E ora una legge elettorale scelta da noi cittadini
Non c’è due senza tre. Dopo due leggi elettorali dichiarate incostituzionali, anche il Rosatellum sembra destinato a essere cestinato al primo utilizzo. Ai valzer che sempre circondano la formazione di un nuovo governo se ne aggiunge quindi un altro: il percorso per riformare la legge elettorale. Un’ iniziativa considerata tanto più urgente quanto più probabile si reputa il ritorno anticipato alle urne. I due non-vincitori delle elezioni (questo dobbiamo tornare a impararlo: in un sistema proporzionale non esistono vincitori assoluti) hanno già aperto le danze, ipotizzando un premio di maggioranza che permetta alle due forze di giocarsi il tutto per tutto in una tornata maggioritaria.
Ma siamo proprio sicuri di volere l’ennesima legge elettorale usa-e-getta confezionata a beneficio del vincitore di turno? Il Porcellum fu ideato dalla coalizione di Silvio Berlusconi per sabotare la prevedibile vittoria di Romano Prodi. L’Italicum fu figlio della superbia scaturita dal 40% ottenuto dal Pd alle Europee del 2014. Il Rosatellum formava parte di una strategia politica di Matteo Renzi così sottile da risultare suicida. È proprio necessario continuare su questa strada?
In realtà non lo è. Da diversi anni oramai molti Paesi stanno portando avanti iniziative importanti di partecipazione cittadina, anche in ambito elettorale. Il concetto è semplice: laddove i partiti sono più a rischio di confondere i propri interessi di bottega con gli interessi della cittadinanza, è auspicabile che quest’ultima prenda parte diretta alle deliberazioni.
IL MECCANISMO dell’ Assemblea cittadina è stato sperimentato in Canada nel 2004 e nel 2007 per la ridefinizione della legge elettorale di due Stati regionali. Centinaia di cittadini sono stati estratti a sorte e inseriti in un programma di formazione e deliberazione. Dopo mesi di studio, discussione, confronto con le parti sociali e politiche e consultazioni con esperti e costituzionalisti, una proposta di legge elettorale è stata deliberata e presentata a referendum confermativo. In Europa è stata l’Olanda a fare da apripista. Un’Assemblea cittadina è stata organizzata nel 2008 – il Burgerforum – per proporre cambiamenti alla legge elettorale del Paese. È l’Irlanda a portare l’esperienza più significativa. Fra il 2012 e il 2014 un’Assemblea composta per due terzi da cittadini estratti a sorte e per un terzo da parlamentari, ha avanzato nientedimeno che un progetto di riforma costituzionale. La storica approvazione, nel 2015, della piena parità fra matrimonio eterosessuale e omosessuale deriva precisamente dai lavori di questa Assemblea.
E da noi? L’Italia è, in realtà, all’avanguardia nel coinvolgimento cittadino a livello locale: dalle esperienze del bilancio partecipativo toscano al coinvolgimento dei residenti nei progetti di rigenerazione urbana a Napoli o Messina. Perché non nominare ora un’Assemblea cittadina con il compito di riformare la legge elettorale? Questa Assemblea potrebbe essere composta per un terzo da cittadini estratti a sorte, per un terzo da rappresentanti parlamentari e per un terzo da rappresentanti degli enti locali. Gestirebbe un percorso di consultazione e deliberazione, arrivando a definire una nuova proposta di legge elettorale da presentare in un referendum confermativo. Se è vero che la fase che si sta aprendo rappresenta l’inizio di una Terza Repubblica, sarebbe forse opportuno non ricadere subito nei balletti stanchi del passato. E, per una buona volta, produrre una legge elettorale fatta da e per gli italiani, e non da e per il vincitore di turno.
* co-fondatore del Diem25 con Yanis Varoufakis