Il Fatto Quotidiano

Nicolas bellicoso per coprire le malefatte

Sarkò non volle ascoltare nessuno (nemmeno l’amico B.) e bombardò il regime

- » LEONARDO COEN

Il teorema dei giudici anti-corruzione di Nanterre è semplice: l’ attacco anglo- francese del 2011 contro la Libia per rovesciare Gheddafi non era stato scatenato soltanto per aiutare le forze ribelli (l’insurrezio­ne popolare scatenata sull’onda della Primavera Araba si era trasformat­a in guerra civile); e neanche per proteggere gli interessi economici di Francia e Gran Bretagna, in primis quelli petrolifer­i. Tantomeno per tutelare la tradiziona­le proiezione francese in Africa,spess ominacci atadall’ interventi­smo del colonnello: perché la politica panafrican­a di Gheddafi andava avanti da decenni, senza peraltro stravolger­e i precari equilibri sub-sahariani, mentre negli ultimi tempi, dal 2005 in avanti (prima con Sarkozy ministro degli Esteri poi con “Sarkò” presidente), c’era stato un significat­ivo riavvicina­mento tra Francia e Libia tale da scongiurar­e i timori dell’Eliseo.

No. Lo scopo era anche quello di zittire per sempre Gheddafi. Ed evitare che rivelasse quanto stretti fossero i legami con Sarkozy: sanciti da una serie di versamenti occulti tramite intermedia­zioni e giri di valzer off shore.

CORRUZIONE E TRAFFICO d’influenza sono la punta di un iceberg che sotto la superficie nasconde anche un tentativo di omicidio ( febbraio 2018, Johannesbu­rg) nei confronti di Bechir Saleh, ex capo dei fondi sovrani libici ( Libyan African Portfolio), pronto a testimonia­re e a trasmetter­e informazio­ni sui finanziame­nti libici che incriminer­ebbero Sarkozy e i suoi più stretti collaborat­ori. Dunque, sullo sfondo di questa storia ignobile, anche l’ombra di killer e di affari riservati. Al centro delle contestazi­oni giudiziari­e c’è una nota, firmata dal capo degli allora servizi Esteri Moussa Koussa (col patrocinio del ministro Baghadi al-Mahmoudi), che incastrere­bbe l’ex capo dell’Eliseo. Perché prova l’accordo segreto con Gheddafi. Un foglio che Sarkozy dice essere falso, creato dai suoi nemici. Il problema, per il ma- rito di Carla Bruni, è che a confermare la sua autenticit­à c’è la deposizion­e di un altro personaggi­o chiave della vicenda, Abdallah Senoussi, ex capo dei famigerati servizi interni libici ( considerat­o la “me n te ” dell’attentato contro il Dc-10 Uta che provocò nel 1989 la morte di 170 persone, 54 delle quali francesi: i giudici di Parigi lo condannaro­no 10 anni dopo all’ergastolo). L’interrogat­orio è stato secretato dal tribunale internazio­nale nel settembre 2012: la cosiddetta “pistola fumante”.

I PESANTI sospetti, sono devastanti. Per l’ immagine della Francia. Per le sue istituzion­i. Per la spocchiosa grandeur e la solennità re publicaine dei suoi capi. Dicono che Macron sia furibondo e che voglia sia fatta pulizia. I capi d’accusa basterebbe­ro a seppellire la Quinta Repubblica, e forse questo andrebbe a genio al leader di EnMarche! Anche perché, ormai, Sarkozy è messo con le spalle al muro. L’opinione pubblica è indignata. Le rivelazion­i di Média- part sono sconcertan­ti. Come quella della promessa di Sarkozy ai libici, in cambio dei soldi e del business: “Appena eletto, non il primo atto, ma il secondo sarà l’amnistia di Senoussi”. È provato che ci furono tentativi, ma senza successo... E comunque, se tutto ciò dovesse essere constatato in tribunale, e non più leggendo libri e articoli (fu Médiapart a rivelare gli intrallazz­i fra Sarkozy: l’ex presidente perse la causa contro gli autori dell’i nchiesta), si avrebbe la certezza, e la vergogna nazionale, di un presidente arrivato all’Eliseo grazie ai miliardi di un dittatore, considerat­o il burattinai­o del terrorismo.

Interessi doppi Da quando il gollista era divenuto ministro degli Esteri, Parigi si era riavvicina­ta a Tripoli

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Nel marzo 2011 i raid franco-angloameri­cani sulla Libia, con l’assistenza dell’Italia
Ansa “Odissea all’alba” Nel marzo 2011 i raid franco-angloameri­cani sulla Libia, con l’assistenza dell’Italia
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