneghini, descrive rapporti sessuali lesbo ed etero nei bagni dell’Hollywood con utilizzo di bottiglie e oggetti vari, bestemmia ripetutame­nte, esprime giudizi dettagliat­i su durata e qualità delle performanc­e sessuali di alcuni personaggi e infine afferma di drogarsi pesantemen­te. Insomma, pure per una persona di ampie vedute come me, il contenuto era un po’ forte.

CHI FOSSE LA RAGAZZA era un mistero, ma siccome sul web arriva puntualmen­te qualcuno che non resiste all’idea di infangare la reputazion­e di una donna e possibilme­nte di rovinarle la vita, il file comincia a girare anche su vari gruppi Facebook associato a nomi vari e del tutto casuali di ragazza famose. La cosa, per fortuna, rimane circoscrit­ta ad alcune aree del web e dopo un po’ viene fuori il nome della vera mittente di quei messaggi, ovvero una barista che lavora a Milano. Il fatto che la tizia sia stata sputtanata dal suo a-

IL FILE ALL’ORIGINE DELLA VICENDA

Un certo “Nic” diffonde le confidenze private dell’amica e queste rimbalzano per mesi in Rete

DOPO 100.000 VISUALIZZA­ZIONI

La ragazza di Mediaset si trova coperta di insulti, l’autore del post dice solo: “Se ho sbagliato mi scuso”

mico gentiluomo Nic resta un qualcosa senza risvolti legali, pare, e la storia finisce lì, apparentem­ente destinata a esaurirsi. E invece, sotto il periodo delle elezioni, guarda caso, quei file audio ricicciano fuori, e indovinate associati a quale showgirl questa volta? Alla bella velina di colore Mikaela Neaze Silva. Un file con la sua foto e la frase “Sentite cosa dice la velina di Striscia!”.

Mikaela lo viene a sapere perché le cominciano ad ar- rivare frasi razziste condite dal solito tema “puttana” e indaga sul perché. Cade dalle nuvole. Immaginate una ragazza di poco più di 20 anni, tra l’altro mediaticam­ente esposta, a cui da un giorno all’altro attribuisc­ono frasi come “Mi sono infilata una bottiglia intera, tra un po’me la dovranno ricucire!” e via dicendo.

A QUEL PUNTOStris­cia la notiziadec­ide di supportarl­a legalmente e scatta una denuncia contro ignoti presso la polizia postale per diffamazio­ne e reati accessori. Mikaela rilascia un’intervista in radio, spiega che questa cosa la fa soffrire ma che comunque lei è forte, è supportata da tante persone, ma si domanda come possa affrontare una cosa simile una ragazza qualunque, senza reti di protezione, magari sprovvista di una corazza sufficient­e a reggere la vergogna.

I primi del mese finiscono le elezioni, ancora una volta la faccenda sembra scemare (sebbene sia ormai finita sulla scrivania di un commissari­ato) e invece questa domenica, una pagina web con migliaia di iscritti, pubblica il file audio con la foto delle due veline davanti al bancone di Striscia (in modo che si potesse pensare sia all’una che all’altra) e scrive “Ascoltate tutte le telefonate di questa velina… mi sa che ha preso più schizzi lei di uno scoglio!”. Nel giro di un paio di giorni il file viene condiviso da più di mille persone, ascoltato da 110 mila, commentato da migliaia di ragazzi e ragazze che sghignazza­no, insultano, taggano l’amico e l’amica per richiamare l’attenzione di più gente possibile, radunano il branco. Sì, qualcuno prova sommessame­nte a spiegare che la storia è fake, ma c’è pure qualcuno che in segno di grande rispetto per le veline citate svela il nome e il cognome della vera ragazza degli audio, come a dire, “Vabbè, tanto quella è una zoccola, che male c’è a fare il suo nome pure se erano audio privati e inviati a un amico?”. Insomma, uno schifo inarrestab­ile.

IN TUTTO CIÒ, il gestore della pagina se la gode per i clic e i visitatori. Appena scopro la faccenda, dopo aver segnalato tutto a Striscia la notizia, scrivo al gestore della pagina (la sua identità era facilmente rintraccia­bile accedendo alle informazio­ni di dominio del sito associato alla pagina Facebook) e gli chiedo se si rende conto di quello che sta facendo. Lui, serafico, dice che non aveva verificato “la veridicità della fonte e che al limite se ha sbagliato, chiederà scusa”. Chiederà scusa, capito? Non ha verificato, capito?

Ora, a parte il non verificare rischiando di mettere in mezzo una ragazza anziché un’altra (cosa che tra l’altro è avvenuta), il genio non ha capito che il problema non era di chi fosse quella voce, ma il fatto che quella voce fosse una conversazi­one privata via cellulare e che fosse finita sul web per sputtanare una ragazza. Non ha capito (o meglio, capisce, ma gli conviene far finta di non capire) che questo meccanismo inizia come un fiocco di neve per poi diventare una valanga inarrestab­ile di scherno, odio, vergogna. Non ha capito, nonostante Tiziana Cantone e molti ragazzini si siano ammazzati per la crudeltà del web, che questo è esattament­e l’incipit delle tragedie 2.0. Sentirsi accerchiat­i, mortificat­i, impotenti e infine marchiati perché Mikaela potrà continuare a difendersi, a denunciare e a urlare come è giusto che faccia, però quel fetore del web che se la ride alle sue spalle, un po’ se lo sentirà sempre addosso. Anche quando la vedrete sorridente sul bancone di Striscia e sembrerà che la sua vita sia semplice come uno stacchetto.

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 ?? LaPresse ?? La vittima Nonostante la denuncia presentata da “Striscia” a nome di Mikaela, il file audio è ancora in Rete
LaPresse La vittima Nonostante la denuncia presentata da “Striscia” a nome di Mikaela, il file audio è ancora in Rete
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